Cronaca di una festa annunciata
di Marisa Viviani

La manifestazione "Maschere e Tradizioni", che si è tenuta lo scorso sabato a Dossena (Val Brembana, BG) ha visto la partecipazione su invito dei Màscär di Bagolino, insieme alle maschere tradizionali di Valtorta (Bergamo) e dei Mamuthones, Isshohadores e Tenores di Mamoiada (Nuoro)


Tale iniziativa intende far conoscere le maschere italiane della tradizione carnevalesca e preservarne la presenza nel carnevale. La manifestazione è stata aperta infatti da un convegno sul tema "Le maschere tra commedia e carnevale", in cui sono intervenuti Mario Paffi (Museo delle Maschere Mediterranee di Mamoiada), Marco Rota (Teatro da Viaggio di Bergamo), e Nerio Richiedei (Habitar in sta terra, Suonatori del Carnevale di Bagolino) – introduzione di Franco Brevini e coordinamento di Claudio Gotti.

Nel pomeriggio i vari gruppi di maschere partecipanti si sono esibiti nelle frazioni del paese, per riunirsi poi in serata a Dossena per uno spettacolo finale.
 
L'invito ad intervenire a questa manifestazione, nelle scorse settimane aveva mobilitato varie associazioni di Bagolino per la preparazione dei màscär che avrebbero partecipato allo spettacolo, e mentre i giorni passavano e la data si avvicinava, cresceva un'eccitazione che si andava definendo sempre più come l'attesa di un anticipo di festa del carnevale: bisognava organizzare bene la partecipazione per fare bella figura e soprattutto divertirsi al massimo.
 
E quando il giorno è arrivato i Màscär di Bagolino hanno ben figurato e si sono divertiti moltissimo. Luciano, il nostro inviato nella trasferta di Dossena, ce ne ha parlato.
 
"Non sto a descrivere il clima da gita scolastico-ricreativa-carnevalesca sul pullman, dove se ne sono sentite di tutti colori. Questa è una gabbia di matti, mi sono detto io che li conosco, figuriamoci la gente che li incontra per la prima volta. Infatti si vedevano màscär già vestiti con il ceviö́l, l'abito tradizionale maschile, con scarpe da ginnastica e calzettoni, altri vestiti délä èciä, barbe incolte e capelli arruffati, che mostravano le gambe pelose o i mutandoni ai passanti sbigottiti.

Quelli che invece si dovevano ancora cambiare, non si preoccupavano di infilarsi il sottanone o la braghetta nel bel mezzo del prato prospiciente la strada statale della Val Brembana, dove il pullman si era fermato per una sosta enogastronomica con vettovaglie bastanti per un esercito; dietro una siepe c'era infatti un uomo che assisteva sospettoso alla scena dell'improvvisato accampamento, mentre i nostri si cambiavano, banchettavano e cantavano incuranti della curiosità suscitata.
 
Ma questi sono stati solo i preliminari di rito per gasarsi prima dell'esordio sull'inconsapevole piazza di Dossena, dove i nostri màscär hanno esternato tutto il repertorio di battute e scene tipiche compatibili con la trasferta, vale a dire senza l'apporto dei mezzi scenografici e strumentali classici usati a Bagolino.

Infatti, appena scesi dal pullman hanno trovato subito il bersaglio ideale su cui esercitare l'arte della moina e dello sberleffo in stile bagosso: una bionda di un metro e ottanta in minigonna, giornalista, microfono in mano, soggetto ideale per girarle attorno, prenderle le misure col metro, chiederle un appuntamento, farsi una foto insieme da appendere in cucina."
 
Così è cominciata la festa dei màscär in terra forestiera, dove hanno lasciato il segno della capacità dei bagossi di divertirsi a carnevale, secondo un'abitudine che non prescinde mai dalla compagnia, dalla conversazione, dal mangiare e bere insieme agli amici. Cosa che i nostri hanno fatto anche a Dossena, intrattenendo le persone per strada facendole ridere, entrando nelle case a chiacchierare, fermando le automobili per scherzare con i passeggeri; e ricevendo dalla gente del luogo molta simpatia e cordialità, tanto da riceverli nelle cucine offrendo ospitalità, fiducia e compagnia.
 
"Una nonna di 93 anni, che aveva accolto in casa quattro màscär non voleva più lasciarli andar via, tanto era contenta e divertita dalla loro presenza, così come avevano fatto gli abitanti di un intero cortile decisi ad adottarli per l'intera giornata, con lo sconcerto dell'accompagnatrice dell'organizzazione che non riusciva a far rispettare gli orari della manifestazione.

Era uno spettacolo vedere la povera ragazza trascinare fuori dalle case un màscär e subito dopo altri due che vi entravano, si sedevano e cominciavano a chiacchierare con i padroni di casa incuranti dell'orologio. La poverina avrà capito che non è facile disciplinare i nostri màscär, non è la loro natura, né quella del carnevale."
 
Alla fine della giornata, tutti stanchi ma soddisfatti della partecipazione, sia per l'accoglienza ricevuta, ma soprattutto per aver lasciato in quel paese una traccia: quella di un carnevale vissuto, che non ha bisogno di effetti speciali per trovare il senso della festa, ma soltanto di mantenere la capacità di instaurare relazioni umane con le persone anche da sotto una maschera. 
 
                                                                                                                                              
Nelle foto di Luciano Saia: 
- Foto di gruppo dei Màscär di Bagolino 
- Màscär "al lavoro" con la gente di Dossena 
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