Finito in seriola, trovato dopo ore
di val.

La tragedia si è consumata a Vobarno, dove un giovane di 21 anni, di rientro nottetempo a casa, è morto ribaltandosi con l'auto in un canale artificiale. L'hanno trovato al pomeriggio



Dopo la serata al Plaza aveva accompagnato la fidanzata a Serle. A casa però non c’era arrivato.
L’hanno cercato a lungo e solo nel tardo pomeriggio di ieri l’hanno ritrovato, ancora all’interno della sua auto, sul fondo di una seriola.

Probabilmente a causa di un colpo di sonno c’era finito dentro 14 ore prima.
Un destino crudele per una morte assurda, quello che ieri si è preso Angelo Bonelli, 21enne che abitava con la famiglia a Teglie di Vobarno.

Mentre stava rientrando a casa con la sua Mito ha centrato l’unico spazio libero fra il lungo muro ed il guard-rail che proteggono la seriola di Carpeneda, quella che fra la Provinciale e gli stabilimenti ex Falck porta acqua ad una centralina elettrica della Olifer.

Dopo aver picchiato contro il piantino esterno della protezione d’acciaio, l’auto si è ribaltata schiacciando la capotte sul bordo della canalizzazione, per poi lasciarsi trascinare con le ruote all’aria per una sessantina di metri, prima di affondare.

Angelo a quel punto probabilmente era già morto.
Mamma Eleonora e papà Daniele si erano allarmati già nella notte, non vedendolo rincasare.

La mattina hanno cominciato a cercarlo ogni dove con l’aiuto di zii e cugini.
Ricerche senza esito, così nel primo pomeriggio hanno chiesto aiuto ai carabinieri di Vobarno.

Le telecamere a circuito chiuso hanno mostrato il passaggio della Mito sotto il portale di Collio, limitando a pochi chilometri di strada le ricerche. Solo allora uno dei cugini si è accorto della presenza di pochi detriti di carrozzeria di color rosso fuoco e si è fatta strada la terribile ipotesi che l’auto potesse essere finita nella seriola.

Solo quando è stata tolta l’acqua che in quel punto scorre alta più di tre metri, però, si è avuta la conferma della sua presenza, con dentro il corpo del ragazzo.

Complesso il recupero del corpo prima e dell’auto dopo, conclusi intorno alle 22.
Dopo lo strazio del riconoscimento da parte dei genitori, assistiti dal parroco don Giuseppe Savio, dal maresciallo Riccioni e dal vicesindaco Pavoni, il trasporto al Centro di medicina legale di Brescia.

Sul posto, oltre ai carabinieri di Vobarno e di Sabbio Chiese coi colleghi del Radiomobile salodiano, sono intervenuti i Vigili del fuoco da Salò e da Brescia, con un’autogru e l’unità Saf.

«Angelo era un ragazzo senza grilli per la testa, non beveva, non fumava, amava la vita - ha detto di lui lo zio Gian Mario, anche lui ieri impegnato nelle ricerche -. Non è giusto che sia morto così».


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