La rivincita della tradizione
di val.

La tradizione più vera del Carnevale di Bagolino, nei due giorni di baldoria accompagnata dall'esibizione dei balarì, ha fatto il paio con un'aumentata percezione di sicurezza



Il lunedì pomeriggio, mentre i balarì ancora erano impegnati a percorrere i vicoli di Cavrìl per danzare negli slarghi in onore della propria famiglia, della moglie o della fidanzata, oppure semplicemente per ringraziare chi aveva prestato gli ori per decorare uno dei preziosissimi cappelli, una copiosa e fradicia nevicata ha interrotto tutto quanto.
Troppo delicati i costumi perché potessero essere esposti alle intemperie.

Poco male: succede e nessuno se n’è mai lamentato.
Del resto è capitato ancora, nella lunga tradizione che affonda le radici nella storia più remota, che Bagolino concludesse il suo Carnevale senza le popolari danze.

Il martedì invece, il tempo si è fatto più adatto e fra le strade e i cortili di “Osnà” il percorso ha potuto essere compiuto per intero dai balarì, obbedienti agli ordini dei “capi” Antonio e Giovita che ne hanno scandito le movenze al ritmo delle ballate eseguite dalla compagnia dei “sonadur”.

Fino alla finale “Ariosa”
la sera in Piazza Marconi: suggestiva perché si è ritrovata la Compagnia al completo, ma anche e soprattutto per quel “movimento” finale dei “balarì” che è il levarsi cappello e maschera per prodigarsi in un abbraccio liberatorio coi compagni.

Da quel momento il Carnevale di Bagolino è finito.
Sono rimaste ancora alcune ore ai “màscher” per andare in giro a strofinare i passanti con l’aringa affumicata, a rappresentare l’imminente quaresima ed i tempi di ristrettezze economiche che fanno seguito alla baldoria.

Sempre uguale a se stesso, ad uso e “consumo” degli abitanti prima che dei “forester”, il Carnevale di Bagolino, che viene celebrato identico anche nella frazione lacustre di Ponte Caffaro con un’altra Compagnia di “balarì” e altri “sonadur”, anche quest’anno è giunto a termine.

Una tradizione, quella del Carnevale bagosso, che negli anni scorsi stava conoscendo un periodo di decadenza.
Non tanto per volontà degli abitanti di Bagolino, che questa festa ce l’hanno nel sangue e la considerano occasione inderogabile per fare comunità, quanto per l’abitudine consolidata di gruppo di persone, perlopiù giovani e giovanissimi “forester”, che avevano individuato nella Bagolino carnevalesca una zona franca dove dedicarsi allo sballo più insolente.

La tradizione, senza anticorpi
, è stata così affiancata dall’azione dell’amministrazione comunale e di gruppi di volontari che, utilizzando sia le leve culturali sia quelle repressive, in tre anni pare siano riusciti ad imprimere un sostanziale cambiamento.
Incontri preventivi nelle scuole, un decalogo di comportamento da tenere, ma anche la presenza di una squadra di otto agenti di polizia locale agli ordini del commissario capo Marco Matteo Mensi, da Ospitaletto, in appoggio ai carabinieri, hanno fatto la differenza.

.l'ultima foto ritrae la Compagnia dei balarì di Ponte Caffaro alle 20 di sera.
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