Serle riparte con lo Sprar
di red.

L'Amministrazione comunale di Serle ha deciso di attivare un progetto "Sprar" in luogo del "Cas" ancora presente in via Panoramica. Ne abbiamo parlato col sindaco Bonvicini



Salvo proroghe è scaduto ieri, 11 settembre, il termine utile per i soggetti del Terzo settore per presentare al comune di Serle la propria disponibilità a co-progettare ed attuare un progetto Sprar, acronimo che sta per “Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati”, che nel caso del Comune dell’Altopiano significa accogliere non in modo continuativo 10 rifugiati politici a partire dal prossimo mese di gennaio e fino alla fine del 2020.

Il Sistema Sprar prevede la realizzazione di un’ “accoglienza integrata” che pone l’ente locale primo e diretto responsabile di un progetto che deve prevedere “misure di informazione, accompagnamento, assistenza ed orientamento, attraverso la costruzione di percorsi individuali di inserimento socio-economico”.

Ben oltre, quindi, la sola distribuzione di vitto e alloggio e oco più prevista dai Cas (Centri di accoglienza straordinaria).
Per intenderci e sempre rimanendo sui fatti serlesi, la struttura attivata in via Panoramica dalla Società Medica è un Cas, è in capo totalmente al soggetto privato Società Medica srl, che riceve dal ministero i famosi 35 € giorno per richiedente ospitato e con i quali dovrebbe mantenere gli ospiti.
Struttura che verrà di fatto chiusa proprio grazie all’attivazione dello Sprar da parte dell’Amministrazione comunale.

Il comune di Serle con delibera di Giunta e successivo avviso pubblico ha avviato l’iter che porterà all’attuazione di questo progetto che porterebbe in sé notevoli vantaggi.
Abbiamo chiesto al sindaco di Serle, Paolo Bonvicini, di spiegarci il senso e i motivi di tale scelta.

Perché il progetto Sprar ?
Il progetto Sprar prevede un coinvolgimento diretto dell’ente locale in particolare nell’aspetto di controllo e di rendicontazione economica dei fondi ministeriali destinati allo stesso, cosa che non avviene nel caso del CAS di via Panoramica. Con il bando si procede poi alla selezione di un ente del terzo settore in possesso di comprovata esperienza nell’accoglienza e di rigidi requisiti riguardanti la sfera della condotta morale.
Come amministrazione, anche a seguito di quanto avvenuto nel corso dell’estate, ci sentiamo in dovere di fare questo passo che porta in sé diversi vantaggi a tutela e sviluppo della comunità locale ed anche dei rifugiati che verranno accolti.

Quali sono questi vantaggi?
Oltre al già citato aspetto di controllo e di rendicontazione del contributo erogato dal ministero il comune potrà avvalersi della cosiddetta “clausola di salvaguardia” ovvero avrà la garanzia che non verranno inviati dalla Prefettura, nel territorio comunale, ulteriori rifugiati oltre a quelli previsti dalla quota di ripartizione del 2,5% ogni 1000 abitanti come da accordi tra ANCI e Ministero dell’Interno.
Nel nostro caso aderendo come singolo comune tale quota è di 10 posti.

Avremo così la certezza e la garanzia che nel nostro comune non verranno attivati nuovi e ulteriori progetti, né Cas per l’intera durata del progetto quindi sino al 2020.
Mette quindi al riparo il comune da possibili nuove attivazioni di strutture di accoglienza da parte di soggetti privati, elemento che nelle condizioni in cui eravamo fino a ieri non era possibile escludere.
Tale “clausola di salvaguardia” è applicabile solo ed esclusivamente aderendo ad un progetto Sprar.

E la struttura già attiva di via Panoramica?
Quella struttura nel momento in cui inizierà il progetto Sprar verrà chiusa e i richiedenti verranno trasferiti in altre strutture site in altri paesi. Ciò sarà reso possibile proprio grazie alla “clausola di salvaguardia” che il comune intende far valere grazie all’attivazione dello Sprar. A quel punto nel comune rimarranno solo i 10 rifugiati del progetto Sprar.

Il comune di Serle ha individuato per la realizzazione del progetto due propri locali, si tratta di casa Boifava, sita vicino alla piazza Boifava e il piano primo di Villa Brivio, come mai questa scelta?

Premesso che delle strutture andavano individuate per l’attuazione del progetto, ma la scelta è caduta su queste ultime perché entrambe le strutture necessitano di sistemazione/ristrutturazione ed ammodernamento.

Un’altra opportunità che è prevista nel progetto Sprar, infatti, è quella di impiegare parte del contributo ministeriale destinato al progetto per la sistemazione/ristrutturazione di immobili comunali impiegati per l’accoglienza, da realizzarsi prima dell’ingresso degli ospiti.

Nel caso nostro i due immobili individuati necessitano entrambi di tali interventi che verranno sistemati e resi agibili.
Inoltre l’immobile “Casa Boifava” si trova proprio tra il comune e l’oratorio quindi crediamo in una posizione ottimale per l’attuarsi di un sereno processo d’integrazione.
Discorso simile per il primo piano di Villa Brivio prossima al centro sportivo di frazione Villa, il cui piano terra ridiverrà presto sede del custode dell’area, e quindi a contatto con realtà sportive locali, che auspichiamo sapranno applicare i principi di condivisione e rispetto dell’altro insiti nell’educazione sportiva.

Finiti i tre anni cosa succede agli immobili?
Finiti i 3 anni di progetto Sprar, quindi a questo punto siamo nel 2020, l’amministrazione che verrà potrà decidere di riutilizzare gli immobili per un nuovo progetto Sprar oppure di utilizzarli per altri fini come alloggi popolari, centri culturali, ecc, in ogni caso avremo due immobili, uno ad oggi inagibile, l’altro in precarie condizioni che verranno ristrutturati, resi agibili e messi a disposizione della comunità.

Ci sono altri vantaggi che porta in sé il Progetto Sprar?
Un altro, diciamo così, aspetto positivo è che i rifugiati che vi accederanno avranno già tutti ottenuto lo status di rifugiato, sono stati quindi identificati e riconosciuti come tali dall’apposita commissione giudicatrice attivata dalla Questura. Ricordo che invece gli ospiti di via

Panoramica e in generale chi soggiorna nei Cas sono per la maggiore profughi sbarcati da poco in Italia ed ancora in attesa di riconoscimento della richiesta di asilo. Avremo quindi la garanzia di ospitare persone che ne hanno realmente bisogno.

In sintesi?
1) Maggior controllo e rendicontazione economica da parte del comune.
2) Vera accoglienza con un progetto che mira ad una reale integrazione, inclusione.
3)Attuazione del progetto da parte di soggetti del terzo settore con comprovata esperienza epossesso di rigidi requisiti, che dovranno collaborare con l’amministrazione.
4) Attivazione della clausola di salvaguardia ovvero “10 posti e basta” da qui a fine progetto.
5) Contributi da parte del ministero per la sistemazione/ristrutturazione degli immobili comunali.

.in foto: fronte e retro dell'immobile da ristrutturare "Casa Boifava", vicino all'omonima piazza.



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