«Sead mi disse: cosa vuoi che mi succeda?»
«Sì, lo conoscevo, era alle medie a Villanuova con me, anche allora era molto vivace. Me lo ricordo bene, un ragazzo simpatico, si vedeva spesso qui in giro, a Villanuova» dice una ragazza.

Quando ieri mattina arriviamo allo Scar, l’Istituto di formazione professionale di Roè Volciano dove Sead Liatif andava a scuola, le lezioni sono finite. Gli studenti si riversano sulla strada, per tornare a casa. C’è chi aspetta il pullman, chi va via a piedi, in piccoli gruppi. Se però si chiede di Sead in molti si fermano.
«Sì, lo conoscevo, era alle medie a Villanuova con me, anche allora era molto vivace. Me lo ricordo bene, un ragazzo simpatico, si vedeva spesso qui in giro, a Villanuova» dice una ragazza.

«Io gli ho parlato sabato, prima che succedesse tutto - racconta un altro ragazzo - mi aveva detto che avrebbe passato la serata con un tipo che chiamiamo il «Boss», perché ha la macchina ed è più grande di noi. Qui lo conosciamo, ma non ha buona fama. Così ho detto a Sead di non andare. Mi ha risposto che tanto non gli sarebbe successo niente».
Certo, a 16 anni che cosa può succedere di tanto grave? La risposta, purtroppo arriva sabato notte intorno alle 2.30 e ieri, Sead, a scuola non c’era.

I compagni di classe hanno portato i fiori e organizzato una colletta: un euro per studente da consegnare alla famiglia per poter contribuire ai funerali.
Un saluto che si terrà mercoledì, a Brescia, in via Milano, al cimitero cittadino dove esiste una zona riservata ai musulmani.
Sead, o «Seadi» come lo chiamano i suoi amici, era di nazionalità serba, ma in Italia, a Gavardo, viveva da dieci anni, insieme alla sua famiglia, poco lontano da piazza Zanardelli.

Le donne di casa ci aprono la porta e ci introducono nella stanza dove gli uomini sono raccolti, a pregare. Ci sono gli amici, gli zii, il padre, affranti dal dolore, preferiscono non parlare. Ma di Sead ci rimane il ricordo di una sua coetanea, una compagna di scuola. Dopo che l’abbiamo fermata,prende il suo cellulare e sfoglia le fotografie in memoria fino a quando trova quella che cerca. Ce la mostra: Sead sorride all’obiettivo.
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