All'asilo si sta bene
di John Comini

Quando incontro alcuni compagni dell’asilo, anche se è passata una vita, ci salutiamo con un sorriso...


Alcuni miei amici (come Deni Giustacchini e il Teddy) avevano frequentato l’asilo situato in fondo al vicolo che parte da piazza Zanardelli, mentre io e gli amici Cesare Mora, Achille Recher, Rinaldo Berta e molti altri andavamo all’asilo delle Suore Orsoline, nel grande e stupendo Monastero di Santa Maria. Eravamo divisi in piccoli, mezzani e grandi, i piccoli li chiamavano “pisóni”. C’era suor Guglielmina, piccola come noi, talmente piccola che ricordava la suora di Fellini in “Amarcord”. E poi c’erano la madre Rosa, madre Francesca, suo Imelda, suor Benedetta, madre Crocifissa…

C’era la campanella, vicino alla ruota di legno che le suore usavano per far passare una scodella di minestra ai poveri. Come “el Zanèla”, che mangiava la sua scodella e poi andandosene diceva: “Rierà i Rusi!” Le suore ci dicevano di ascoltare la vocina nel nostro cuoricino, io mi impegnavo ma non sentivo niente.

Ogni anno arrivava Santa Lucia a portarci le caramelle: era bellissima, coperta da stupendi veli, chissà perché ricordava vagamente una delle suore, ma non poteva essere lei, quella suora aveva i baffi! “Le bugie fanno piangere Gesù” ci diceva  la madre Rosa, e quando pioveva a catinelle ci sembrava di essere i responsabili della passione di Nostro Signore.

Quando pioveva cantavamo: “Oh Madonnina santa abbi di noi pietà, un po’ di sole per carità…”così per ore e ore, fino a quando il sole aveva pietà di noi.

Robert Fulghum ha scritto: “La massima parte di ciò che veramente mi serve sapere su come vivere, cosa fare e in che modo comportarmi l’ho imparato all’asilo.

La saggezza non si trova al vertice della montagna di studi superiori, ma nei castelli di sabbia del giardino dell’infanzia. Queste sono le cose che ho appreso all’asilo:
- dividere tutto con gli altri;
- giocare correttamente;
- non far male alla gente;
- rimettere le cose a posto;
- sistemare il disordine;
- non perdere la roba degli altri;
- dire che mi dispiace quando faccio del male a qualcuno;
- lavarmi le mani prima di mangiare;
- i biscotti caldi e il latte freddo fanno bene;
- condurre una vita equilibrata: imparare qualche cosa, pensare un po’, disegnare, cantare, ballare e lavorare un tanto al giorno;
- fare un pisolino al pomeriggio (io lo faccio sempre!);
- nel mondo badare al traffico, tenere per mano e stare vicino agli altri;
- essere consapevole del meraviglioso;
- ricordare il seme del vaso: le radici scendono, la pianta sale anche se nessuno sa veramente come e perché, ma tutti noi siamo così;
- i pesci rossi, i criceti, i topolini bianchi e perfino il seme nel suo recipiente: tutti muoiono e noi pure;
- non dimenticare, infine, la prima parola che ho imparato, la più importante: osservare.”

Alcune cose saranno sempre più forti del tempo e della distanza, più profonde del linguaggio e delle abitudini: seguire i propri sogni e imparare a essere se stessi, condividendo con gli altri la magia di quella scoperta.

Giorgio Gaber cantava: “Non insegnate ai bambini la vostra morale, è così stanca e malata, potrebbe far male. Non elogiate il pensiero che è sempre più raro, non indicate per loro una via conosciuta, ma se proprio volete insegnate soltanto la magia della vita…Non gli riempite il futuro di vecchi ideali, l’unica cosa sicura è tenerli lontano dalla nostra cultura, non esaltate il talento che è sempre più spento, ma se proprio volete raccontategli il sogno di un’antica speranza… Non insegnate ai bambini, ma coltivate voi stessi il cuore e la mente, stategli sempre vicini, date fiducia all’amore, il resto è niente. Giro giro tondo, cambia il mondo…”

