La Rocca di Sabbio
di Emanuele Busi

Dopo essere stati a Odolo e parlato dell’archeologia industriale che qui si trova, proseguiamo il nostro viaggio alla scoperta delle bellezze valsabbine trattando della nota Rocca di Sabbio Chiese


La Rocca di Sabbio Chiese è uno dei pochi esempi superstiti dell’efficiente sistema difensivo valsabbino edificato nel corso dei secoli.
I Longobardi, grazie alla sua posizione strategica, già nell’VIII secolo scelsero Sabbio per edificare una roccaforte: questa zona può infatti controllare agevolmente gli spostamenti verso il Lago di Garda, verso Brescia (attraverso la strada di Sant’Eusebio che parte da Odolo) e verso il vicino Trentino.

La rocca, rimodernata nel corso dei secoli, persa la sua importanza militare a causa del progresso bellico, fu utilizzata fino al 1527, quando si decise di adattarla a santuario, dedicato all’Annunciazione di Maria.
La preservazione di molti elementi dell’antico baluardo medievale (il maestoso portale d’ingresso, la torre di vedetta ora adibita a campanile, le feritoie, i due piani collegati da due ripide rampe di scale) nonché la posizione (arroccata sulla sommità di uno sperone roccioso che domina Sabbio dall’alto) rendono questa rocca-santuario alquanto singolare nel suo genere.

L’esterno rispetta l’assetto quattro-cinquecentesco, ad eccezione del loggiato esterno  in marmo di Botticino, con archi a tutto sesto e capitelli dorici. 

L’interno si presenta su due livelli: nel piano terra abbiamo due altari, quello principale, in posizione anomala essendo addossato alla parete di destra, è detto della Natività, ed ospita la copia di una scultura cinquecentesca raffigurante la Madonna con Bambino (l’originale fu distrutta da un incendio nel maggio del 1958).

La statua, durante la festa solenne delle “Decennali”, a partire dal 1782, ogni dieci anni viene portata in processione per le vie di Sabbio, come voto alla Madonna per aver risparmiato il paese da una pestilenza.

Circonda l’altare un’imponente decorazione barocca in stucco, ricca di putti e teste d’angelo, motivi floreali dorati ornano invece le colonne. La cornice è inquadrata dalle statue, anch’esse in stucco, di san Carlo Borromeo (che visitò il santuario nel 1580 e di cui si conserva, in una tela appesa alla parete di sinistra, un altro suo ritratto databile metà del Seicento) e di san Giuseppe.
Al culmine, all’interno di un timpano spezzato, siede la Sibilla ellespontica con due angeli che indicano rispettivamente il cielo e la terra.

L’altro altare, sulla parete di fondo, è dedicato all’Annunciazione, raffigurata nella tela secentesca, opera di un maestro bresciano del periodo, incorniciata da angeli cariatidi.
Sopra il dipinto si trovano stucchi con l’allegoria della Carità, mentre quelle della Fede e della Speranza sono distese sul frontone spezzato. 

Nelle pareti laterali della cappella
sono affrescate altre tappe fondamentali della vita mariana quali la fuga in Egitto, a destra, e la morte della Vergine a sinistra, affreschi di difficile lettura stilistica poiché assai deteriorati a causa dell’umidità dello sperone di roccia su cui sorge la chiesa (ed in particolar modo questo punto del santuario).

Al secondo piano, i muri dovevano essere un tempo completamente decorati con pitture a secco raffiguranti scene mariane e di santi, tutte firmate e datate (quasi tutte realizzate tra la fine del XV secolo e l’inizio del successivo), opera di artisti e madonnari locali; ora queste scene si sono in gran parte perse o sbiadite.

È presente una piccola cappella definita della Madonna degli osèi per via del piccolo affresco realizzato entro una nicchia coronata da un arco trilobato, opera del Maestro di San Felice del Benaco: esso rappresenta  la Vergine in trono, coronata da una coppia d’angeli, che nella mano destra trattiene un melograno, con la sinistra sorregge sulle ginocchia Gesù Bambino, sulla mano del quale poggia un uccellino; in una valle in cui la caccia rivestiva fondamentale importanza nella vita dei valsabbini, quest’immagine fu oggetto di profonda devozione per i cacciatori della zona.

Essendo la nicchia leggermente obliqua rispetto alla navata, si è pensato di leggere questa porzione di spazio come l’antica cappella della rocca.
Circonda l’affresco un’architettura in stucco, probabile opera di David Reti.
Ai lati, su piedistalli, le figure a tutto tondo di Geremia, Isaia, Re David ed Ezechiele recano tavole con versetti evangelici.
Sugli spicchi della volta sono dipinte a secco le scene dell’Annunciazione, della Nascita di Maria, dell’Incoronazione della Vergine.

Vista la bellezza e la particolarità di questo luogo (che potrebbe benissimo essere una perfetta “cartolina” dell’ipotetico ecomuseo valsabbino) sarebbe necessario garantirne la completa accessibilità non solo agli stessi residenti, ma anche e soprattutto ai moltissimi turisti (potenziali volani economici per luoghi come la Valle Sabbia) che transitano qui soprattutto durante la stagione estiva imminente.
 
 
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