Analisi Arpa su Fonderie Mora, la replica
di val.

«Gli argomenti avanzati dall’Ats sono del tutto superficiali, fuorvianti e contraddittori» così nei giorni scorsi Legambiente, Medicina Democratica e Gaia


«In riferimento alla relazione ARPA di fine dicembre, si osserva che le analisi dei campioni di polveri prelevate all'interno del sito industriale "Fonderie Mora" e nelle sue adiacenze, avendo solo carattere qualitativo, inequivocabilmente, hanno documentato che le polveri dei campioni BS353 e BS354 sono qualitativamente simili al campione prelevato all'interno del sito "Fonderie Mora" e di conseguenza non possono che essere originate dalle emissioni della fonderia stessa».

Così hanno messo, nero su bianco
, nei giorni scorsi, gli ambientalisti di Legambiente, Medicina Democratica e Comitato Gaia.
L’indagine compiuta da Arpa, insomma, non aveva come scopo quello di valutare il rischio sanitario dovuto alla ricaduta di quelle polveri, che infatti non sarebbero nemmeno state analizzate per vedere di che cosa erano composte.

Gli ambientalisti, quindi, puntano il dito sull’Ats perché trarrebbe delle considerazioni errate.
Così infatti aggiungono in una nota: «Ne consegue che gli argomenti avanzati dall'ATS in base ai quali '"la natura delle polveri depositale rappresenterebbe la componente più pesante e quindi di maggiori dimensioni (maggiori dì 100 micron) e quindi non inalabili e non respirabili" (sic'.) e che " ... la possibile deposizione delle polveri sulle matrici vegetali, considerata la composizione delle poveri analizzate da ARPA, dia luce delle informazioni raccolte...non vi sono elementi di preoccupazione in considerazione del fatto che le polveri sono facilmente rimovibili mediante l'azione meccanica costituita dall'acqua corrente prima del loro consumo" sono del tutto superficiali, fuorviami e contraddittori».

«Tanto più che non si tiene conto dei risultati dell'indagine condotta da ARPA (2016) sia pure fondata su un solo deposimetro peraltro collocato in punto che, presumibilmente, non rappresenta la maggiore ricaduta dì polveri immesse dai camini della fonderia – aggiungono -. In quella indagine le concentrazioni dì PCDD/F + di PCB erano pari a 9,9 WHO- pg TE/m"2 d"1 (analoghi a quelli riscontrati a Brescia città notoriamente sede di Sito Inquinato dì rilevanza Nazionali per i contaminanti PCB e Diossine) e superiori al valore obiettivo proposto a livello europeo di 8,2 picogrammi per mq per giorno».

Arpa stessa, nella sua relazione, osservava che "è Importante intervenire sistematicamente riducendo, ove possibile, il contributo delle emissioni industriali".

«Alla luce di questi elementi ci paiono ancor più sconcertanti le osservazioni avanzate dall'ATS» affermano Legambiente, Medicina Democratica e Gaia, chiedendo un supplemento di indagini per valutare il rischio delle emissioni della fonderia.

Servirebbero insomma almeno «la speciazione dei metalli e microinquinanti organici delle polveri prelevate sia all'interno del sito industriale che nelle vicinanze» ed una «campagna di misura e caratterizzazione dell'inquinamento atmosferico in prossimità del sito industriale».


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