WhatsApp antipattuglie, in tre (per ora) finiscono nei guai
di Ubaldo Vallini

Per mesi in chat hanno diffuso informazioni sulla posizione di carabinieri e poliziotti. L'ipotesi è che alcuni malviventi possano averne approfittato. Interruzione di pubblico servizio è l'accusa, ma si potrebbe arrivare al favoreggiamento


«Ho fatto una grande cavolata e senza nemmeno rendermene conto. Posso solo sperare che valutino anche il fatto che appena ho realizzato cosa avevo combinato me ne sono subito tirato fuori».
E’ la “confessione” di un trentenne di Vestone finito nei guai con la giustizia nei giorni scorsi, per ora insieme ad un paio di amici.

I tre erano gli “amministratori” di un gruppo che su WhatsApp segnalava a chi ne faceva parte la posizione di posti di blocco e pattuglie di carabinieri, vigili o poliziotti che fossero.
Rischiano di essere condannati per interruzione di pubblico servizio, ma ad altri potrebbe andare anche peggio e ritrovarsi con un’accusa di favoreggiamento per reati ben più gravi.

Funzionava in modo molto semplice, facendo leva su un falso senso di solidarietà fra utenti della strada: chi faceva parte del gruppo segnalava agli altri la posizione di un posto di blocco, tutto qui.

In tempo reale gli altri duecentoquaranta smartphone collegati segnalavano il “pericolo” e i loro proprietari erano avvisati.
Se qualcuno aveva alzato il gomito, ad esempio, poteva fermarsi al bar a berne un altro goccio in attesa che il controllo si spostasse altrove. Chi aveva ben altro da nascondere cambiava strada.
Probabilmente senza rendersene conto, chi aveva segnalato la pattuglia diventava complice di possibili reati.

Ad interrompere il “giochetto” ci hanno pensato i carabinieri di Idro al comando del maresciallo Luigi La Rovere che nei giorni scorsi hanno fatto irruzione in casa dei tre sequestrando gli smartphone e portandosi appresso anche un paio di unità cinofile.

Il riserbo degli inquirenti è assoluto, ma non ci vuol tanto a capire che qualcuno potrebbe aver approfittato del “gruppo” per muoversi indisturbato su e giù dalla valle anche con grosse quantità di stupefacenti, o refurtiva, annullando o quasi il rischio di essere scoperto.
E i primi indiziati sarebbero giocoforza proprio i tre che a questo “gruppo” hanno dato i natali e che giurano di non averci nemmeno pensato ai possibili sviluppi truffaldini della “genialata”.

E pensare che fino a poche settimane fa c’era la fila, in Valle Sabbia, per riuscire ad entrare in uno di questi gruppi, limitati nel numero a 250 membri: chi lasciava veniva subito sostituito.

L’idea aveva infatti fatto scuola e dall’inziale “Avviso posti di blocco”, diventato poi un meno appariscente “Avviso incidenti”, erano nate le versioni 1, 2 e via numerando, suddivise anche per zona: Valle del Chiese fino a Idro, Media Valsabbia, Bassa Valle e via dicendo.
Non si esclude quindi che ci possano essere sviluppi ulteriori, i “naviganti” con lo smartphone sono avvisati.

In foto: chissà come se la sarebbero cavata Totò e compagnia negli anni Cinquanta del secolo scorso, se avessero avuto WhatsApp.

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