C'era una volta la Posta a Ponte Caffaro
di Enzo Melzani

«Buongiorno. Vorrei disturbare un momento per sottoporre alla vostra attenzione una situazione che ormai inizia ad essere paradossale. Proprio così...»



Mi ricordo anni indietro che in ogni paese della valle si potevano trovare tutti i servizi per una tranquilla vita anche lontano dai grandi centri abitati,  c’erano  bar, ristoranti, alberghi, tabaccherie, negozi di ogni genere, macellerie e perchè no?..... pure la Posta!

Già, la posta, con un servizio giornaliero puntuale (a volte pure troppo puntuale....) con “postini “che sia in inverno che in estate portavano quanto dovuto in modo regolare e preciso nelle rispettive abitazioni..
Già, la posta.

Poi passano gli anni, arriva la tecnologia che aiuta a MIGLIORARE i servizi...
In effetti, ora,  se vai in posta pare di andare in una Banca stile western dove intanto che aspetti il tuo turno hai la possibilità di acquistare l’enciclopedia o fare  la raccolta punti per le pentole inox.

Aspetti il turno perché avendo tre persone davanti ogni volta l’operatore (me par el venditore della folletto - senza offese x la folletto)  propone ad ognuno 1000 opportunità di abbonamenti, servizi al risparmio o apertura di nuovi libretti con interessi stratosferici...
In realtà la maggior parte di noi va in posta  x ritirare la PENSIONE e/o spedire una semplice lettera.
Credo negli sviluppi, o forse a questo punto anche no!

Negli ultimi 7 anni la posta (o meglio le alte menti che gestiscono la posta) decidono che va rivisto l’assetto organizzativo e gestionale degli uffici postali e quindi che fanno? Decidono di ridurre i giorni e gli orari di apertura.  D’altronde in un paese piccolo (pure turistico) non serve tenere la posta sempre aperta tanto la gente non viene.

Già, par vero: forse però non vengono in posta per la paura che per poter spedire qualcosa poi gli andate a propinare qualche investimento di surrogati argentini o cose simili.
Ma la posta serve, loro non se ne accorgono ma serve: per i semplici cittadini e anche, incredibile ma vero, per chi ha un’attività, nel bene e nel male.

In questi anni i miei collaboratori mensilmente si recavano in posta per acquistare francobolli e più di una volta veniva loro risposto: ci spiace ma per una posta così piccola non possiamo tenere così tanti francobolli, deve andare a prenderli da un’altra parte, poi ci porta il tutto opportunamente affrancato... (si chiedeva l’acquisto di €100,00 di francobolli).
Vabbè, ci organizziamo anche in questo caso!

Poi ovviamente che succede se tieni chiusa la posta cinque giorni a settimana?
Succede che nei due rimanenti non trovi più le tre persone davanti, ma una lunga fila.

Vabbè pazienza, poi però non finisce qui.
Capita che ti arriva un biglietto a casa con scritto “siamo passati ma tu non c’eri (ogni tanto lavoro pure io e incredibile lavoro più di due giorni a settimana) quindi devi venire da noi a ritirare quello che volevamo consegnarti ..... ma non domani vieni quando te lo diciamo noi”.

Nel frattempo uno pensa chissà magari devo andare a ritirare qualche vincita (magari), oppure qualche busta verde (speriamo di no) oppure qualche particolare scadenza.
Ovviamente dall’agitazione sbagli giorno e, dopo aver aspettato 45 minuti, ti dicono: “non è oggi che deve venire ma è tra tre giorni”.
L’ansia aumenta, il tempo stringe, quindi deleghi qualcun altro al ritiro perché per impegni di lavoro non riesci a passare di persona (incredibile in quei due giorni lavoro e son via dal paese).

Così, dopo lunga attesa, ritirano.
Che cosa ritirano? Ah una semplice busta con all’interno il pagamento di una ritenuta d’accorto.

Vabbè, capita, ti tranquillizzi e ti chiedi se i disagi a questo punto sono finiti.
Invece ti accorgi che negli ultimi mesi non arriva più la posta né a casa e neppure in ufficio.

Pensi che in periodo di ferie nessuno spedisca nulla, poi però mentre passano i giorni noti dal conto corrente che vengono pagati in automatico (RID) bollette del telefono, dei cellulari, del riscaldamento di casa e ufficio… la cosa strana è che non mi arrivano le fatture.
Contatti direttamente i fornitori dei servizi e quelli ti dicono che le fatture vengono inviate regolarmente.

Cosa c’è che non va ancora?
Passano i giorni e poi finalmente la posta arriva tutta insieme: fatture già pagate, pagamenti da fare scaduti da 15 giorni, inviti a convegni o corsi già terminati, lettere dell’agenzia dell’entrate che danno tempo 30 giorni per rispondere (peccato che ne son già passati 25) e via dicendo.

Insomma: oltre l’ufficio postale che non fa più la posta, ora pure la consegna delle semplici lettere avviene in ritardo. Così mi informo e scopro che hanno cambiato i postini.

Come cambiato i postini? Già arrivano persone che il paese non l’hanno mai visto e si perdono lungo le strade. Vabbè, ci può stare, non conoscono bene il paese, impareranno.
Però capita che la posta di mia mamma se la trova nella buca delle lettere il mio vicino di via, che per fortuna mi fa il piacere consegnarmela.

Se non ricordo male avevamo già dei postini che tra l’altro vivono e son cresciuti a Ponte Caffaro, ma quelli vengono trasferiti (hanno un punteggio più basso e quindi non vanno bene).
Ma quale sarà la mente che propina questi intelligenti cambiamenti per un futuro migliore?

A questo punto voglio conoscere ancor meglio il problema, quindi parlo con altre persone: amici, conoscenti.
Ne discuto più volte e scopro che ad altri è andata peggio. Della serie: arriva l’avviso di mancato pagamento della fattura con minaccia di tagliare il servizio, peccato che la prima fattura non sia mai arrivata, oppure la  convocazione per vaccinare i figli che arriva dopo la data prevista per il vaccino.

Io capisco siamo un paese di periferia (anche se ci passano e spesso si fermano un sacco di turisti), ma pur sempre di periferia.
Ma signori dirigenti delle Poste Italiane, avete mai lavorato al servizio dei cittadini con l’intento di migliorare il servizio?
Siete mai scesi nelle piccole poste per capire di cosa ha bisogno il cittadino?
Io mi auguro con tutto il cuore che questi disservizi, da voi volutamente creati, trovino una giusta soluzione, altrimenti fate prima a chiudere.

Cari dirigenti delle poste italiane svegliatevi
e provate a migliorare il servizio senza ritardi e senza proporci quando ci presentiamo in posta qualche nuova raccolta delle monete storiche da collezioni che poi son cagate pazzesche!  Buon lavoro.

Enzo Melzani

Ps - la mia buca delle lettere in compenso è piena di pubblicità che regolarmente (non sbaglia mai un giorno) il semplice portantino in bicicletta passa senza mai dimenticarsi di infilarci riviste che sono utili solo per la raccolta differenziata. 
 
 
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