«La settimana corta non risolve alcun problema»
di Redazione

Sulla questione dell’intenzione di adottare la settimana corta per il prossimo anno scolastico per tutte le scuole superiori della Provincia, dicono la loro il Gruppo di genitori della rete Garda Valsabbia


Forte sorpresa e parecchia amarezza nel leggere, martedì 26, le parole del Presidente della Provincia, Pierluigi Mottinelli, sul tema della «settimana corta» nelle scuole superiori bresciane. Prima ancora di entrare nel merito della questione, ci preme innanzitutto evidenziare il «modo» con cui viene gestito questo tema.

È vero che il Presidente, Mottinelli, afferma di volere una riforma «il più condivisa possibile», tanto che, sempre stando alle sue parole «non voglio assolutamente che sia un'imposizione». Ma i fatti sono ben lontani da queste affermazioni di principio.

Come unica «condivisione», data quasi si tratti di una gentile concessione, il Presidente Mottinelli intende ascoltare i soli dirigenti delle scuole superiori: «ho dato la disponibilità ad un incontro con tutti i dirigenti scolastici al completo» per comprendere più a fondo «le preoccupazioni dei docenti e dei diversi istituti superiori».

Nessuna considerazione, invece, nei confronti di studenti, famiglie e insegnanti che della scuola sono i fruitori e gli operatori. Anzi, finora la Provincia, proprio nella figura del Presidente Mottinelli e dell'assessore delegato, Vivaldini, si è sottratta a qualsiasi confronto con quelli che dovrebbero essere gli interlocutori privilegiati per un simile argomento.

Si chiede, dunque, un confronto con la Provincia e, per tutta risposta, ecco i proclami via giornale, con cui il Presidente Mottinelli annuncia la sua ferma e irremovibile intenzione di proseguire per la sua strada.

Oltre alla assoluta mancanza di confronto, fanno un certo effetto anche alcune affermazioni sulle motivazioni che stanno all'origine del progetto che verrebbe da chiamare «settimana corta a tutti i costi».

Tale scelta, secondo il Presidente della Provincia, nasce dalla consapevolezza che «un'innovazione culturale sia ormai necessaria. E questo è il cuore della riforma: accompagnare il rinnovamento della scuola con coscienza e coraggio» e sarebbe dettata non tanto da esigenze di risparmio bensì da «una rivoluzione culturale grazie alla quale si può cogliere una sfida, aggiornando la didattica ai tempi e ai ritmi attuali... perseguendo l'innovazione all'interno della scuola stessa».

Aldilà della vacuità e genericità di talune affermazioni (che potrebbero essere usate per qualsiasi argomento, dalla promozione dei bed and breakfast alla tutela delle marmotte), sorprende che per ben due volte, nello stesso articolo, il Presidente della Provincia si trinceri dietro motivazioni di ordine «culturale», sconfinando finanche in attenzioni di ordine «didattico».

Tutto questo da parte del rappresentante di un Ente che dovrebbe occuparsi della manutenzione degli edifici scolastici superiori e dei mezzi di trasporto pubblico e dovrebbe avere l'accortezza di lasciare la didattica e la cultura scolastica a chi della scuola è fruitore o operatore!

Abbiamo il fondato timore di essere di fronte a un'ennesima dimostrazione dell'arroganza del politico di turno, che persegue i propri disegni e progetti senza curarsi di ciò che vorrebbero i cittadini, anzi, senza nemmeno preoccuparsi di sentire la loro opinione in proposito.

A conferma di un certa pessima abitudine di far politica e di intendere il potere, purtroppo ormai invalsa ai giorni nostri, il Presidente della Provincia avanza anche la pretesa di sapere bene lui cosa è meglio fare per migliorare la didattica della nostra scuola superiore e decide lui, e lui solo, cosa si deve fare... Al che verrebbe da rispondere con un sonoro «magari bastasse adottare la settimana corta per risolvere i problemi della nostra scuola!».

Comunque, se vorrà avere qualche informazione in più su ciò che sarebbe il caso di fare, basterebbe che si degnasse di ascoltare studenti, famiglie e insegnanti.

Gruppo di genitori della rete Garda Valsabbia
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