Il fiume Chiese va...
di John Comini

…e porta via le gioie, le tristezze e le nostalgie di ciascuno. Il fiume va, e fa riaffiorare i ricordi


 
Quando la mia famiglia abitava in Piazza De Medici, mia mamma andava, insieme a tante donne, a lavare i panni alla fontana di Via Tebaldina. Poi, al “grattacielo”, scendeva le scale accanto al ponte (c’erano anche le latrine) con la pesante asse di legno, per lavare le cose meno delicate. Poi l’aiutavamo a riportare l’asse in cantina (fidarsi è bene… ).
 
Alla finestra del bagno, al secondo piano, talvolta vedevo volare nel Naviglio oggetti misteriosi: erano i sacchetti dello sporco buttati in acqua. Accompagnavo mio fratello Franco a lavare la macchina all’Isolo, armati di secchio, sapone liquido e spugna. Scuotimento dei tappetini e asciugatura meticolosa, con svuotamento dei secchi di acqua sporca nelle “Chiare, fresche et dolci acque” (come “cantava” il Petrarca, ma i suoi dischi non c’erano al juke-box delle Acli… ).

Chi non ricorda quel camion precipitato nel Chiese, e gli uomini che sulla barca facevano a gara per  “pescare” le mele? Il mio caro barbiere Santino Galante era un appassionato di pesca, e mentre mi tagliava i folti capelli da rock-star discuteva con gli amici di mitiche gare di pesca e di anguille lunghe così… Quando veniva chiuso il canale Naviglio per essere pulito, rimanevano solo pozzanghere e allora tante persone andavano alla ricerca delle bòse musignűne.
 
Molti ragazzi facevano gare di tuffi, tra grida e risate. Il fiume era come un mare. Ragazzi che come acrobati si tuffavano dal ponte. Mio cognato Luigi, che è stato uno di quei ragazzi vivaci, mi racconta che c’era “el Sargiulì” (a Quanello) per imparare a nuotare e la “Sargëla” (da via Tebaldina alla centrale) per gli esperti nuotatori.
 
La signora Maria Rivetta con il marito Massolini erano i custodi della centrale, con lunghi bastoni raccoglievano a riva le ramaglie e gli oggetti che avrebbero potuto intasare il flusso delle acque. Il signor Montanari (padre del callista) era addetto al controllo delle acque.
 
Il fiume va, e porta via con sé anche delitti irrisolti, suicidi, persone annegate.
 
Nel paese aveva fatto grande impressione il tragico annegamento di Idalgo Crescini: era nato come me nel ’52, ed è affogato a 9 anni. Mia suocera Virginia raccontava delle ricerche sul fiume, in via Sormani, per cercare il corpo dello sventurato ragazzo.
E come dimenticare Emanuele Ghidini, detto Ema, 16 anni, e la struggente lettera che gli ha dedicato il papà Gianpietro, che dall’immenso dolore della perdita ha creato la fondazione “Pesciolino rosso”? 
Nella lettera ci sono alcune commoventi parole: “Quanto ti ho amato, quanto ti amo ed amerò… Ema ti amerò sempre. Gettando via te hai salvato me e salverai tanti giovani. Te lo assicuro.”
 
“Ho il cuore a posto quando penso a te
mi si riallineano le stelle in cielo
sparisce tutto quello che non c’è
e sembra tutto così vero…

Ho il cuore a pezzi quando penso che
volano gli attimi di questi anni
questo dolore che non passa mai
questa emozione che ogni volta è nuova

Oh amore, lontano…
ti tengo sempre dentro di me
nell’orizzonte in primo piano… ” (Eros Ramazzotti)
 
Ho visto una bella intervista di Teletutto al mio caro cognato Sergio Franceschetti: parla della pulizia compiuta da centinaia di alpini della Monte Suello, dalla foce del lago d’Idro fino a Prevalle. Sergio sottolinea la disponibilità degli alpini, con centinaia di metri cubi di rifiuti raccolti: pneumatici, reti di letto, materassi, persino cucine… La salvaguardia del territorio passa anche dal coinvolgimento dei ragazzi delle scuole per un’educazione ambientale attiva.
 
