Al Cas di Serle
di Ubaldo Vallini

Meno di cento euro a testa ogni mese, per gestire in autonomia vitto, vestiario, medicine e spostamenti. Un viaggio nel Cas di via Panoramica a Serle, per capire cosa sta succedendo


 
«Bla..bla..bla... è venuta la polizia stamattina. Ma con chi parli, come ti permetti, che cazzo fai (e si sente un botto, forse un pugno dato sul tavolo). Io ti spacco la faccia, faccia di merda, chi cazzo credi di essere»
«Cosa fatto male».
«Cosa hai fatto di male? Tu sei un bastardo, finito, ok? Basta, non ti guardo, porca puttana».

Inquietante la registrazione, ma ce ne sono anche altre.
E’ il dialogo, se così si può chiamare, fra il gestore del residence di via Panoramica a Serle e uno dei richiedenti asilo, reo di aver parlato con l’agente della Locale inviato sul posto dal sindaco dopo la segnalazione di alcuni vicini, che davano per certa la presenza costante di più di 30 persone, a fronte delle 23 che avrebbero dovuto esserci.

Lo stesso richiedente asilo che insieme ad un altro - Chief della Sierra Leone e Dumbuya della Nuova Guinea - si è presentato allarmato in municipio agitando un decreto prefettizio che li dichiarava fuori dal programma:
«Il signor S. ci ha detto che dobbiamo andarcene, è perché abbiamo parlato col vigile».
 
Ma cosa gli hanno detto: «Che ci dà 170 euro ogni mese e con quelli dobbiamo farci stare dentro la spesa per mangiare, i vestiti, le medicine, gli spostamenti e tutto» ci ha ripetuto ieri Chief Jalloh, prima di farci vedere la bolletta dell’acqua per più di 300 euro, per la quale di quei 170 sono stati trattenuti 25 euro a testa, fra coloro che sono presenti all’interno di uno dei sei appartamenti.   

Facciamo allora i conti in tasca a chi gestisce un Cas (centro di accoglienza straordinario).
Per ciascun richiedente asilo il gestore percepisce 35 euro al giorno, un po’ in ritardo, ma li percepisce: 2,5 euro sono il “pocket money” che deve essere consegnato a ciascuno di loro per le piccole spese.
Rimangono 32,5 euro da utilizzare per una serie di adempimenti: il vitto, l’alloggio, la salute, i vestiti e la formazione…: tutto precisato nelle regole stabilite con la prefettura. 
Con un Cas che si occupa di 32 rifugiati, come succede a Serle, in un mese, tolti i 2.400 euro di “pocket money”, al gestore rimangono  31.200 euro.

Nel caso di Serle il gestore ha deciso di privarsi di altri 3.040 euro con i quali “risolvere” vitto e vestiario.
Glie ne restano ancora 28.160, ogni mese, per pagare l’affitto del residence, le bollette (ma solo se non sono troppo care), la maestra per il corso di alfabetizzazione e ovviamente altre incombenze che non siamo in grado di elencare, che però non dovrebbero essere in grado di ridurre di molto l’introito.

Chief ci fa vedere gli scontrini del supermarket dove si reca a fare la spesa, per mangiare, con 95 euro al mese. 
«Ho capito perché quando ho proposto loro di prendersi le albicocche dalla mia pianta l’hanno fatto molto volentieri» ci ha detto Carlo, un vicino, dal quale spesso i ragazzi vanno a lamentarsi per le condizioni in cui sono costetti a vivere. 

«Ho provato anche a metterli in contatto con le forze dell’ordine, ma non ci sono riuscito – ha aggiunto Carlo -, o mi dicevano che non era affar loro oppure arrivavano e non capivano quale fosse il problema. Così ho detto tutto al sindaco». 
 

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