Sensori «al soffio» per la diagnosi precoce
di Federica Ciampone

È il progetto a cui sta lavorando Sonia Freddi, giovane ricercatrice di Casto, che grazie a una borsa di studio volerà in Belgio ad approfondire le sue conoscenze in ambito chimico 


Spesso si è portati a pensare alla ricerca accademica come ad un percorso molto teorico e lineare. Interessante, senza dubbio, ma lontano dalla vita di tutti i giorni, privo di concretezza.
 
A sradicare questo pregiudizio contribuirà certamente la storia di una giovane ricercatrice originaria di Casto.

Laureata magistrale in Fisica all’Università Cattolica di Brescia, assegnista di ricerca all’Università “Tor Vergata” di Roma e ora dottoranda in Science, Sonia Freddi - all’interno del progetto d’Ateneo "Anapnoi", sta lavorando allo sviluppo di una piattaforma di sensori che potrà essere di grande utilità nella diagnosi precoce delle malattie, e di conseguenza nella tempestività delle cure.
 
Questi sensori permetteranno infatti, al semplice soffio della persona sulla piattaforma, di determinare la presenza di molecole considerate biomarcatori di alcune patologie, come per esempio il cancro o la fibrosi cistica.
 
“Nel nostro respiro sono presenti centinaia di molecole, in quantità differenti se si tratta del respiro di una persona sana o di quello di una persona malata – ci spiega Sonia. – Dopo aver lavorato per un periodo con dei sensori ideati in Russia, intendiamo svilupparne alcuni nuovi e migliori, costruiti con un materiale diverso, qui a Brescia”. 
 
La dottoranda tra qualche mese partirà dunque per Leuven, in Belgio, dove per 6 mesi - grazie alla borsa di studio Zegna - potrà studiare al Dipartimento di Chimica dell’Ateneo e acquisire le conoscenze necessarie a portare a termine la realizzazione di sensori che in futuro siano “a portata di medico” nelle strutture ospedaliere.
 
Chiediamo a Sonia cosa rappresenta per lei, originaria di un piccolo centro valsabbino, un’esperienza internazionale di questo calibro. “Ho sempre ritenuto importante fare esperienze all’estero per confrontarmi con realtà diverse da quella italiana e imparare cose nuove. Crescere in un piccolo ambiente come Casto significa avere sempre un supporto da chi ti circonda – che spesso ti conosce da sempre – ed è una realtà che io tuttora amo molto. Mi piace pensare che, grazie a questa borsa di studio, potrò acquisire nuove conoscenze all’estero e tornare poi in Italia per applicarle a favore della comunità”.
 
Infine, i ringraziamenti. “Ci tengo a ringraziare chi crede nella ricerca scientifica e la incoraggia. In particolare ringrazio il mio supervisor prof. Luigi Sangaletti e le prof. Stefania Pagliara e Paola Castrucci, che mi hanno aiutata molto nella mia crescita professionale. Un grande ringraziamento va anche agli Zegna, il cui contributo è stato fondamentale”.
 
Indubbiamente una bella sfida, verrebbe da dire. “Ma io le sfide le amo – afferma la giovane ricercatrice – e farò tesoro di questa grande opportunità”.

 
 
 
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