Con l'elicottero «in folle» per mille metri
di Ubaldo Vallini

Tragedia solo sfiorata, quella di ieri sui cieli della Pertica Bassa, quando un colpo di vento ha buttato la benna dell'elicottero dell'antincendio sul rotore di coda



Erano da poco passate le 9 e 30 quando ha rovesciato il carico d’acqua sull’incendio, in località Frondine, sulle pendici della Corna Blacca, a 1500 metri di quota.
Poi un colpo di vento gli ha buttato la “benna” sul rotore di coda.
I cavi d’acciaio si sono attorcigliati sull’albero di trasmissione, le pale si sono lesionate e l’elicottero ha cominciato a precipitare.

Chi osservava le operazioni di spegnimento delle fiamme dal basso ha avuto un sussulto: «Accidenti, quello adesso viene giù come un sasso».
Invece no: dimostrando sangue freddo da vendere, unito ad innegabile esperienza e ad ottima preparazione tecnica, l’elicotterista ha prima messo “in folle” il motore, poi ha avviato la procedura per l’autorotazione.

In questo modo è riuscito ad atterrare dopo un balzo di mille metri di quota su un fazzoletto d’erba accanto alla provinciale che da Forno d’Ono sale verso Avenone, incolumi lui e l’elicottero, a parte il guaio già rimediato in quota.

Paura? «Direi di no, in 23 anni di carriera mi è capitato di dover fare manovre d’emergenza».
In autorotazione? «Solo in addestramento, simulando un’avaria, questa è la prima volta che mi succede per necessità».

Cinquantaseienne originario di Ventimiglia,
ma da una ventina d’anni residente a Cerete dalle parti di Clusone fra le montagne bergamasche, dopo essere precipitato, Piero Chierico era meno agitato di quanti, fra volontari antincendio e curiosi, si sono subito avvicinati all’elicottero per dargli una mano, compreso il collega della HeliWest, la ditta con sede ad Asti per la quale lavorano entrambi e che in quel momento si trovava a terra.

In realtà Chierico era già operativo e pronto a ripartire con un elicottero sostitutivo, se non fosse che nel frattempo l’incendio era stato domato da terra.
Una manovra solo apparentemente inusuale, quella di atterrare a motore spento con l’elicottero, in questo caso un AS 350, tanto è vero che questi mezzi aerei vengono omologati solo se dimostrano di essere in grado di farlo.

Certo occorrono le giuste condizioni: ci deve essere spazio e tempo per mettere “in folle” il rotore e la discesa deve avvenire alla giusta velocità, per permettere alle pale di comportarsi in sostanza da paracadute.
Girando per azione del vento che le attraversa dal basso verso l’alto, il rotore accumula energia ed in prossimità del suolo il pilota deve solo aumentare la portanza per rallentare ed atterrare dolcemente.

«Più facile da dire che da fare - dicono gli esperti -. Ieri qualcuno ha guardato giù ed è andata bene».

Al momento dell’incidente l’elicottero stava effettuando gli ultimi passaggi “di bonifica” sull’incendio che ormai era quasi domato: il primo dell’anno in Valle Sabbia, partito lunedì pomeriggio su un fronte di 300 metri.
Caricava acqua da una vasca sistemata dai volontari sopra l’abitato di Ono Degno ed attraversava la valle, avanti e indietro.

L’hanno riportato ad Asti su un carrello, nel pomeriggio, scortato fino alla Superstrada dalla Locale della Valle Sabbia, dopo averlo issato sulla Provinciale con l’autogru dell’Olivari.

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