Penso a Maria Montessori, un genio dell’educazione. Una donna che è partita dall’idea «che i bambini possano liberamente esprimersi e così rivelarci bisogni e attitudini che rimangono nascosti o repressi quando non esista un ambiente adatto a permettere la loro attività spontanea». Sosteneva che la pedagogia deve rispettare la libertà del bambino. Era una visionaria, immaginò una pedagogia basata sulla creatività e non sulla disciplina. Il bambino impara e apprende meglio se vive in un ambiente stimolante e ricco di oggetti interessanti che attirino la sua attenzione. Il metodo Montessori incoraggia i bambini a sviluppare indipendenza e autodisciplina. L’effetto magico del metodo Montessori: un’educazione individualizzata che insegna a vivere meglio in gruppo.

Penso ad alcune bellissime esperienze, dove bambini di 3 anni e anziani di 90 si prendono per mano, giocano insieme, tra favole e lezioni di cucina. Si chiama "educazione intergenerazionale", consiste nel far coabitare nella stessa struttura un asilo nido e un centro anziani, i piccolissimi e i vecchi. Dove la lentezza è un dono. Divertendosi non poco, sporcandosi di farina e impastando torte. Mano nella mano.
Creando occasioni di incontro, come la cucina, la pittura, la lettura, in cui le età si mescolino, le generazioni si fondano, dove gli anziani e i bambini insieme stanno bene, e imparano gli uni dagli altri. Perché i più anziani e i più piccoli hanno lo stesso passo, si sa, e basta uno sguardo per essere complici e diventare amici.

Racconta una nonna: "Io li ascolto i bambini sapete, ci gioco, gli narro le storie della mia infanzia, e loro sono attenti, mi guardano diritti negli occhi. E se mi fermo, mi tirano per il braccio: Nonna, poi che cosa fa il lupo?". Troppo spesso oggi le età non si incontrano, come se la vecchiaia fosse qualcosa da nascondere. Così, invece, è un po' come passare il testimone....

E penso a un bambino di 5 anni, che balla di gioia in un commovente video che ha fatto il giro del mondo. Si chiama Ahmad Sayed Rahman. Aveva otto mesi quando una mina gli ha portato via la gamba, in una strada di polvere del suo sperduto villaggio nell’Afghanistan della guerra, Ma ora, Ahmad la sua gamba perduta se l’è dimenticata. All’ospedale della Croce Rossa di Kabul, il centro ortopedico dove operano i dottori guidati da un italiano, Alberto Cairo, gliene hanno messa una nuova. Ahmad balla per mostrare la sua felicità di avere questa gamba artificiale, grazie alla quale può anche correre, divertirsi con i suoi amici.

Diciamo sempre che il mondo è brutto, pazzo, che siamo sommersi dalla cattiveria, plastica e dall’inquinamento. Diciamo sempre che vogliamo guadagnare di più, per comprare, comprare e comprare ancora. Abbiamo paura di tutto e di tutti. Siamo sempre indignati, a volte ci sentiamo abbandonati.

Ma di fronte a questo bambino, ritroviamo il sorriso. Ahmad sta ballando... Sì, Ahmad sta ballando, felice. In mezzo alla guerra e alla devastazione, il piccolo Ahmad sta ballando... La sua danza ci dà un'onda di speranza. Grazie, piccolo, meraviglioso Ahmad.

Ci sentiamo la settimana prossima, a Dio piacendo,

maestro John

Nelle foto:
1) Suor Guglielmina e alcuni bambini (grazie a Renato Massolini per la foto)
2) I bambini dell’asilo Quarena accompagnano un funerale (foto del mitico Cesare Goffi)
3) Foto di gruppo con la madre Rosa e la Madonnina
4) La danza di Ahmad

190721_Gavardo_asilo1.jpg 190721_Gavardo_asilo1.jpg 190721_Gavardo_asilo1.jpg 190721_Gavardo_asilo1.jpg