Ricominciamo
di John Comini

Martedì ricomincia un anno di scuola, con tutte le sue ansie, i suoi problemi (non solo matematici), le sue piccole grandi cose. Io dal 1° settembre sono in pensione e non sarò lì con i miei meravigliosi (e rompi…eh eh eh) bambini...


Avevo anche chiesto se avessi potuto rimanere ancora per un anno (saròi un po’ matt?!), ma non era possibile perché ho raggiunto il massimo degli anni di servizio (quasi 44…come i gatti…). Ma penso sempre ai “miei” ragazzi e, se la salute mi soccorre, sarò presente per lo spettacolo o per altre iniziative (gita, uscite didattiche, ricorrenze varie).

Ringrazio il caro direttore Ubaldo Vallini (persona davvero speciale) che mi offre la possibilità di riprendere a scrivere settimanalmente su Vallesabbianews. Se avrete tempo e voglia di leggermi sarà un modo per rimanere anche vicino ai miei ragazzi, alle loro famiglie ed alle splendide mamme rappresentanti. Sono certo che la maestra che mi sostituirà sarà un’ottima insegnante e che i bambini impareranno meglio che con un vecchio maestro come me. Ora mia moglie deve sopportarmi anche al mattino… Del resto, la ghà fatt de töt per spusam… Ghét vulìt la bicicleta, adess pedala! Mal che se völ, nol döl!

Nell’ultimo Collegio Docenti di giugno avevo letto queste parole… 
C’è una canzone di Nino Buonocore che dice: “Scrivimi...
tu non ti dimenticare mai di me…
e se non sai come dire, se non trovi le parole
non ti devi preoccupare io saprò capire
a me basta di sapere che mi pensi anche un minuto
perché io so accontentarmi anche di un semplice saluto
ci vuole poco per sentirsi più vicini… Tu scrivimi…”

E allora scrivo queste poche parole. Sono parole povere e semplici, ma credetemi vengono dal profondo del mio cuore. Tante persone mi chiedono come vivo questi giorni che mi avvicinano alla pensione. Impossibile descrivere le sensazioni e le emozioni che si accavallano nel mio animo. Mi giungono da lontano i ricordi di quando da bambino avevo il maestro unico con la bacchetta… E poi quando sono andato all’Istituto Magistrale, io che mai e poi mai avrei immaginato di diventare maestro. E poi il concorso, e quel tema che chissà perché era piaciuto così tanto, e poi l’esame in cui avevo portato i libri dei miei autori preferiti, don Milani e Mario Lodi. E le mie prime esperienze di insegnante, nelle quali mi sentivo smarrito, fuori posto.

Venditti canta “La matematica non sarà mai il mio mestiere”: ed io manco a dirlo ho insegnato matematica. Ironia della vita! Ma per fortuna ci sono stati i bambini che mi hanno aiutato ad essere maestro, questi bambini meravigliosi di cui magari non ricordo tutti i nomi ma che certamente hanno un posto nel mio cuore.

Se guardo indietro, vedo gli errori fatti… certamente non sono stato un bravo maestro, ho fatto quello che ho potuto, certamente avrei potuto fare molto di più, ma è impossibile tornare indietro. E allora vado avanti con i miei libri, le mie musiche, i miei spettacoli, le mie malinconie e la speranza di un mondo migliore.

Qualcuno ha scritto che la vita è l’arte dell’incontro, ed io ho avuto la fortuna di incontrare persone meravigliose, insegnanti, collaboratori scolastici, personale di segreteria e Dirigenti, con i quali ho condiviso questo strano cammino che è la vita.

Ho conosciuto insegnanti che credono nel proprio lavoro, che cercano di trasmettere le radici della conoscenza attraverso i valori della condivisione, del rispetto di sé e degli altri, del rispetto dell’ambiente. È sempre più difficile educare perché il nostro impegno di formare il cittadino che collabora, che antepone il bene comune a quello egoista, che rispetta e aiuta gli altri, è quotidianamente vanificato dai modelli proposti da chi possiede i mezzi per illudere che la felicità è nel denaro, nel potere, nell’emergere con tutti i mezzi, anche con la sopraffazione.

Come scrisse Gianni Rodari:  “Dobbiamo imparare a fare le cose difficili, parlare al sordo, mostrare la rosa al cieco, liberare gli schiavi che si credono liberi.” E allora questi insegnanti che ho avuto il privilegio di conoscere hanno cercato di capire i propri alunni, si sono buttati ogni giorno nel meraviglioso mondo delle parole, dei numeri, nella bellezza, nell’amicizia, nell’ascolto, nel sorriso. E spesso si sono demoralizzati quando hanno visto i bambini che non riuscivano a capire, o le famiglie con cui non riuscivano a dialogare, e spesso si sono sentiti fragili, o arrabbiati, o disillusi. Ma pian piano questi insegnanti come sempre hanno iniziato ad accettare le proprie sconfitte a testa alta e con gli occhi  aperti.
Come sempre hanno cercato di comprendere i propri alunni, anche quelli che sembravano lontani o impossibili da capire. E come sempre si sono rialzati, perché ci sono attimi della vita della scuola in cui è racchiuso l’infinito della vita. E come sempre hanno cercato di credere nei sogni, perché ogni bambino è unico, straordinario, irripetibile, ogni bambino è un dono meraviglioso, che sia figlio di povero o di re. E questi insegnanti hanno combattuto perché a tutti vengano date le stesse opportunità. E come sempre questi insegnanti hanno dato e daranno fiducia all’amore, e cercheranno di insegnare la magia della vita. A queste splendide, indimenticabili persone ho solo una parola da dire: GRAZIE!

Buon anno di scuola e di vita a tutti i bambini del mondo, ai loro genitori (anche a quelli separati), ai loro nonni e nonne, alle simpatiche bidelle (possono essere anche maschi…), alle gentili segretarie ed ai Dirigenti (che possono anche essere femmine…). Buon anno di scuola e di vita ai miei ragazzi. Loro sanno benissimo che avranno un posto nel mio cuore, per sempre. Perché il cuore, come ha scritto qualcuno, non è solo un muscolo, è un pianeta immenso.

Ci sentiamo la settimana prossima, a Dio piacendo

il vecchio (ma ancora in gamba) maestro John Comini

Nella foto: bambini della classe 1933 di Gavardo all'asilo (mio cognato Giovanni è il 3° da sinistra nella seconda fila, quello con il ciuffo)

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