Condanna a 9 anni e 4 mesi per Mirco Franzoni
di Redazione

Questa la sentenza di primo grado per il 33enne di Serle che uccise in strada con un colpo di fucile ravvicinato il ladro entrato nell’abitazione del fratello. Riconosciute le attenuanti


La Corte d'Assise di Brescia ha condannato a 9 anni e 4 mesi per omicidio volontario Mirco Franzoni, il 33enne che uccise in strada con un colpo di fucile ravvicinato il ladro di origine albanese Eduard Ndoj. Il malvivente, la sera del 14 dicembre 2013 a Serle, nel Bresciano, era entrato nell'abitazione del fratello. Il pm aveva chiesto 16 anni, sempre per omicidio volontario.

La sentenza della Corte d'Assise di Brescia è arrivata dopo otto ore di camera di Consiglio e dopo che il pm aveva chiesto la condanna a 16 anni spiegando che "in Italia è vietato rubare, ma anche uccidere e che se l'imputato avesse chiamato i carabinieri oggi staremmo celebrando un semplice processo per furto e non per omicidio".

La corte presieduta dal giudice Roberto Spanò ha riconosciuto a Franzoni l’attenuante di avere agito in stato d’ira dopo avere subito un fatto ingiusto, il furto nell’abitazione del fratello.

L'avvocato della difesa, Gianfranco Abate, aveva chiesto l'assoluzione "perché si è trattato di un dramma accidentale" e dopo la lettura del dispositivo si è detto insoddisfatto: "Leggeremo le motivazioni, ma non siamo contenti e non condividiamo la sentenza".

In silenzio l'imputato che si è sempre proclamato innocente. "Non volevo uccidere è partito un colpo accidentalmente perché lui voleva portarmi via dalle mani il fucile" la tesi difensiva del 33enne bresciano, che resta comunque a piede libero.

Con la sentenza la Corte d'Assise di Brescia ha disposto un risarcimento provvisionale immediatamente esecutivo di 50mila euro a testa per i genitori di Eduard Ndoj e di 25 mila per il fratello. Rigettata la richiesta di risarcimento presentata dall'avvocato Alessia Brignoli per gli zii del giovane ucciso quattro anni fa. Complessivamente il legale di parte civile aveva formulato una richiesta di 3 milioni e 700mila euro per il danno subito.

La Corte d'Assise di Brescia ha poi deciso l'invio alla Procura degli atti per aprire un procedimento per falsa testimonianza nei confronti di quattro testi comparsi in aula durante il dibattimento.


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