Pippo e il femore del Tatì
di val.

Il padrone si rompe un femore, da solo al fienile, e lui corre in paese a chiamare aiuti. Così Soccorso alpino e volontari dell’ambulanza hanno potuto intervenire velocemente. E’ successo a Bione


Tutto è bene quel che finisce bene, anche se il Tatì ha sofferto le pene dell’inferno e ora si trova in ospedale con un femore rotto.
Diciamo piuttosto, allora, che tutto è bene quando poteva finire peggio.

Il Tatì, tutti a Bione lo conoscono con quel nome, possiede un fienile al “Vaur”, che si raggiunge abbandonando l’asfalto alla Maschérpa e scendendo per mezzo chilometro lungo un ripido sterrato.
La moglie che è sempre con lui, quando la luce del giorno è venuta meno, ha raggiunto la casa in paese, lui è rimasto per sistemare la legna sotto al porticato.

E lì è successo: un movimento brusco, la perdita di equilibrio e la caduta in malo modo, con le sue ossa delicate da 76enne che non hanno retto al colpo.
Ci ha provato, a raggiungere il telefonino parcheggiato poco lontano, ma senza esito: solo dolori lancinanti. 

Al fienile del Vaur, notte e giorno, il Tatì ci tiene anche due cani ed è stato il più intraprendente, di nome Pippo, ad avere l’idea: correre in paese ad avvisare qualcuno.
Un cane intelligente, a dispetto del pedigree variegato e forse proprio per quello, al quale manca solo la parola.

Appunto, la parola: come farsi capire?
Infatti, quando la Rosalia se l’è visto arrivare in casa tutto trafelato non capiva. E nemmeno perché, pur sollecitato a ritornare al fienile, quel cagnetto non volesse saperne.
E’ stata Cristina a prendersi la briga di riportarlo al Vaur e a scoprire cosa era successo al Tatì.

Il resto è cronaca: la chiamata al 118 e la sala operativa che ha allertato i volontari di Pronto Emergenza con l’ambulanza, che è arrivata fino alla Maschérpa, e quelli del Soccorso alpino della Valle Sabbia che col pick-up hanno raggiunto il fienile, barellato il ferito sulla “kong” e trasferito al mezzo di soccorso più idoneo per una corsa all’ospedale.

Insomma, se tutto è finito bene, o quasi, il merito è di Pippo.
Senza la sua corsa in paese a quattro zampe e la reticenza a tornare sui suoi passi, Rosalia avrebbe aspettato l’ora di cena, prima di preoccuparsi.

E forse al quel punto il Tatì non se la sarebbe cavata così a buon mercato.


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