La mia amica Ceci, inesauribile fonte di aneddoti e notizie, mi racconta che quando abitava “de là del pónt” a Valverde, per attraversare il ponte (non ancora ristrutturato) temeva di cadere nelle acque, perché c’erano solo assi di legno. E a Villanuova l’associazione “La Rosa e la Spina” tempo fa ha realizzato un progetto di recupero artistico dei lavatoi, alimentati ancora adesso dall’acqua del Chiese, che non vengono quasi più utilizzati. “Come l’acqua il tempo scorre.”
 
Il saggio Antonio Abastanotti racconta che un tempo alcune donne per aiutare la famiglia facevano le lavandaie, raccoglievano dalle case dei benestanti la biancheria da lavare ed andavano al fiume col loro banco per il lavaggio (el laandér), anche durante i mesi invernali. Le lenzuola venivano fatte bollire in un pentolone sul fuoco, con della lisciva fatta con la cenere, poi venivano risciacquate al fiume e, se il tempo lo permetteva, si stendevano al sole tenendole ogni tanto innaffiate per renderle più bianche.
 
Il caro Antonio ricorda che, all’imbrunire, il papà andava al fiume a mettere le esche per prendere le anguille. Agli ami venivano attaccati dei lombrichi. Al mattino prima dell’alba li doveva prelevare altrimenti le anguille si sarebbero liberate. 
“Acqua che canta acqua che incanta.” Sul Chiese ci sono paesaggi splendidi, tante volte fotografati e dipinti, vecchie case che si affacciano sul fiume e vi si specchiano. Quanti ponti per unire le persone! 
 
Come il ponte di Bolina sul Naviglio, vicino all’omonima cascina teatro della battaglia tra francesi ed imperiali nel 1705 (ben narrata da Marcello Zane). O il ponte Arche, dove le acque del Naviglio, superato lo sfioratore dell’Isolo, seguono il lungo fabbricato che ospitò il setificio Sormani. E poi il vecchio, bellissimo ponte in pietra di Quanello che congiunge la cascina con la Gavardina.
 
Questi ponti si possono ammirare anche grazie all’Avis, durante la “camminata dei ponti”, che promuove la donazione del sangue e un corretto stile di vita. Si cammina anche su: ponticella del Bostone,ponte dei Marinai, ponti di Gavardo (su Naviglio e Chiese), ponte del Rio Rossino, ponte Guido Franchi, ponticello P.zza Donatori di Sangue e ponte beveraggio all’Isolo. 
 
Il fiume è come il flusso della vita, inarrestabile. Per secoli si sono sfruttate le sue acque per ricavarne forza motrice, dal mulino ai magli fino alle centrali idroelettriche. Il vecchio Mulino, documento di storia fluviale, ora è ben ristrutturato. Ospita lo straordinario presepio vivente e bellissime mostre, come quelle dell’Associazione Rebus. Come “Angiolina”, le fotografie con cui Roberto Cavagnini e Licia Scalvini hanno voluto raccontare la canzone “Volta la Carta” di Fabrizio de Andrè. 
 
C’era anche la mia bella nipote Alessandra Tebaldini, eccellente cantante (non lo scrivo perché sono suo zio, ma perché l’è vera!) accompagnata dai musicisti Tiziano Rivetta, Cristian Filippini e Alberto Amadori, con le splendide coreografie delle danzatrici sotto la direzione artistica di Laura Avanzi.
 
Posizionata nei pressi dell’antico mulino c’è ora la centrale idroelettrica, produce energia “pulita” a beneficio della collettività. Le centrali lungo il corso del Chiese davano energia elettrica al Lanificio. Come la centralina in località Bostone, vicino alla casa della simpatica Anna Bendotti.
 
