Il Santuario della Madonna del Visello
di Alfredo Bonomi

In un quieto bosco di quella parte della valle nota come la “Conca d’oro”, nel comune di Preseglie, un paese che ha avuto una storia amministrativa, economica ed umana di notevole spessore, sorge il santuario della “Madonna del Visello”.


L’ubicazione, solitaria quanto basta per suggerire meditazione spirituale e riflessioni filosofiche sulla condizione umana, sulle ombre e sulle luci della nostra esistenza, trova una sua giustificazione in una considerazione di carattere storico.
L’ampia superficie boscosa della zona ha avuto nei secoli passati un notevole ruolo economico sia per lo smercio della legna utilizzata per “far carbone” presente in abbondanza, sia per i frutti dati dalle piante e dal sottobosco, ed ancor più perché interessata da antiche miniere d’argento, le uniche in Valle Sabbia e tra le pochissime in Provincia, sfruttate sin dal medioevo, portatrici di speranze per una maggior estrazione del prezioso metallo.
 
Questo è bastato perché il Visello fosse già nel sec XV proprietà della danarosa e dinamica famiglia Montini, la stessa che, partendo dalla “culla famigliare” di Mura Savallo, si diramò in diverse ramificazioni sparse nel Bresciano acquistando un ruolo di prestigio sociale ed economico in città e dando alla Chiesa il grande Papa Paolo VI.
 
I “luoghi dello spirito”, e quindi anche quelli interessati dal culto della Vergine Maria, sono sempre calati in un adeguato contesto naturale, dove la bellezza diventa un volano per il fluire dei sentimenti.
Questa caratteristica vale anche per il santuario del Visello che richiama l’idea di una “riserva naturale” protetta, in un territorio interessato da una massiccia industrializzazione con una conseguente imperante urbanizzazione.

Secondo la tradizione la costruzione del santuario fu la conseguenza dell’apparizione della Madonna nel 1522 a certo Bonfadino di Dosso, che la vide luminosa e contornata da due sante.
È quindi da accompagnare alle tante apparizioni che hanno fatto del 1500 il secolo della “vicinanza mariana” ai fedeli.
La notizia del fatto miracoloso fece accorrere subito folle di fedeli ed in breve tempo, proprio grazie alla munificenza della famiglia Montini, si è approntata la chiesa per ricordare l’apparizione.
Sostanzialmente nel luglio del 1527 il santuario risultava già terminato nelle forma architettoniche che sono giunte a noi senza grandi alterazioni.
Interessantissimo è il fatto, unico in Valle Sabbia, del consolidarsi in questo santuario di due aspetti devozionali divini, rivolti però ambedue alla Vergine.
 
Da sempre al santuario è stata solennizzata la festa dell’Assunzione, che non fa riferimento all’apparizione tramandata dall’apparizione, ma alla presenza del gruppo ligneo della “Dormitio Virginis” che, prima del suo trasferimento nella splendida chiesa parrocchiale di Preseglie, era conservata nell’apposita cappella che potrebbe essere stata costruita all’atto stesso del sorgere del santuario.
Al simulacro ligneo della “Madonna dormiente”, posto in un urna dorata, fanno corona le statue lignee degli apostoli a grandezza quasi naturale, ad eccezione di S. Tommaso.
Queste sculture lignee, nel loro complesso, compongono una delle “Dormitio Virginis” più originali d’Italia, essendo rarissimi i casi di un gruppo così ben conservato.
 
Nella tradizione liturgica della Chiesa Orientale, prima dell’Assunzione, è sempre stata ricordata la “Dormitio” della Vergine, il momento nel quale Maria si abbandonò, cioè chiuse la sua vicenda terrena assistita dagli apostoli. Più che un atto di morte fu un sonno che pose fine ai suoi giorni, senza che l’ombra della consumazione potesse distruggere il corpo destinato ad essere assunto in cielo.
Nella Chiesa Occidentale, si è invece imposto il ricordo dell’Assunzione, diventata una delle “tappe liturgiche” più importanti, cioè la seconda sequenza del fatto; solo molto più tardi si è diffusa l’iconografia della “Madonna dormiente”, grazie all’intermediazione di Venezia venuta a contatto con le terre e le popolazioni d’Oriente e con la tradizione cristiana dell’Impero di Bisanzio.
 
La presenza al Visello di questa devozione, poco diffusa nel Bresciano, oltre a testimoniare lo stretto legame tra Preseglie e Venezia, la splendida “Dominante” della Serenissima Repubblica dove una folta schiera di presegliesi lavorava al porto, nel lazzaretto ed in altre occupazioni e professioni, sollecita la formulazione di una ipotesi affascinante e precisamente il consolidarsi nel santuario del Visello di due devozioni mariane, quella per la “Madonna dormiente” e quella per l’apparizione del 1522, nate quasi contemporaneamente.
 
È però probabile che la devozione per la “Dormitio Virginis” sia precedente al fatto miracoloso il quale avrebbe rinvigorito un culto già presente a Preseglie portatovi dai molti che a Venezia pensavano alla loro terra d’origine, testimoniando il loro attaccamento con corpose offerte che arricchirono di preziosi arredi liturgici la chiesa parrocchiale, come testimonia ancora oggi la bellissima croce d’argento cinquecentesca finemente cesellata.
 
