Trovata la «Santa Barbara» delle trappole
di Salvo Mabini

I carabinieri forestali di Vobarno e Gardone Valtrompia, hanno fatto incetta di trappole a Treviso Bresciano. Nei guai un 63 enne di Vobarno, bracconiere in possesso di regolare licenza di caccia. Aggiornamento mercoledì ore 11



Nella giornata di ieri i Carabinieri Forestali delle Stazioni  di Vobarno e Gardone Val Trompia hanno portato a termine una specifica attività finalizzata al contrasto dell’odiosa pratica del bracconaggio, che impoverisce la fauna mettendo a rischio la sopravvivenza di numerose specie protette.

I militari sono infatti riusciti a verificare la presenza, nel comune di Treviso Bresciano, di 137 trappole a scatto tipo “sep” collocate sui fusti degli alberi, quasi tutte ancora cariche e con presenza di larve di mosca carnaria per attirare l’avifauna e pertanto in esercizio di cattura.

In undici di esse avevano trovato la morte 10 esemplari di Balia nera e uno di Picchio muratore, tutti morti. Si tratta di avifauna particolarmente protetta dalla Convenzione di Berna.

Inoltre sono state rinvenute 4 trappole per avifauna tipo “prodina”, una gabbia a trappola, 7 cappi per cattura di fauna selvatica e 12 reti da uccellagione, materiale rinvenuto all’interno della cantina di una abitazione nelle immediate vicinanze.

Dopo un lungo appostamento
i militari sono riusciti a cogliere in flagranza un 63enne cacciatore in possesso di regolare licenza di caccia, che è stato dunque denunciato per reati venatori.

La successiva perquisizione delle pertinenze del cacciatore di frodo hanno consentito di rinvenire e sequestrare, oltre alle trappole e le reti, alcuni esemplari di uccelli vivi: 9 di Crociere, 2 di Fringuello, 7 di Peppola, 2 di Cesena, 2 di Merlo.
Si trovavano nelle gabbiette da richiamo, custodite in un apposito ricovero di un appostamento di caccia.

Nel sequestro rientravano anche 112 esemplari di avifauna morta
spiumata appartenenti a specie non cacciabili, riconoscibili per le piccole dimensioni e per il becco da insettivoro, rinvenuti all’interno del bagagliaio dell’autovettura della figlia dell’indagato, 3 esemplari di turdidi morti e spiumati, e quindi appartenenti a specie cacciabili, tuttavia palesemente abbattuti con l’ausilio delle trappole in quanto presentavano il collo/testa spaccati con l’evidenza del segno lasciato dalla trappola in chiusura, ed alcuni esemplari vivi di avifauna usati come richiami che venivano liberati sul posto.

Il 63 enne deteneva senza la prevista autorizzazione più di 1200 munizioni a palla spezzata ed un fucile monocanna, anch’essi sequestrati.

L'uomo è stato deferito all’Autorità giudiziaria
e ora rischia l'arresto da uno a tre mesi per il reato di omessa custodia delle armi, mentre per i reati venatori fino ad un anno.

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Aggiornamento mercoledì ore 11

Il bracconiere non è un cacciatore "del posto" come abbiamo scritto in un primo momento, perchè quelle erano le informazioni che avevamo.
In realtà si tratta di un vobarnese che a Treviso Bresciano possiede una seconda casa.


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