A malga Alpo un omaggio ai carbonai
di Aldo Pasquazzo

La tradizione del pojat sarà rivissuta domenica a malga Alpo, sopra Bondone, per l’annuale Festa dei carbonai, l’antico mestiere un tempo molto praticato dai bondonesi


Domenica 31 luglio, a malga Alpo, sopra Bondone, è in programma la Festa del Carbonaio. Stavolta non sarà la Pro loco ad organizzarla, bensì l'associazione Belle Epoque.

Dopo la dichiarata crisi che ha investito l'ente turistico, toccherà a loro allestire sia il pojat che l'animazione. Già da diversi giorni alcuni volontari sono lassù per predisporre e organizzare. "Vediamo persone impegnate affinchè la festa non abbia a decadere" avvertivano qualche giorno fa dal comune.

"Da queste parti il mestiere del carbonér ha una tradizione storica. Non a caso in paese c'è pure un monumento che rievoca quella realtà nostrana" aggiunge Gianpaolo Capelli che conosce la storia locale. Pochi ancora sanno fare pojat e carbone come loro.

E' altrettanto vero che le generazioni che si sono succedute praticano altri mestieri ma lo zoccolo storico è rimasto con il cuore ancorato a quella tradizione. A distanza di anni non solo ricordano quel mestiere ormai in disuso ma lo sanno ancora esercitare e magari anche insegnare. L'attrezzatura su cui investire era già allora minima: qualche attrezzo di poca spesa e molto olio di gomito. Poi sudore, interminabili fatiche e anche un po' di fuliggine per un arco di tempo di oltre dodici ore al giorno.

I “bondù”, in tempi oramai lontani, erano famosi nell’organizzare e gestire quell'arte che di generazione in generazione si tramandava quasi come una regola da rispettare. Partivano in primavera per rientrare in autunno. Provviste e indumenti scarseggiavano e il pasto del giorno era polenta sia a pranzo che a cena se non anche a colazione. Quando andava bene aggiungevano del formaggio. Molti lasciavano i figli a nonni e zii perché la vita di montagna comportava fatiche ed enormi sacrifici.

A quel tempo il paese aveva sacerdoti validi dentro e fuori la chiesa. "Erano loro che, affiancati dall'insegnante Gina Omicini, sostituivano dentro una specie di convitto i genitori durante la loro assenza. Dai compianti don Mansueto Bolognani a don Pellegrini poche le differenze: lo spirito di adattamento e di altruismo era una loro caratteristica fissa", risponde Pierino Mantovani, che di mestieri ne ha esercitati parecchi tra cui anche quello del carboner.

Nelle foto di Gianpaolo Capelli, il pojat e il monumento ai Carbonai
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