A Preseglie si sarebbero così sovrapposti due aspetti diversi della devozione mariana: il primo, verso la “Dormitio”, collocato nella seconda metà del 1400. Il secondo, con l’apparizione, nei primi decenni del secolo successivo.
Così si spiegherebbe in modo logico la celebrazione della solennità dell’Assunta, legata al gruppo della “Dormitio Virginis” che richiama una credenza nata nei primi secoli della storia della Chiesa e si giustificherebbe anche la devozione riconducibile all’apparizione, ripresa in due tele conservate nel santuario.
 
Il gruppo ligneo è particolarmente importante nel contesto degli intagli lignei valligiani.
L’esecuzione della statua della “Madonna dormiente”, ragionevolmente, è da collocare nei primi anni del 1500. È un intaglio fine. Non è uscita da una bottega valligiana. La ricchezza dei tessuti, gli eleganti panneggi, la dolcezza e la nobiltà dei tratti del viso ne fanno un’espressione artistica proveniente da un ambiente colto, cittadino.
L’artefice è da ricercare a Venezia o nelle “Botteghe” della Terraferma che hanno seguito uno schema ben consolidato.
Le statue degli apostoli, più tarde, nella loro vivace espressività e nei tratti un po’ ingenui ma realistici, rimandano all’ingegno di un intagliatore locale.
 
La chiesa, con una sola navata e con tre altari, è ben composta nella sua semplicità. Le sue linee essenziali sembrano voler indicare al fedele il prezioso gruppo ligneo che era conservato nell’apposita cappella.
 
Molto suggestiva è la dimora del custode e del Cappellano. Ha la struttura e la poesia di un piccolo monastero dove si incontrano la tipologia abitativa, legata alle necessità della vita quotidiana, e l’essenzialità del raccoglimento spirituale.
Il santuario, oggi raggiungibile comodamente, è sempre stato isolato nonostante che don Gaetano Ognibene avesse proposto verso la metà del sec XIX di far costruire una strada tra Preseglie e Visello, in cambio di una sua nomina a rettore del santuario. Non essendosi verificata la condizione don Ognibene lasciava il suo notevole patrimonio ai poveri del paese e per la fondazione di una scuola popolare gratuita.
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I devoti alla Madonna del Visello sono sempre stati molti. Pietro Zani nei suoi “Diari” scrive che spesso gli studenti dell’ ”Istituto di Educazione” di Sabbio Chiese, attivo tra il 1826 e il 1859, nel giorno libero dalle lezioni venivano portati in gita al Visello.
Naturalmente Preseglie ha sempre primeggiato dedicando grandi solennità alla “sua” Madonna.
Memorabili sono state quelle del maggio del 1914 in occasione del restauro della statua della Madonna eseguita dalla bottega dei Poisa di Brescia.
 
Così ricorda quell’evento una pubblicazione: «Per riportare solennemente il simulacro al santuario vennero organizzate solenni feste che si celebrarono con grande pompa e divozione nei giorni 9, 10, 11 maggio 1914. Ben tre distinti oratori tennero relativi discorsi. Le sacre funzioni vennero condecorate da bravi musicisti e cantori. La Parrocchiale fu artisticamente addobbata; le vie del paese parate come mai si vide; le serate allegrate, da spettacoli pirotecnici. La mattina dell’undici maggio una devota, lunga interminabile processione accompagnava al santuario il V. simulacro, compiendo così in Visello questa singolare dimostrazione di affetto alla Vergine S.S.».

Un piccolo registro contiene il completo resoconto economico delle solenni feste steso dall’apposito comitato organizzativo. Emergono dati interessanti.
Le offerte raccolte sono state di L. 1781,25, le uscite invece di L. 1766,60. Le famiglie che hanno risposto all’appello, con offerte, sono state 306, delle quali 20 hanno sborsato un’offerta superiore alle 10 lire.
Tra le uscite, le spese più significative hanno riguardato la musica (L. 325), i fuochi d’artificio (L. 200), la polvere, il servizio ed i “cannoni” per i fuochi (L. 217,95), la paratura della chiesa (L.200) e l’indoratura della statua (L. 102). Seguono altre parecchie “voci” minori, puntualmente registrate.
 
Si è trattato di una grande festa che ha mosso l’orgoglio degli abitanti di Preseglie che, ancora oggi, nonostante alcuni interventi “invasivi” che hanno snaturato il ritmo delle architetture originarie, mostra significativi esempi di quelle grandi dimore dove l’armonia ed il buon gusto erano uniti per “dare voce ed immagine” ed una realtà sociale di discreta agiatezza.
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Oggi, oltre la storia e la tradizione, il santuario, con gli ambienti annessi, così vicino ai centri abitati, ma così protetto da una silenziosa cortina di verde, potrebbe diventare un vero centro di spiritualità, un luogo per raduni mirati, per meditazioni ed approfondimenti tematici.
In sintesi, potrebbe essere un luogo per “riposo ristoratore” nell’assordante quotidianità del mondo globalizzato, delle comunicazioni telematiche, come “antidoto periodico” alla frenesia del “correre e del fare”.
 
Alfredo Bonomi
 
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