Cera una volta una casa
di Gianluigi Pelizzari

E' dedicata all'edizlizia urbana la lettera di Gianluigi Pelizzari. C'č una vecchia casa che racconta di se stessa, della sua fiducia negli uomini. E della sua fine


Chi per (perdi) tempo e voglia si trovi ad interrogarsi sul perché anche  le case possono morire, terminare la loro esistenza, pur potendo ancora dare il calore del loro camino, perché  ancora vitali e, magari dopo un po’ di makeup, continuare la loro leggendaria esistenza, può leggere queste poche righe per domandarsi e capire da che parte sta.
Dalla loro perché è generoso e socievole, o dalla sua perché è chiuso ed egoista ed ha il cuore di pietra.
 
Non è la storia di una nobile costruzione né aristocratica né blasonata ma signorile ed ancora elegante, con la faccia pulita, segnata da qualche ruga e che attenta per secoli ha scrutato il corso.

Da tempo era rimasta sola, come capita quando le vicende della vita disuniscono, così si è offerta senza chiedere amore, sperando di ricevere almeno compagnia.
Poi, questo aveva imparato, l’amore sarebbe arrivato.

Questa volta però, il sospetto che fosse diverso l’ha avuto presto perché il nuovo amante, incurante della sua solitudine, non si è mai presentato.
Comunque ha continuato ad attendere fiduciosa nel mondo degli uomini conosciuti e con cui aveva diviso il silenzio del tempo passato.

Poi sono entrati dentro di lei, l’hanno bendata per nasconderle la vista, lei non ha capito che la sua vita finiva quel giorno fino a quando è diventata un mucchio di polvere.

E’ una storia triste, ma sarebbe esagerato chiederne attenzione di questi tempi dove sono protagonisti fatti ben più rilevanti, e non varrebbe la pena ricordarla pensando ai mali dell’umanità; in fondo si tratta di una fine cruenta sì ma non di un cristiano e nemmeno di un suo fedele compagno.

La racconto però perché credo che questa crudeltà sia stata data con grande ingiustizia. Dunque il tema può essere interessante anche a chi non crede di darsi troppe passioni, ma è uomo retto e sincero.  

La comunità dei pensanti, infatti, da tempo aveva provveduto ad assicurare, a lei e tutte quelle come lei, ancora una lunga esistenza, scrivendo parole solenni che l’avevano convinta a vivere, anche se vecchia, giorni tranquilli.

Leggiamo dunque le sagge parole, trascurando le parti notarili, ma riportando letteralmente il contenuto che ne porta il senso delle regole (si chiama “Piano delle Regole”, il documento che le contiene)  che la comunità ha scritto e approvato per “ciò che ama e stima” di essere considerato tra i valori da conservare e tramandare. Regole poi firmate e controfirmate perchè aggiungano ai loro “patti di convivenza” .
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I Nuclei d’antica formazione
Il patrimonio immobiliare del Nucleo di antica formazione è stato oggetto di una analisi e conseguente progetto di tutela secondo un metodo e dei contenuti coincidenti con quanto specificato all’art. 10, comma 2 e 3 della L.R. 12/2005 e s.m.i. Tale operazione costituisce il Piano Particolareggiato per il centro storico già approvato dal C.C. con delibera n. 14 del 27/04/2004 e s.m.e.i.
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Si definisce come ambito dei Nuclei di antica formazione le parti di territorio interessate da insediamenti che rivestono carattere ed interesse storico, artistico e monumentale.
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Tali luoghi della memoria e dell’identità locale costituiscono complessi culturali ed ambientali in grado di assumere un ruolo di aggregazione nel sistema territoriale e comprendono strutture insediative tipicamente urbane e riconosciuta qualità architettonica, oltre che particolari valori sotto il profilo storico e urbanistico.

Essi rappresentano un'identità culturale da salvaguardare e promuovere, in quanto determinanti per la definizione di un luogo dell'abitare ricco di qualità ambientale e di relazioni sociali ed economiche (il grassetto è originale).

Nel Piano Particolareggiato per il centro storico pomposamente presentato dall’allora sindaco si prescrive (recito a memoria, ma con la certezza di interpretarne correttamente il senso, perché in questi giorni è difficile procurarsi il testo esatto, anche se l’hai richiesto e siedi in consiglio comunale): Nel centro storico sono vietate le demolizioni.

Be, il linguaggio è un po’ in politichese, ma non ci sono dubbi sul significato.
Quelle case che si allacciano in un lungo abbraccio, sono l’espressione figurata dell’aiuto reciproco che ha reso sopportabili le fatiche inflitte dal territorio.
Oltre a sostenersi e farsi compagnia, d’inverno si scaldano a vicenda e d’estate si fanno ombra.

Per questo, anche senza concentrarti, ti coglie una sensazione di piacere mentre dalla periferia raggiungi il centro e il luogo diventa man mano a tua misura. E più lo riconosci abitato da tempo,  più la fantasia si accende  portandoti a viaggiare stupito insieme ai tuoi padri.

“… la coscienza dei valori supremi ed insostituibili del patrimonio storico, archeologico, artistico e paesistico deve essere presente a ciascun cittadino, come elemento della sua educazione civica e come dovere umano, costituendo un impegno di condotta che è condizione essenziale perché le leggi di tutela e, in generale, l'azione pubblica in materia conseguano il loro fine …”. 

Sono le parole mai ritrattate della commissione parlamentare italiana di indagine sui beni culturali del  lontano 1967. E ancora, allargando l’orizzonte, questa è l’espressione contenuta nella Dichiarazione di Amsterdam del 1975 che definisce  il patrimonio architettonico dell'Europa  "insostituibile ... l'arricchimento della vita di tutti i popoli, nel presente e nel futuro".

E dunque non mi sento solo; ma sento anche le obiezioni sapienti che mi chiedono se accostare tanta attenzione ad una piccola casa non sia  esagerato.
A loro rispondo che ci si cura di ciò che si ama, di cui ci si sente parte e che si vuole condividere, contribuendo a farlo migliorare, rimediando ai suoi mali, correggendone le condizioni negative.

E allora dove sta il problema? E’ forse perché in ogni favola c’è il lupo cattivo? No, la realtà non appartiene al mondo della fantasia, ne è efficace e utile rappresentarla in contesti immaginari.

Quella a cui mi riferisco è fatta di persone navigate ed esperte abituate ad ottenere quello che vogliono studiando come si possono sorprendere le tribù pacifiche.
Inventando trappole e artifici dai quali non sono ancora in grado di difendersi. Qualche volta di nascosto si accordano con i capi.
Non sono amate, ma sono acclamate da chi non si fida piĂą della forza delle regole.

Hanno fatto domanda per ricostruirti, ed il tuo custode l’ha concessa raccomandando di “trattarti bene”. Hanno cominciato a parlar male, dicendo che eri “marcia dentro” ed invece avevi solo bisogno di cure.
L’hanno comunicato al  tuo custode che ha cominciato a sentirsi solo nel difenderti. Hai pensato di resistere in basso dove eri antica e robusta.
Tutto inutile, la tua fine loro l’avevano scritta da principio.

Ora al tuo posto c’e l’aria trasparente che ti copre come un velo pietoso, ma si sente di passaggio.
Gli hanno detto che è in arrivo una tua copia nuova fiammante, artificialmente invecchiata per continuare ad offenderti ad oltranza.

La storia sarebbe terminata, ma prima di chiudere, vuole riferire dei timori raccolti dalle altre case del borgo.
Dopo il fatto tutte si sentono piĂą deboli e indifese.

 
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