La voce gavardese del PD
di Gino Toffolo

Il Circolo del Partito Democratico di Gavardo picchia duro sul ruolo fin qui avuto nella partita del depuratore gardesano dal presidente della Provincia: "Arrogante e inadempiente, è ora che se ne vada".



La sconcertante presa di posizione, relativa alla localizzazione del megadepuratore del Garda, da parte del Presidente della Provincia, apparsa sulla stampa sabato scorso, non ha sorpreso e tanto meno messo in difficoltà, checchè se ne pensi, i tanti gavardesi che si riconoscono nel Partito Democratico.

Fin dal suo avvio, infatti, nell’autunno scorso, questa ben orchestrata manovra mirante a insediare a Gavardo il megadepuratore a servizio della sponda occidentale del Garda, è stata subito smascherata (per i “poteri forti” che orbitano intorno alla Provincia doveva rimanere segreta fino al momento in cui sarebbe stata irreversibile), poi analizzata, approfondita e contestata in varie occasioni ed a vari livelli, compreso quello politico, tanto da dover essere messa in letargo per non turbare la contesa elettorale.

Ma, come ci si aspettava, passate le elezioni, la tenaglia su Gavardo ricomincia a stringersi e l’attuale Presidente della Provincia, fedele al compito di blindare il progetto piuttosto che di conoscere i territori e incontrare quelli che vi abitano, si esibisce nella prima muscolare intervista sul problema, cui fa eco – quando si dice la combinazione – la ineffabile Presidentessa della Comunità del Garda.

Ma i valsabbini, anche se non hanno la vista-lago, non sono gonzi e non dimenticano che, poco prima della pausa elettorale, il Presidente della Provincia aveva preso l’impegno, davanti all’Assessore Regionale all’Ambiente e ai consiglieri regionali bresciani, di avviare un tavolo di consultazione con i territori coinvolti nella annosa vicenda: compito totalmente disatteso.

Nasce quindi il sospetto che oltre all’incapacità, non certo velata dall’arroganza, al Presidente della Provincia non faccia difetto nemmeno una certa dose di pavidità: come spiegarsi infatti che in tutti questi mesi egli sia riuscito per ben due volte a recarsi sul Garda a lisciare il pelo ai “Sindaci vista-lago” e si sia invece sempre tenuto ben lontano da Gavardo e dal Chiese, vittime predestinate - forse per questo indegne dei suoi sforzi - di un progetto di cui non è in alcun modo possibile discutere?

Ma tanto è inutile tornare qui a ripetere le mille ragioni addotte a confutazione del progetto, ragioni che svelano la sostanza di questo disegno, che altro non è che un maldestro scaricabarile messo in campo da personaggi di vario colore, che per decenni hanno assistito inerti alla cementificazione del territorio in riva al lago, hanno incassato e scialato milioni su milioni di oneri di urbanizzazione, di tasse di soggiorno, di imposte sugli immobili, senza mai però destinare una lira (un euro) per affrontare il problema depurazione, reperire un’area, elaborare un’idea, insomma per assumersi la responsabilità di dire dove e come avrebbero dovuto essere gestiti i reflui di cotanti insediamenti.

Per contro Gavardo, come sempre e a maggior ragione oggi con la nuova amministrazione, opererà per difendere fino in fondo il suo territorio, soprattutto quello pregiato su cui si vogliono mettere le mani, nello stesso momento in cui deliberatamente vengono ignorati i numerosi siti degradati o dismessi presenti nei Comuni “vista lago”, dove si potrebbe appunto localizzare il megadepuratore.

Ora più che mai è indispensabile poter riaprire il confronto
con interlocutori capaci, seri e leali: il contrario di quanto fin qui espresso dal Presidente della Provincia, di cui auspichiamo quindi, con la massima convinzione, le dimissioni da un incarico ricoperto con tanta superficialità, nella speranza che anche i suoi eventuali “avvocati difensori” politici lo consiglino in tal senso.

13 giugno 2019
p. il Circolo del Partito Democratico di Gavardo
Gino Toffolo


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