Risolto il «giallo» del Lucone
di Federica Ciampone
Appartengono allo stesso bambino lo scheletro e il cranio ritrovati ad alcuni metri di distanza nel sito palafitticolo del Lucone di Polpenazze. Resta da chiarire il motivo della separazione nella sepoltura
La prima parte del mistero è stata risolta: è di Gabry lo scheletro di bambino ritrovato nel sito archeologico del Lucone, a Polpenazze, l’anno scorso.
Il “giallo” era costituito dal fatto che allo scheletro - appartenente a un bambino di circa tre anni – mancava il cranio. Dato che nel 2012 nel sito era stato ritrovato, a circa venti metri di distanza, un cranio attribuibile ad un bambino della stessa età – ribattezzato “Gabry” in omaggio a Gabriele Bocchio, l’archeologo autore della sua scoperta – gli studiosi avevano ipotizzato che scheletro e cranio appartenessero allo stesso individuo.
La conferma è arrivata qualche giorno fa dai risultati delle analisi condotte dal professor Alessandro Canci, antropologo del Sisba di Aquileia, al quale il Museo Archeologico di Gavardo ha sottoposto i reperti. Solo l’esame comparato del Dna, comunque, potrà fornire la certezza assoluta.
Nel frattempo gli archeologi continueranno ad indagare sulla seconda parte dell’enigma, ovvero sul motivo per cui testa e corpo del bambino siano stati sepolti separatamente.
Da metà luglio al Lucone riprenderanno gli scavi, che potranno forse contribuire con nuovi indizi a svelare del tutto questo preistorico mistero.