La nuova meglio gioventù
di Luca Rota

Da anni ormai si parla di riforma del calcio italiano, svecchiamento, ripartenza e valorizzazione dei giovani. Da anni se ne parla, ma nessuno l’ha ancora messa in atto 


La fortuna del nostro Paese, calcisticamente parlando, sta nel rifiorire di generazioni che spuntano fuori quasi per caso, ma che quando lo fanno, non passano certe inosservate.
 
In questi ultimi anni, nonostante la penuria di talenti e gli insuccessi mondiali e continentali, di nazionali giovanili dalle grandi potenzialità ne abbiamo avute a iosa; mai si è mancato in quel settore né credo mai si mancherà. 
 
Il problema sorge quando li si deve far esordire e giocare con costanza nel massimo campionato o addirittura in Champions. Cosa che per la Premier, la Liga e la Bundesliga risulta essere normale routine. Se i giovani non giocano, non vedo come possano maturare esperienza.
Da sempre in serie A, viene data un’opportunità solo a quei profili ritenuti veramente promettenti, gli altri vengono abbandonati al proprio destino, fatti emigrare nei campionati già citati, o nel peggiore dei casi dimenticati nelle categorie inferiori. 
 
Quando Mancini convocò Zaniolo, non ancora esordiente in A, tutti lo presero per folle. Allo stesso modo suscitarono dubbi la convocazione di Tonali e l’esordio di Kean, il primo millenial a scendere in campo con la nazionale maggiore.
 
Da sempre il tecnico di Jesi punta sui giovani, e forse è soprattutto per questo motivo che la guida tecnica della nazionale gli è stata affidata. Non per fare miracoli, ma per svecchiarla e ridargli brillantezza. 
Già nella Nations League, coi precari mezzi a sua disposizione ha saputo offrire bel gioco e buoni risultati. Le amichevoli poi hanno sancito che questa nuova Italia c’è, e può solo essere migliorata. 
 
Se l’ossatura vede i vari Donnarumma, Barella e Chiesa come titolarissimi, ad essi si aggiungeranno presto Zaniolo, vero nuovo talento del nostro calcio, il metronomo Tonali che tanto bene sta facendo in B, magari il bravo terzino clivense De Paoli e il centrale atalantino Mancini, più i già maturi Cristante, Pellegrini e Cutrone.
 
In questa ipotetica nazionale, fare da chioccia toccherebbe alle sicurezze Bonucci e Chiellini, con un Verratti in spolvero ed anch’esso giovane (i suoi 25 anni vengono spesso dimenticati) e altri assolutamente “non vecchi” come Bernardeschi, Jorginho, Insigne, Belotti, Spinazzola, Biraghi, Immobile a completare il gruppo. 
 
Insomma non proprio una brutta Italia, giovane, talentuosa e raggiante, in attesa di poter sperimentare il proprio potenziale. 
Gli esempi di Inghilterra, Germania, Spagna e Francia dovrebbero farci riflettere. Nazionali giovani che attingono il loro potenziale da campionati dove i giovani giocano e hanno l’opportunità di crescere. 
 
Si deve ripartire sempre dai giovani, in ogni caso, in ogni campo, perché nessuno nasce già esperto e navigato.
E comunque i Zaniolo, i Chiesa e i Donnarumma si possono e si devono programmare e non per forza di cose, aspettare che spuntino così per caso, o che Zeman, Gasperini e pochi altri ne facciano esordire tre o quattro in una stagione scoprendoli. 
 
Chi di dovere dovrebbe rifletterci. 
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