Guerrieri (pt. 2)
di Luca Rota

Quando si parla di calcio, esistono pagine tristi che non sarebbe giusto esiliare nei meandri della mente


Esse riguardano uomini, calciatori, persone che tanto hanno dato a questo sport, e che spesso alla pari delle rockstar, hanno bruciato troppo in fretta.

Avevo appena otto anni quando vidi per la prima volta Andrea Fortunato, in maglia rossoblù genoana, sgroppare sulla fascia sinistra di un campo di serie A.
In un’Italia stracolma di difensori, i terzini, soprattutto quelli sinistri, facevano tutti la fila dietro ad un certo Paolo Maldini, che a nemmeno venticinque anni già sembrava un veterano e deteneva il ruolo in Nazionale.

Fortunato i primi passi li aveva mossi nel Como, poi il passaggio al Genoa, dove già la fascia destra ammirava le prestazioni di un giovanissimo Christian Panucci, che l’anno seguente sarebbe andato al Milan.

Fortunato lasciata la Liguria, si accasò alla Juve
, ma il fato gli concesse una sola bella stagione in bianconero, dove fece sul serio pensare di poter impensierire il grande numero 3 milanista per il posto in azzurro.

L'anno seguente, una leucemia fulminante lo portò via per sempre, a soli 24 anni, tra la tristezza generale di un ambiente che aveva imparato ad amarlo ed apprezzarlo, e non solo per le poderose avanzate sulla fascia.

Un giovane guerriero, andato via troppo presto, rimasto però nel ricordo di chi ama il calcio.

.in foto: Andrea Fortunato



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