Il Giggs italiano
di Luca Rota

Poiché anche le “figurine” si raggruppano in sottoinsiemi, nei prossimi numeri ne dedicherò diversi a differenti tipologie. Il primo di essi è dedicato agli “inglesi”, parte di quella nutrita flotta di calciatori di casa nostra espatriati in Premier League


Se i più famosi furono Berti, Eranio, Zola, Vialli, Di Matteo e Ravanelli, ebbene non furono i soli a lasciare l’allora grande serie A per la Premier. 
Gabriele Ambrosetti fa il suo esordio nel Varese, allora militante in C2, diventando prima professionista poi maggiorenne. Gioca da seconda punta, è veloce e ha i colpi giusti.
  
Così si mette in mostra facendosi notare dal Brescia, dove gioca la sua prima stagione in B e ad appena 20 anni conquista la promozione, guadagnandosi l’esordio nella massima Serie.
A gennaio però verrà rispedito in B, a Venezia, per poi fare nuovamente ritorno a Brescia e infine raggiungere quella che risulterà essere la sua meta: Vicenza.
 
Lì tramutato in ala sinistra da Guidolin, farà faville offrendo dribbling, assist, emozionanti discese sulla fascia e gol. In quattro stagioni coi biancorossi assaporerà la gloria delle prime posizioni di classifica, vincerà la Coppa Italia e sognerà insieme a tutta la squadra nell’avventura di Coppa delle Coppe.
 
È difficile che nessuno si accorga di lui date le prestazioni, ma mentre si aspetta qualche big italiana, una delle “sette sorelle”, sarà proprio il Chelsea, giustiziere del Vicenza in semifinale di Coppa delle Coppe, ad ingaggiarlo.
 
A ventisette anni, età considerata di maturazione effettiva per un calciatore, si aprono per lui le porte della Premier League.
Gianluca Vialli, allora giocatore/allenatore dei blues, lo presenterà entusiasta alla stampa come il “Giggs italiano”. Ma il paragone con il più famoso collega gallese non gli porterà bene.
 
Concluderà la sua prima stagione a Stamford Bridge con sole sedici presenze, senza essere troppo partecipe dei successi in FA Cup e nel Charity Shield. Riuscirà persino a segnare una rete in Champions League, ma un brutto infortunio e le conseguenti prestazioni non all’altezza del suo normale rendimento, ne causeranno il ritorno in Italia l’anno seguente. 
 
Ad accoglierlo sarà il Piacenza, prima in B e l’anno seguente in A. Dopo una brevissima parentesi nel suo Vicenza farà nuovamente ritorno a Londra, dove nel frattempo si è insediato Ranieri, ma non riuscendo più ad essere quello che era stato sulla fascia sinistra del Menti, verrà nuovamente rispedito in patria, sempre a Piacenza.
 
Poi poche altre stagioni in C1 nella Pro Patria, prima di dire basta.
 
Nel Regno Unito ci ritornerà diversi anni più tardi, nello staff di Guidolin allo Swansea, ma anche quell’esperienza durerà poco e finirà non proprio bene. Di lui resterà per sempre il ricordo degli anni vicentini, dove si ebbe modo di ammirarne la vera forza, l’eleganza e la potenza delle sue progressioni sulla fascia, i tiri a convergere dall’esterno, gli assist e la generosità al servizio dei compagni.
 
Non a caso Vialli lo aveva definito “Il Giggs italiano”.  
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