Il credito e la cooperazione in Valle Sabbia
di Giuseppe Biati

Dopo l’Unità, l’Italia dovette adeguarsi ai Paesi occidentali più avanzati nell’industrializzazione, come la Germania, l’Inghilterra, la Francia...



...L’economia sentì la necessità di organizzare la raccolta di capitali liquidi per finanziare le imprese nascenti, piccole e grosse, industriali e agricole.
Lo si fece mediante istituzioni di credito, dapprima sotto forma di banche popolari e poi con casse di tipo cooperativo.

Nel giro di un ventennio a partire dal 1865, su iniziativa dei liberali soprattutto zanardelliani, sorsero nel Bresciano otto banche popolari, ma nessuna in Valle Sabbia.

Le due grandi banche attuali bresciane sorsero come società cooperative: il Credito Agrario Bresciano nel 1883 per iniziativa degli zanardelliani e la Banca S. Paolo nel 1888 ad opera dei cattolici.
Quest’ultima aprì nel medesimo anno di fondazione un’agenzia a Bagolino e due anni dopo uno sportello a Nozza.

Sempre nel 1890 i
cattolici di Vobarno costituirono su base cooperativa la “Piccola banca agricola di S. Isidoro”, la quale aprì una succursale a Gavardo e due agenzie a Preseglie e a Polpenazze.

Gli zanardelliani costituirono
una “Cassa cooperativa” a Gavardo nel 1896, mentre l’anno successivo, ancora come cooperativa, cominciò a funzionare a Nozza la cattolica “Piccola banca valsabbina di S. Pietro”, che aprì agenzie ad Agnosine, a Vestone e ad Idro (nel 1928 questa banca venne incorporata dalla S. Paolo di Brescia).

Nel 1898 gli zanardelliani valsabbini costituirono la “Cassa cooperativa di credito valsabbina” con sede a Vestone, aprendo successivamente agenzie ad Agnosine, Casto ed Odolo.
Nel 1941 questa cassa assunse l’attuale denominazione di “Banca cooperativa valsabbina”.

Le banche cattoliche vennero istituite per sottrarre agli istituti di credito liberali (che erano i più diffusi) la clientela cattolica così da offrire anche una base economica al moltiplicarsi delle iniziative in campo sociale, economico e religioso del proprio movimento.
Nel 1911 sorse a Vobarno una “Banca popolare”, ma ebbe vita breve: si sciolse dodici anni dopo.

Per mettere i contadini e i piccoli artigiani in condizione di sfuggire all’usura, nacquero nel 1901, per iniziativa cattolica, tre Casse rurali ad Anfo, a Bagolino, a Prandaglio e una quarta l’anno seguente a Volciano.
Esse misero a disposizione i capitali necessari a condizioni convenienti anche perché le aziende non precipitassero le vendite dei raccolti a sottocosto, sfavorendo in tal modo la speculazione dei grossisti.

In questo periodo nacque una cantina sociale a Prandaglio, largamente sostenuta dalla locale Cassa rurale.
Sotto forma di cooperazione funzionava già nel 1899 la “Latteria sociale di Lavenone”, dove nel 1902 sorse una “Società di assicurazione contro la mortalità del bestiame bovino”, contemporanea a un’altra similare sorta a Gazzane di Preseglie.

Un altro aspetto della cooperazione fu quello che riguardò la difesa del consumatore e qui, più che i cattolici che pure istituirono nel 1900 la cooperativa di consumo “Consociazione agricola di S. Isidoro” a Vobarno, si distinsero forze laiche e socialiste che crearono l’”Associazione agricola della Quadra di Gavardo” (1900), la “Cooperativa addetti stabilimento Migliavacca-Gavardo” e la “Cooperativa di consumo operai e agricoltori” a Volciano (1902).

di Giuseppe Biati


180219_biati_1.jpg 180219_biati_1.jpg 180219_biati_1.jpg 180219_biati_1.jpg