Irene Grandi e il suo lungo viaggio... per scavare fino in fondo.
di Davide Vedovelli

Irene Grandi, che sarà sul palco di Rock sul Serio questa domenica sera, ci parla di viaggi, canzoni, scelte e capacità di mettersi in gioco affrontando nuove sfide

 
Raggiungo Irene Grandi telefonicamente e subito il suo accento toscano mi affascina e rende tutto più facile.
Quando si intervista un artista si corre il rischio di voler fare “gli esperti della loro vita” per dimostrare quanto ne sappiamo o quello di essere troppo personali toccando temi della sfera privata che poco hanno a che fare con quello di cui si vuol parlare. In questa chiacchierata mi sono lasciato guidare dall'intervistata, mi sono lasciato coccolare ed affascinare dalle sue parole.
Nell'attesa di vederla sul palco di Rock sul Serio a Villa di Serio domenica sera con i Pastis ecco la nostra chiacchierata.
 
Una delle caratteristiche che apprezzo tantissimo è il suo riuscire a passare con disinvoltura ed eleganza tra generi musicali differenti. Quali erano le sue aspettative quando ha intrapreso questo nuovo "lungo viaggio"? Dopo questo primo tratto di strada che bilancio può trarne?
Ancora ci sentiamo in viaggio, sentiamo che questo viaggio è molto lento (ride).

La sua natura è proprio questa, è lento sia nel produrlo che nel diffonderlo. Ci siamo resi conto che è uno spettacolo che non si può proporre ovunque.
Ha bisogno di un pubblico attento, ha bisogno di passare di bocca in bocca, di essere chiacchierato con un passaparola più che di un grande lancio.
Ci siamo resi conto che ci ha portati in posti che con uno spettacolo normale non avremmo frequentato.

Sono molto contenta perchè ho la possibilità di conoscere un pubblico nuovo e partecipare ad eventi culturali interessanti con artisti emergenti e quindi ho stimoli nuovi e differenti rispetto al passato. Quello che sto riuscendo a fare è un qualche cosa che a volte stupisce anche a me.
 
Un viaggio coraggioso in cui si è messa molto in discussione. Il suo pubblico come ha reagito a questa nuova avventura?
 
Devo dire molto bene, la cosa più difficile è proprio riuscire a proporlo nelle situazioni giuste. Sia il pubblico che i promoter da me si aspettano determinate cose, che io faccia le mie canzoni più famose... risulta strano che io faccia una cosa diversa.
Nel momento che la cosa si fa però sia il pubblico che gli addetti ai lavori sono molto soddisfatti. Sta tutto nel rompere il ghiaccio, quando poi la nave è partita e va poi va liscia e con grande soddisfazione.

Il pubblico sta crescendo con me e gode di questa mia libertà. Riesco a far conoscere di me tutti i lati, essere un'artista che non ha paura di non piacere, essere libera e sempre fresca.
Fare queste scelte comporta dei sacrifici: il vendere la cosa è più difficile, si sceglie di guadagnare molto meno ma preferisco fare qualche cosa che mi gratifica, che mi fa scrivere. 

Con i Pastis riesco a farlo, con Saverio Lanza si riesce a raggiungere una bellissima simbiosi e riesco a sviluppare qualche cosa di me, cioè scrivere, che mi piace fare e che con “Irene Grandi” non mi è sempre possibile. Ho una possibilità in più di creare testi miei.
 
Ha aiutato ad essere più libera questa scelta?
 
Mi ha liberato. Nel 2010 ci fu un po' una crisi: finirono dei contratti discografici e decisi per mia scelta di smettere per un po' e vedere cosa succedeva.
Questo fu uno tra gli atti più coraggiosi. Mi dissi “se non ho un richiamo vero o non trovo dei nuovi collaboratori che mi facciano tornare la voglia di fare questo lavoro la smetto qui”.

Poi  arriva Stefano Bollani che mi dice “visto che non hai contratti perchè non si fa un disco insieme?”. Questa cosa mi ha fatto capire che a volte bisogna lasciare che le cose accadono per darsi nuove possibilità. 
 
Immagino che passare dal mondo del pop dove c'è un pubblico immenso ad un mondo dove devi conquistarti lo spettatore sera per sera non sia stata una passeggiata...
 
Una delle mie qualità migliori è quella di riuscire a trovare delle persone dei collaboratori che contribuiscono a far crescere la mia storia artistica.
Stefano Bollani è un qualche cosa di straordinario e poter fare questa cosa con lui mi ha dato una bella grinta. Poi con Saverio Lanza e suo fratello Marco abbiamo trovato un rapporto umano ed artistico sul mio disco e poi c'è venuta voglia di fare questa cosa che loro avevano già da alcuni anni però forse mancava di un front man.

Con me è diventato un progetto in tre molto sentito e valido perchè loro sono davvero bravi come artisti. 
 
Credo sia una caratteristica davvero importante per un artista saper scegliere collaboratori validi, anche a volte distanti da ciò che si fa...
 
E' vero, questa cosa della distanza è molto bello.
Come dire “se fai canzoni pop ti chiami tutti gli autori migliori del pop e ti fai un disco fatto a modino”. Io ho cercato tra persone provenienti da altri ambienti, penso per esempio a Francesco Bianconi dei Baustelle che non è un cantante pop ma la sua canzone nella mia versione riesce ad essere quella cosa trasversale che funziona.
 
Il tema del viaggio, fisico o mentale, e dello spostamento in genere torna più volte nelle sue canzoni. Che tipo di viaggiatrice è Irene Grandi? 
 
Ultimamente sono molto cambiata anche come viaggiatrice. Una volta mi piaceva andare a vedere ogni volta un posto diverso, cercare di entrare e vedere il più possibile... anche abbastanza “basso profilo”... non sono una con lo zaino ma nemmeno una da hotel super lusso.
Mi piace avere contatti con la gente, vedere come vivono ed entrare nella cultura del posto che visito. Adesso mi piace ancora di più fare qualche attività che mi interessa e non prenderla solo come una vacanza. Da un po' di anni pratico lo yoga e quindi vado a fare un ritiro per esempio.
 
Oltre a questo viaggio con i Pastis sta pensando a qualche cos'altro? ci sono dischi all'orizzonte? 

Stiamo scrivendo cose nuove per un disco nuovo.
Stiamo scrivendo e sperimentando come'è lavorare in trio e capire se questo concept che stiamo proponendo dal vivo si possa portare in un disco.
 
Mi dice un autore ed una canzone per lei particolarmente significativi? 

Direi Terzani... lo metterei tra uno dei miei autori importanti in particolar modo con il libro “Un altro giro di giostra”, un libro illuminante che trova anche nel dolore e nelle cose negative un'occasione per poter vivere ancora ed in maniera più intensa. 

Come canzone ti direi “Street of love” dei Rolling Stones... quante lacrime nelle vie dell'amore ma l'importante ed esserci in quella via lì.
 
Grazie di cuore, ci vediamo al concerto.
 
 
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