A una maestra
di Maestro John

Molti anni fa, quando insegnavo a Mocasina, ho conosciuto una maestra eccezionale, una signora del paese, la maestra Neni Pasini, suo marito aveva le cantine...


Spesso mi invitava a casa sua, era una persona molto dolce e profonda.
Mi diceva: “Guarda John il campanile della chiesa, non somiglia a un gatto?” Adesso è in Paradiso.

Le avevo dedicato una piccola poesia: “A una maestra”…

Vorrei parlarti di un piccolo paese
disteso su dolci onde di colline
delle sue macchie di case dai tetti rossi
cambiano le stagioni ma il cielo è sempre azzurro
come nei disegni dei tuoi bambini…

Vorrei narrarti le cento storie
di un’aula dalle grandi finestre
in cui si specchiava la storia del mondo
i racconti dei nonni e le filastrocche della mamma
come nei quaderni dei tuoi bambini…

Vorrei dirti i mille volti
di piccoli scolari dai grandi occhi
i loro sguardi pensosi sui banchi di legno
i fiori del prato sono tanti ma ognuno è diverso
com’è scritto nei libri dei tuoi bambini…

Vorrei raccontarti i segni bianchi che a milioni
sono stati scritti sulla lavagna del tuo cuore
i segni tracciati da piccole mani incerte e buone
ma i numeri del tempo non si cancellano
come le illustrazioni dei tuoi bambini…

Vorrei cantarti tutte le canzoncine
che pare s’innalzino giù dal cortile
quando risuonano le voci e le grida della ricreazione
tra la polvere delle corse sudate si nasconde la gioia di vivere
come nei giochi dei tuoi bambini…

Vorrei, mentre corri a casa, sognarti sulla piccola strada
quando il sole fa brillare la tua bicicletta
e la gente sorride serena a mezzogiorno
e non si rattrista a quel difficile problema che è la vita
quando i mille bambini cresciuti dinanzi ai tuoi occhi
insieme ti saluteranno: “Ciao maestra, ci vediamo domani!”…


Ciao, dolce maestra Neni! Mi manchi tanto.
Ho conosciuto maestre che nel piccolo, senza clamore, creano un meraviglioso contatto con i bambini, sono loro vicine nelle piccole grandi cose di ogni giorno.
Sono maestre che pensano che tutto ciò che passa attraverso il bambino prima passa nel suo cuore.

Maestre che aiutano ogni bambino a cercare il proprio posto nel mondo. Perché la scuola è il luogo dove si fonda la società di domani.

Maestre che insegnano le varie materie, ma danno rilievo al rispetto degli altri e dell’ambiente.

Maestre che donano il sorriso, che creano dialogo, che ascoltano, che sperimentano la complessa arte della convivenza.

Maestre che faticano, che sono ansiose, che non “volano” alle riunioni (solo all’uscita), che a volte si sentono sole, fragili, demoralizzate.

Maestre che si sentono sconfitte e vanno in crisi quando vedono i bambini che non riescono a capire, o le famiglie con cui non riescono a dialogare.

Maestre che vanno avanti comunque, con passione, nonostante tutto. E che qualche bambino, a volte, riescono a salvarlo.

Maestre che credono nella vita, che hanno entusiasmo, che s’inventano mille modi per rendere la scuola un luogo bello e accogliente, in cui ogni bambino abbia il piacere e la felicità di entrare. E i bambini non finiscono mai di sorprenderle, perché ogni bambino è il futuro qui ed ora. La loro grafia in cerca di se stessa, ora illeggibile, ora elegante, è il segno che stanno elaborando la loro presa di posizione di fronte al mondo, possibile solo grazie alla scoperta, alla conoscenza, all’accettazione della propria unicità.

Maestre a cui i bambini regaleranno disegni pieni di cuoricini, con la scritta “Sei la più bella del mondo!

Maestre che rimarranno sempre nei ricordi dei propri alunni, che non saranno mai dimenticate, di cui si ricorderanno i nomi, i volti, il timbro della voce, la figura, maestre con le quali i futuri adulti avranno una relazione di debito e di riconoscenza, perché hanno insegnato innanzitutto che non si può sapere senza amore per il sapere. Maestre piene di progetti e di idee, che sanno che non tutto sarà realizzato, che alcune cose verranno bene e altre meno, ma che durante l’anno spunteranno nuovi e inaspettati progetti e magari saranno quelli che daranno più soddisfazioni.

