Troppa grazia Sant'Antonio
di Redazione

Troppa acqua. E le colture bresciane soffrono. Il settore vitivinicolo soprattutto, alle prese con malattie funginee, ma non solo. In difficoltà anche la raccolta del foraggio in ambinete montano


 
“Le campagne si trovano in una fase stagionale delicatissima dalla quale – sostiene il presidente di Coldiretti Brescia, Coldiretti Lombardia e vicepresidente nazionale Ettore Prandini  – dipendono i risultati e le opportunità di lavoro di molte aziende agricole.
La nuova perturbazione, che stiamo vivendo in questi giorni e che non cenna a passare, dopo il grande caldo conferma i cambiamenti climatici in atto che si manifestano proprio con l’ elevata frequenza di eventi estremi con sfasamenti stagionali che creano danni alle colture”.

L’inizio dell’estate è stato segnato dal 34% di pioggia in più rispetto al 2013 caduta nel mese di giugno con punte di oltre il +200 per cento in alcune zone del centrosud e dal tempo incerto che sta riversando anche per il mese di luglio soprattutto al nord Italia.

“Mai visto un luglio del genere”
sospira Francesco Averoldi, 49 anni, ultimo di quattro generazioni di viticoltori, con 15 ettari a vigna nel comune di Bedizzole, in provincia di Brescia, a ovest del lago di Garda, e clienti anche in Cina e Stati Uniti.

“Certi giorni sembra di essere a ottobre - spiega Francesco Averoldi – la viticoltura sta subendo danni diretti ed indiretti a causa delle grandinate, dell’abbondante rugiada notturna, dei forti venti e della pioggia che è caduta e che non cenna a diminuire, causando ritardi sulla maturazione, rese inferiori, qualità scarse e ingenti costi per i trattamenti  straordinari necessari”.

Sono due le malattie funginee che, a causa di questa estate pazza, hanno attaccato la pianta, l’apparato fogliare e il frutto: la peronospora che colpisce sia l’acino che le femminelle che in questa fase sono fondamentali per la maturazione dell’uva;  la botrite che si sviluppa sull’acino e oggi, trova le condizioni perfette (umidità e zuccheri  poiché gli acini danneggiati da grandine fanno uscire il succo zuccherino) per proliferare.

Ma non è solo il settore vitivinicolo a soffrire di queste persistenti piogge, è obbligo, per una provincia fortemente zootecnica, parlare di mais che, anche se è una coltura “divoratrice” di acqua, ha bisogno anche di luce e sole per raggiungere la completa maturazione con rese adeguate.

Il maltempo si fa sentire anche nella zona montana dove, in alcuni casi, non è ancora stato fatto lo sfalcio del maggese (il primo fieno il cui nome deriva dal mese di maggio) perché il continuo perdurare di piogge e temporali non l’ha reso possibile.
Quindi è stato prodotto meno fieno e di bassa qualità con la conseguenza di  costi maggiori.

.fonte: comunicato stampa



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