«Ma vi sembra giusto?»
di Anna

Da Vobarno arriva un grido di dolore per le sorti di Martina, una capretta capretta uccisa dai cani in battuta al cinghiale. Non in mezzo al bosco, ma in un recinto vicino alle abitazioni




Ecco la conseguenza di oggi della caccia al cinghiale.

Una delle nostre caprette di nome Martina è rimasta agonizzante per quasi un ora a seguito di un attacco di 4 cani addestrati alla caccia al cinghiale che hanno oltrepassato la rete di recinzione e hanno rincorso le nostre capre fino ad individuare la preda, costringerla in un angolo e poi massacrarla senza pietà.

Non è la prima volta che succede, in questi anni, sempre per lo stesso motivo, ne abbiamo perse altre o sono rimaste menomate.

Mi chiedo: ma tutta questa sofferenza in nome di chi e di che cosa?

Martina era una capretta di razza orobica, timida e schiva ma che non disdegnava le coccole.
Intelligente come tutte le capre sanno essere, era capace di mostrare tutto il suo affetto.

La caccia al cinghiale è appena iniziata e già
abbiamo dovuto curare due settimane fa una delle nostre capre che ha subito lo stesso attacco. Fortunatamente in quel caso la presenza di mio marito ha fatto si che non facesse la stessa fine, anche se un'altra per lo spavento ha abortito.

Ma noi dobbiamo tutti i fine settimana piangere?

L’indennizzo economico non ci porta indietro la nostra Martina e non ci cancella dalla mente le sofferenze che ha dovuto subire.
Come può la legge tutelare tutto ciò?

Anna
Vobarno 13 ottobre 2018

In foto: la capretta Martina prima e dopo il "trattamento".


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