Maestre che hanno colleghe felici di quello che fanno, con le quali condividere il lavoro perché in tanti si può far meglio che da soli.

Maestre immense e discrete, che vogliono continuare a imparare, con tutta la classe, come diventare grandi, giusti, un po’ meno egoisti e soprattutto felici.

Maestre che insegnano a sognare. La chiave è l’amore. Invece di una sgridata, è meglio un sorriso, o un abbraccio.

Maestre che a volte urlano. Quando una maestra è arrabbiata si ferma tutto. Sembra che i fiumi non scorrano e l’uomo primitivo resti bloccato con la lancia alzata. Solo se torna la calma, allora tutto ricomincia a funzionare.

Maestre che riescono ancora a provare stupore.

Maestre che mettono al centro della scuola il bambino, per liberarlo da ogni paura, per dare motivazione e felicità al suo lavoro, creare intorno a lui una comunità di compagni che non gli siano antagonisti, per dare importanza alla sua vita e ai sentimenti più alti che dentro gli si svilupperanno…

Maestre che cercano di capire perché alcune cose sono facili per alcuni bambini e diventano difficili per altri. Che sentono la solitudine e il senso di vergogna del bambino che non capisce,  perso in un mondo in cui gli altri capiscono. Maestre che vogliono che nessun bambino si senta mai escluso e che ognuno si senta valorizzato per quello che sa offrire agli altri. Maestre che vanno in crisi quando devono classificare i bambini con voti e giudizi.

Maestre che credono nelle persone, nella curiosità, nella conoscenza, nella costruzione di rapporti unici, nell’onestà verso se stessi e verso gli altri, nella voglia di ridere senza ferire, nella voglia di giocare mantenendo il ruolo da adulto, nell'essere parte attiva di un gruppo non tradendo mai se stessi...Maestre che credono in una scuola dove si possono fare cose che non servono a niente, e quindi a tutto. Maestre che credono nello studio, che non è facile, che richiede sacrificio e impegno.

Maestre che credono in un mondo migliore. Maestre che rendono il mondo migliore.
Perché ogni bambino è unico, straordinario, irripetibile, ogni bambino è un dono meraviglioso, che sia figlio di povero o di re.
Maestre che danno fiducia all’amore, e cercano di insegnare la magia della vita.
Buon anno scolastico a tutti (e anche ai “miei” ragazzi che vanno alle medie)!
 
Mafalda “Se sbagliando s’impara…beh, io posso addirittura insegnare.”
“I verbi, signora maestra? Il passato lo hanno riscritto, il presente è una lotteria e il futuro ce l’hanno fregato…

PS.- Dimenticavo. In bocca al lupo, maestri maschi! Con tutte le maestre che vi circondano, sarà un anno difficile, eh eh eh!

Ci sentiamo la settimana prossima, a Dio piacendo
maestro John

Nelle foto:

1) La maestra Neni ritratta in una storia di Pinocchio in diapositive

2) Convivio di maestre, quando dicevamo "Iè i momencc piö bei" (ma chi è quel maestro in giacca e cravatta? Sembrerebbe un tipo intelligente e simpatico...)

3) Maestre al matrimonio della maestra Rosetta

4) Una classe di Prevalle San Zenone con le mie mitiche colleghe Vanna e Franca. Davanti a me c’è Firas Mourad, ora ha 36 anni, è nato a Gavardo e cresciuto a Prevalle. È di origini siriane, il padre ha studiato medicina a Brescia ed è medico condotto.
Firas oggi è fisioterapista. Ogni anno si reca nei campi profughi per assistere i bambini che hanno bisogno di riabilitazione in seguito a ferite dovute al conflitto.

“Grazie alla mia conoscenza dell’arabo faccio da mediatore con una fondazione siriana con sede in Turchia che si occupa dell’assistenza ai profughi provenienti dalla Siria.
Ci occupiamo in particolare di madri con figli orfani di padre. E ce ne sono davvero tantissimi. È
un modo di rendermi utile per la gente della mia terra di origine e in particolare per i bambini.”
 
Bravo Firas! 10 e lode!

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