La proposta del Comitato Referendario Acqua Pubblica
di Redazione

In occasione del presidio di oggi a Gavardo per l'incontro dei sindaci dell'asse del Chiese, il Comitato Referendario Acqua Pubblica avanza due proposte alternative dove collocare gli impianti di depurazione dei Comuni del lago



«Individuate le aree per il depuratore del Garda: ex cave Vezzola Lonato ed ex Tavina a Salò: queste le soluzioni più sostenibili economicamente ed ambientalmente!»

Così scrive in una nota il Comitato Referendario Acqua Pubblica di Brescia.

«Alghisi chiede di far fretta ed il Comitato Referendario, per risparmiare tempo e denaro, presenta le sue proposte per la depurazione del Garda: per i comuni da Gargnano a Salò comprendendo anche San Felice e Puegnago si potrebbe realizzare nella ex area Tavina, area lontana dal centro storico ma nelle vicinanze del lago. Per i comuni da Moniga e Polpenazze fino a Padenghe un impianto di depurazione da realizzarsi nell’ex Cave Vezzola a Lonato. Queste soluzioni ricalcano quelle già adottate nel Garda trentino.

Per l’acquisizione dell’area ex Tavina, si potrebbe agire tramite esproprio, come previsto dall’articolo 42 della costituzione, un’acquisizione come risarcimento alla comunità visto quanto Tavina spa ricava dallo sfruttamento del bene comune acqua. I dati ufficiali della Provincia di Brescia, limitandoci agli ultimi dati disponibili, per il periodo 2013-2017, Tavina Spa ha imbottigliato 843.556 mc di acqua, all’ incirca 800.000.000 (milioni) di bottiglie. Il fatturato corrispondente, se prendiamo quale riferimento il 2016, anno in cui Tavina ha fatturato 27 milioni di € e facendo una media per i 5 anni in esame avremmo un fatturato che supera i 120 milioni di €. Su questo fatturato sono stati versati oneri a Provincia (20%) e Comune di Salò (80%) per diritti di emungimento che superano di poco i 500.000 € sempre nel periodo 2013-2017. In pratica poco più di 6 centesimi ogni mille Euro di fatturato! Ricordiamo però che Fonte Tavina, è attiva nel mercato dell ’acqua in bottiglia dal 1967! Non dobbiamo dimenticare che oggi è partecipata al 45% da Shenzhen Ganten Food & Beverage Co.Ltd.

Per quanto riguarda invece le aree ex Vezzola oggetto di sequestro, causa stoccaggio abusivo di rifiuti pericolosi, piuttosto che avventurarsi in un Progetto del Parco Cave, fallimentare come l’omonimo di Brescia, ci sembrerebbe più opportuno ricavarne la sede di un secondo depuratore per i comuni da Moniga e Polpenazze fino a Padenghe. L’area, oggi degradata, si presta ad essere utilizzata per un impianto che se realizzato sulla falsariga di quanto fatto in Nord Europa potrebbe essere addirittura valorizzata. Per la realizzazione dei due impianti, agli attuali costi di mercato ( oscillanti tra i 150€ per ab/eq per impianti da 100.000 ab/eq ai 250€ per impianti da 10.000 ab/eq ) non si dovrebbero superare i 50 milioni di €. Un costo interamente coperto dallo stato e che non peserebbe sulle bollette dei cittadini, visto quanto già stanziato, sul totale dei 130 milioni di €, 50 milioni per la sponda bresciana!

Questa è l’ipotesi che privilegia la naturale sede degli impianti, nel bacino idrografico di riferimento, rispettando il principio di prossimità tanto caro alla Comunità Europea che invita le istituzioni ad erogare i servizi il più vicino possibile alle “necessità” dei cittadini. Non potrebbe essere diversamente visto che le due aree individuate rispettano una logica territoriale in considerazione dei benefici che il flusso turistico porta ai comuni gardesani coinvolti, gli stessi interessati dalla “famigerata sub-lacuale”, che vista la soluzione prospettata potrebbe in breve tempo essere dismessa.

L’ipotesi che avanziamo rappresenta economicamente la migliore soluzione possibile, rispetto ad un ipotetico bilancio costi benefici, nel rispetto del principio, lo ribadiamo, che ad ospitare il depuratore del Garda siano i comuni che afferiscono allo stesso bacino idrografico! Certamente può essere la migliore ipotesi realizzare un depuratore del Garda a Gavardo con costi economici di realizzazione e di funzionamento enormi oltre agli incalcolabili, poiché di difficile stima, danni ambientali. Costi economici impropri e dunque danni economici che si potrebbero calcolare e su cui lecitamente si potrebbe configurare un danno erariale causato da tutti coloro che hanno un ruolo di responsabilità in tale decisione: il Presidente della Provincia, in quanto l’ufficio d’ambito è un Ente subalterno, il direttore dello stesso ufficio così come i vertici di Acque Bresciane. Il danno erariale sarebbe enorme per le casse pubbliche e non potrebbe essere nascosto, il Depuratore a Gavardo sarebbe un disastro economicamente ed ambientalmente, ed in caso di danno erariale i responsabili dovrebbero pagare in prima persona!

Il nostro comitato su questo aspetto è pronto a fare i passi necessari per tutelare gli interessi economici della comunità e delle istituzioni pubbliche coinvolte. Una volta disponibile il progetto che ancora oggi è un mistero per i più, faremo le doverose valutazioni!»

Mariano Mazzacani
Comitato Referendario Acqua Pubblica Brescia
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