Dove sei stato mio bell'alpino?
di John Comini

...Ma a Milano, ovviamente, per festeggiare il centenario dell’Associazione! 


Un’invasione pacifica e gioiosa di penne nere che sfilano e cantano per ricordare a tutti i valori antichi e mai dimenticati dell’alpinità, una parola che non c’è sul vocabolario, ma che significa uno stile di vita.
 
Alpini che, seguendo il motto di Michele Milesi, reduce di Russia (“ricordare i morti aiutando i vivi”), danno vita a mille iniziative di solidarietà e di pace…
 
Alpini che sono tra i primi a dare una mano per aiutare le popolazioni colpite da calamità naturali: Friuli (‘76), Irpinia (‘82), Valtellina, Asti e Alessandria (alluvione del‘94), Umbria (’97), Piemonte (alluvione del 2000), Armenia, Molise (2002), ma anche Salò e alcuni paesi della Valle Sabbia…
 
Alpini che sono vicini verso i più sfortunati e i più bisognosi, come nella Scuola Nikolajewka a Brescia e nell’asilo di Rossosch in Russia…
Alpini nella Protezione Civile…
 
Alpini che intervengono nelle scuole coinvolgendoi ragazzi in un’educazione ambientale attiva, con la proiezione di diapositive, con passeggiate eco-didattiche, con la piantumazione degli alberi, ricordando ai ragazzi che la salvaguardia della natura nasce prima da ognuno di noi, mediante la conoscenza e il rispetto del territorio in cui si vive, da cui nascerà (si spera) un sentimento di amore verso il creato…
 
Alpini che danno una mano in mille situazioni: li ho visti personalmente a Prevalle,nell’organizzazione logistica di spettacoli con un migliaio di spettatori, nella conoscenza del Museo dei reperti bellici di Capovalle, nell’osservazione diretta delle trincee sul Monte Stino, nella visita al Buco del Frate, dove hanno lavorato gratuitamente per far partecipare i bambini ad un’esperienza unica, per poi scaldare le salamine e tirar fuori il vino rosso apprezzato anche dalle maestre…
 
Alpini che fanno prevenzione e pulizia delle sponde del fiume Chiese (ah, il Chiese!), o per il disboscamento di importanti zone come la Rocca d’Anfo…
Alpini che organizzano attività sportive come la marcia di regolarità in montagna o lo sci di fondo…
 
Alpini che ristrutturano posti meravigliosi e dimenticati, come le malghe di “Campèi de Sìma” (nel comune di Toscolano Maderno, nel Parco Naturalistico Alto Garda Bresciano) per sistemare sentieri, offrire splendidi itinerari escursionistici, costruire strutture che possano diventare strumento di incontro fra le persone e di crescita della coscienza civica. Si offre ai ragazzi delle scuole la possibilità di un’escursione nella natura, con visita ad una trincea della Grande Guerra, l’affascinante “lezione” di un guardiacaccia che illustra la fauna del Parco, la prevenzione in montagna raccontata da un esperto del C.A.I.,  i segreti del bosco spiegati dalle guardie del Corpo Forestale, la visita al “Büs del luf”, una grotta da favola! 
 
E poi tutti a tavola, tra pietanze appetitose condite dall’allegria degli alpini! E infine il “riposo dei guerrieri”, il pernottamento presso il rifugio. Più che di un rifugio si tratta di un vero e proprio “borgo alpino”, composto da tre fabbricati e da una chiesetta dedicata alla Madonna della neve…
 
“Alpini di Dio”, come i beati don Carlo Gnocchi (cappellano della Tridentina nella ritirata di Russia che poi “inventerà” la Pro Juventute) e Teresio Olivelli, che scelse di finire nel campo di concentramento per non abbandonare i compagni di sventura e che morì in un lager nazista per aver cercato di proteggere dalle botte degli aguzzini un prigioniero ucraino...
 
Alpini che hanno combattuto sulle montagne, e che ora sono sepolti nei ghiacciai…
 
Alpini che nelle lande innevate e gelide di Russia camminavano nel freddo e nella neve, in un infinito patire…
 
Alpini che oggi e sempre fanno memoria dei caduti, che non dimenticano il sacrificio di tanti ragazzi morti o dispersi, perché un Paese senza memoria non ha futuro…
 
Alpini amici dei muli, cari animali che portavano le munizioni e i viveri, che se la salita era dura ti potevi attaccare alla loro coda, e andavano su con le cannonate e la tormenta, e trovavano il sentiero nella notte e nella nebbia: anche loro, in fondo, erano eroi di guerra. 
 
Muli che dopo la guerra non servivano più. Muli messi all’asta per essere spediti al macello, per essere trasformati in salami. Muli comprati da alpini generosi e riconoscenti, muli che hanno partecipato alle adunate, che sfilavano tra le acclamazioni e la commozione della gente. 
 
Perché dietro la storia di quei muli c’è l’eco delle valanghe, la fatica sui dirupi, ci sono le lacrime dei ragazzi che vanno a morire, c’è il rombo dei cannoni, c’è il dolore dei feriti  trasportati tirando slitte fino allo stremo delle forze, c’è il dovere e il sacrificio. 
 
Quando è morto l’ultimo mulo, Iroso, quasi cieco, acciaccato dal logorio di un’esistenza generosa, tutti gli alpini lo hanno pianto come un fratello. Ci sarà un Paradiso per i muli? Sono bestie… ma noi uomini siamo meglio di loro?
 
Alle adunate partecipavano sempre i miei cari cognati Andrea Avanzi, Sergio Franceschetti e Mario Zucchetti. Li ho sempre nel cuore, e quando c’è una sfilata penso al loro sorriso e alla loro calda umanità.
 
Quanto a me, alpino per 15 mesi a Cuneo, a San Giorgio a Cremano (Napoli) e poi a Merano, ricordo una sola sfilata… Era il giorno del giuramento e mi erano stati dati alcuni giorni di licenza: ho sfilato col mio bel cappello alpino sul ponte di Gavardo, davanti alla fanfara che suonava “33”.
 
Insieme a me c’erano il caro Gianni Faini e l’amico Gianni Facchetti. Mio papà pieno d’orgoglio è uscito dal negozio di scarpe con tutti i clienti, ma ad un tratto si è udito il Doro (il leggendario Isidoro Codenotti) esclamare: “Comini, al pàs!” Mio papà è rientrato e ha abbassato le saracinesche per la vergogna di avere un figlio non al passo di marcia… Ahi ahi ahi!

Ringrazio tutti gli alpini, ma anche tutte le persone di ogni divisa che si adoperano per costruire ogni giorno un mondo di pace.  
E allora brindo alla maniera alpina:
 
“Alziamo il bicchier, facciamo cin cin, beviam beviam beviam
tutto il mondo fa cin cin sollevando il bicchiere di vin
cin cin evviva gli alpini cin cin!”
 
Ci sentiamo la settimana prossima, a Dio piacendo
maestro John
 
Nelle foto:
- Foto di gruppo dei coscritti gavardesi al CAR di Montorio Veronese (marzo-maggio 1963): in piedi da sinistra Maioli Giuseppe (che ringrazio), Goffi Domenico e Tameni Bruno; accosciati Zambelli Luigi, il caro Filippini Bruno e mio fratello Dino 
- Sergio Franceschetti con Gigi Bendotti, fratello della simpatica Anna
- Al giuramento di mio cognato Sergio (Verona 1962, foto di Gioan Lavo)
- Il mio caro cognato Andrea Avanzi 
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