La cara Gabriella Cantoni Bravi, nel libro “I rumori della memoria” (Via Molino, monamour), scrive questa bella poesia: “Fiume”…
 
“Penso tante volte di lasciarti solo
e consegnarti la mia vecchia casa,
fiume del mio paese.
Non so più se sei musica o ricordo di musiche,
se accarezzi la mia casa o scavi sotto
come fosse la mia anima.
In questi anni mi hai ingannato tante volte.
Mi porgi la luna che sta sopra la Paina
come se le tue acque l’avessero catturata
e gettata sul fondo del tuo letto
perché era…Luna Nera…
Ed è così, che in questo fondo fai riemergere
ricordi, nostalgie, profumi e
musica d’acqua corrente…
…ma anche tanti sospiri…
Mi rivedo in una culla che nonna dondolava
appesa ad un filo d’amore.
Non so se è ricordo o memoria
di chi narrava i miei giorni,
laggiù, in dialetto, al Molino.
Per tutto questo, forse,
mi è così difficile lasciarti…Chiese
generoso fiume del mio paese.” 
 
E allora mi viene in mente la poesia “El Cés urgugliùs” dell’amico maestro Fabrizio Landi, prima classificata del concorso dedicato al compianto Cesare Cavagnini (i suoi amici del Borgo del Quadrel realizzano sempre uno stupendo presepio). Fabrizio parla di suo padre…
 
“…D’estàt, en löi o agóst, quand fàa cald fés,
èl mé portàa al Mulì, ‘ndogh’ira el Cés:
lé fàem èl bagn, a volte cól saù,
e sìrèm ‘n tancc, mìa apéna nóter du….
Per lü “CÉS” l’ìa mìa ón nòm, opure ón scótöm;
lü ‘l cridìa ché ‘l vulìes dì: “FIÖM”.
Tè gh’è de esser urguglùs, alura, Cés,
perché ‘l tò nòm, anche sé l’è cürt fés,
l’è stat dopràt, pròpe dal mé bubà,
per ciamà töcc i cors d’acqua, èsteri e italià….”
 
Adesso si parla di un depuratore del Garda sul Chiese. Si parla di varie ipotesi:
il potenziamento del depuratore di Peschiera oppure 2 depuratori, uno a Muscoline o Gavardo e l’altro a Montichiari. Entrambi gli impianti scaricherebbero nel Chiese. 
 
Speriamo che si giunga a una soluzione condivisa nell’interesse del territorio, dell’ambiente e dei cittadini, anche perché in gioco ci sono sia il lago di Garda (la più grande riserva italiana di acqua dolce e méta di una gran massa di turisti) sia l’ecosistema della Val Sabbia, con un fiume che spesso risulta in secca.
 
Speriamo in bene. Come diceva quello: “La speranza è l’ultima a morire.” E l’altro: “No no, la mé nona Speransa l’è un pess che l’è morta.”
Il fiume siamo noi. Da noi dipende la crescita economica ma anche la tutela del paesaggio e dell’ambiente. 
 
“Quanto sarebbe bello se, per ogni mare che ci aspetta, ci fosse un fiume, per noi. E qualcuno – un padre, un amore, qualcuno – capace di prenderci per mano e di trovare quel fiume, immaginarlo, inventarlo e sulla sua corrente posarci. Questo, davvero, sarebbe meraviglioso. Sarebbe dolce la vita, qualunque vita…” (Baricco)
 
Ci sentiamo la settimana prossima, a Dio piacendo
 
Maestro John
 
Già oggi, appena arrivati i Re Magi, mia moglie ha smontato il presepio. Ora i Re Magi devono attendere un altro anno per portare i doni… Ah, le donne!
 
Dimenticavo: Auguri alla mia attuale moglie, alle mie sorelle, alle mie cognate, alle mie splendide nipoti e alle mie “simpaticissime” amiche…
 
Nelle foto:
1) Tuffi nel canale del Lanificio (foto di Cesare Goffi, 1970)
2) Il bagno sotto il ponte di Quanello (Cesare Goffi, 1971)
3) Gli amici Daniela Averoldi e Giovanni Lavo innamorati al fiume
4) Camminata dei ponti dell’Avis
 
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