Tempo di pedalare
di Glauco Nedrotti

E finalmente è arrivato febbraio, le giornate cominciano ad allungarsi lasciandoci un’oretta di luce anche dopo l’orario di lavoro, le temperature sono meno rigide, le strade sono sgombre da pericolosi lastroni di ghiaccio e i sentieri hanno solo tracce di neve…


… è il momento tanto atteso dal ciclista per abbandonare i rulli sui quali si è annoiato e ha grondato laghi di sudore per tutto l’inverno e di tornare a guidare il proprio mezzo sull’asfalto o sui single track delle montagne di casa.
Tanto più se si considera che, per i più competitivi,  la stagione agonistica è già alle porte.
 
Ma da dove partire? Tanti chilometri a bassa intensità perché bisogna “fare il fondo”? Ripetute medie e brevi? Fuori soglia “a manetta” perché il cuore “deve salire”? O salite al medio fino allo sfinimento perché “sono quelle che ti portano in forma”?
Ognuno ha la sua ricetta, e chi non la conosce la chiede di solito al compagno più esperto del gruppo, quello che “sono ormai vent’anni che pedalo e so come si fa” (e spesso è rimasto fermo ai metodi di allenamento di vent’anni fa …).
 
Per capire come bisogna lavorare è importate sapere da dove si parte, fare il punto della situazione, ovvero eseguire una valutazione dello stato dell’atleta.
Conoscere la sua percentuale di grasso dopo gli eccessi natalizi, lo sviluppo delle sue masse muscolari dopo il lavoro in palestra, la potenza espressa alle soglie aerobica, anaerobica e i valori massimali darà la possibilità all’atleta di evidenziare le eventuali carenze e i punti sui quali focalizzare maggiormente l’attenzione nell’allenamento.
Conoscere inoltre la frequenza cardiaca e la potenza delle varie “zone” di lavoro permetterà inoltre di modulare in maniera corretta l’intensità dell’allenamento.
 
Un’automobile non va però avanti solo con un motore potente: servono anche il giusto carburante e una meccanica perfetta.
Che tradotto per il ciclista vogliono dire un’ alimentazione adeguata allo sforzo e una corretta posizione sul mezzo.
Una Ferrari può avere il dodici cilindri più potente al mondo, ma i trecento all’ora se li scorda se nel serbatoio c’è olio di semi di colza e se la convergenza è tutta sballata, e così se Armstrong avesse mangiato solo patatine e hot dog e avesse pedalato storto facilmente non avrebbe vinto nemmeno un Tour, nemmeno con un massimo consumo d’ossigeno a 85 ml/kg/min …
 
Presso il Centro di Medicina dello Sport Santa Maria il ciclista può eseguire una valutazione funzionale completa, antropometrica e metabolica, per conoscere le proprie zone di allenamento e ottenere indicazioni importanti su come orientare la propria preparazione, anche tramite piani di allenamento personalizzati elaborati in base alle indicazioni della valutazione funzionale, agli obiettivi, alla sua disponibilità di tempo ed orari di allenamento.

Sono inoltre attivi un servizio di alimentazione per lo sport per la creazione di piani di alimentazione ad hoc ed un servizio di biomeccanica applicata al ciclismo per ottimizzare la masse in sella tramite un’analisi dinamica della stessa.
Se sommiamo la possibilità di eseguire la visita agonistica, le analisi ematiche, le visite ortopediche, la diagnostica per immagini e il servizio di fisioterapia possiamo dire che l’appassionato delle due ruote è veramente seguito a 360 gradi. 
 
A cura dott.Glauco Nedrotti 
Specialista in Medicina Dello Sport 
 
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