Abbasso o rialzo delle tasse?
di Ernesto Cadenelli

Quando calerà il sipario sull’argomento di distrazione di massa qual’è l’immigrazione e si dipanerà il mistero dei rapporti con la Russia, a Salvini e di Maio resterà di rispondere alle mirabolanti promesse sulla riduzione delle tasse.


...Già perché l’autunno arriva in fretta e la manovra finanziaria 2020 s’ha da fare.

Per il momento registro
che per i pensionati un aumento della pressione fiscale è avvenuto col blocco parziale della rivalutazione delle pensioni.
Pochi spiccioli? Sarà ma per una pensione di 1500 euro netti sono una decina di euro mese.

Inoltre del famoso abbattimento delle accise sui carburanti che la Lega aveva promesso di fare nei primi 15 giorni di Governo, a tutt’oggi nemmeno l’ombra.

Fatte queste premesse per non dimenticare, le questioni da affrontare che impatteranno sui redditi dei cittadini sono due.

Ci sarà o non ci sarà l’aumento dell’IVA per far quadrare i conti?
La flat-tax (tassa piatta) panacea di tutti i mali come si configurerà?


Se ne fa un gran parlare, nel Governo e sui media, ma ad oggi la confusione sotto il cielo è grande.
Non possedendo la sfera di cristallo per vedere come finirà, ritengo utile formulare alcuni ragionamenti e ipotesi.

La questione IVA, oggetto del duello tra il Ministro Tria e il resto del Governo, sarebbe da studiare per riparare alla spesa in deficit di Reddito di Cittadinanza e quota 100.
Tassativo rientrare dal debito come concordato con l’Unione Europea.


L’INPS nella relazione annuale parla di un 30% in meno di persone che hanno chiesto di accedere ai due benefici.
Quindi l’errore di previsione del Governo consente qualche risparmio di spesa.

Per la verità ha anche dichiarato che la spesa previdenziale italiana è più bassa della media europea e che, non solo i conti dell’Istituto sono in ordine, ma servirebbe una redistribuzione più equa del reddito a favore dei lavoratori e pensionati riducendo il carico fiscale.
Ciò ovviamente per dare più soldi alle famiglie e far ripartire i consumi interni.

Siccome la situazione rimane pesante aumentare l’IVA pare la via più breve per raggiungere l’obiettivo.
Al di la delle possibili e molteplici modulazioni del provvedimento, quel che è bene ribadire che questa tassa non colpisce tutti allo stesso modo.
Colpisce il consumatore finale, cioè il cittadino che fa la spesa poiché tutti gli altri possono scaricarla.

Quindi una tassa sui larghi consumi (se no i conti non tornano) che va ad aumentare le disuguaglianze scaricando il peso del risanamento economico sui cittadini a reddito fisso, lavoratori e pensionati in primis.

E’ una misura iniqua che non va bene in un Paese dove il livello di evasione fiscale è di oltre 100 miliardi annui di euro.
Quali misure per, non dico debellare, almeno ridurre questa piaga tutta italiana?
Si parla ancora di possibili condoni in vario modo mascherati. Basta!

Sull’altra misura la flat-tax, ci sono ipotesi diverse molto nebulose.

Il movimento 5 Stelle propone l’abbattimento del cuneo fiscale
a favore delle imprese per poter fare il salario minimo a costo 0. Ma se abbatti il cuneo fiscale ai lavoratori non deve andare in tasca niente? Come fai ad aumentare il reddito delle famiglie se il risparmio va solo alle imprese?

La Lega propone la tassa unica in maniera graduale magari con 2 aliquote per non incappare in una riforma in contrasto con la Costituzione che sancisce la progressività fiscale in base al reddito.

Occorre precisare che il gettito IRPEF oggi è garantito per circa 80% dal lavoro dipendente e dalle pensioni. Tutte le altre categorie arrivano al 20%.
Un po’ poco. Non è che una fetta di evasione fiscale si annida qui?
Quindi ridurre il peso dell’IRPEF è una manovra sacrosanta di giustizia sociale.

Attenzione però siccome oggi gli scaglioni sono fatti nel seguente modo
da 0 a 15000 euro aliquota al 23%
da 15000 a 28000 euro       al 27%
da 28000 a 55000 euro       al 38%
da 55000 a 75000 euro       al 41%
oltre i 75000 euro               al 43%
non è indifferente dove intervieni.

Se intervieni abbassando le aliquote più alte in modo significativo, favorisci i redditi alti e non quelli bassi.
In definitiva i più ricchi lo sarebbero ancora di più.

Secondo me la riduzione più significativa dovrebbe riguardare le aliquote più basse che comprendono il numero più elevati di contribuenti.
Più che di flat-tax io preferirei si ragionasse di una riduzione delle singole aliquote mantenendo una forte progressività.

Il rischio di una riduzione delle entrate fiscali e quindi di un taglio alla spesa sociale, istruzione, sanità, assistenza etc. è dietro l’angolo. Se succede una cosa del genere è un colpo definitivo allo smantellamento delle tutele sociali.

L’altro elemento non indifferente è calcolare con esattezza cosa comporta una riduzione delle aliquote con l’assorbimento del sistema di detrazioni e deduzioni attualmente in vigore compresi gli 80 euro elargiti dal Governo nel 2014.

Qui bisogna fare i conti con precisione
, perché la beffa è dietro l’angolo.
Infatti la giungla tributaria, che va riformata, oggi consente ai redditi più bassi di attenuare in parte l’onerosità delle aliquote.
Ma se togli tutto e abbassi di poco l’aliquota minima c’è il ventilato pericolo che una reddito fisso da lavoro dipendente si trovi addirittura penalizzato dal nuovo sistema.

Ecco perché bisogna uscire dalle tifoserie
“ABBASSIAMO LE TASSE, FACCIAMO LA TASSA UNICA…NO RIDUCIAMO IL CUNEO FISCALE O FACCIAMO IL SALARIO MINIMO A COSTO 0 PER LE IMPRESE”, e invece costruire un tavolo di confronto con le parti sociali e coinvolgendo il PARLAMENTO, che ha ormai un ruolo asfittico cancellato dalla smania di protagonismo dei due duellanti al Governo.

Apriamo gli occhi gente, qui c’è di mezzo il PORTAFOGLIO!

Ernesto Cadenelli
Vobarno 12 luglio 2019

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