Da «carboner» a «cavalier»
di Gianpaolo Capelli e Ubaldo Vallini

E’ Pierino Manovani, da Bondone, nato poco prima di Natale nel 1931, il personaggio di cui parliamo oggi


Pierino Mantovani, nato a Bondone poco prima di Natale del 1931, con la sua parlantina sciolta, incanta l'ascoltatore nel raccontare la sua vita. Lo sorregge una memoria di ferro: fatti, date, avvenimenti sono raccontati con dovizia di particolari che sembrano uscire da una enciclopedia parlante. E pensare che Pierino a dicembre compie 88 anni.

Qualche giorno fa siamo andati a trovarlo nel suo regno, la val Daone, precisamente su alla diga di Bissina, in una giornata limpidissima, con il Carè Alto che si stagliava davanti a noi.
Abbiamo così potuto godere di accoglienza ed ospitalità eccezionali da parte sua e della sua famiglia.
In compagnia siamo andati a visitare la stupenda chiesetta in tonalite sopra la diga, dedicata ai caduti delle guerre, agli operai dei grandi lavori e a chi ha perso la vita sulle impervie montagne della valle. Con la sua forma a punta sembra lanciare verso il cielo le preghiere di chi la visita.

Tra larici e pini, abbiamo acceso il registratore e Pierino ha cominciato a parlare e a raccontare: un fiume in piena come l’acqua delle condotte che fa girare le turbine delle centrali… e ci ha anche commossi.
Pierino fino all’età di 17 anni seguì i suoi genitori sulle montagne della Bresciana e del basso Trentino a far legna e carbone, smentendo chi afferma che non ha mai fatto “el carboner”.
Come racconta nel suo libro “Ricordi di un Carboner” ha passato anni durissimi con la sua famiglia... tanto che in un inverno non tornarono al natio paese di Bondone perché non avevano guadagnato i soldi necessari per pagare il misero affitto della casa che occupavano al paesello.

Ecco cosa scrive Pierino di quei periodi indimenticati.
“Eravamo all'inizio della valle di Daone, sopra le montagne di Limes. La maggior parte della legna per fare il carbone si trovava molto in alto, all'imbocco della val Danerba. Mia madre Enrica Zaninelli, il 2 giugno1933, diede alla luce un figlio, senza assistenza in quella povera baracca (baita) tirata su alla meglio vicino a malga Boazzo.
Dopo 14 giorni il neonato fu portato a Daone per essere battezzato; andata e ritorno a piedi... la mamma per la stanchezza stette a letto per tre giorni sul povero giaciglio fatto di bastoni di legno.
La famiglia lavorò a più non posso, con promesse da parte del datore di lavoro di essere ben ricompensati all'autunno.
Quando però si recarono a Condino per essere pagati non trovarono nessuno, la ditta aveva messo fallimento. Le diverse famiglie che erano in valle a lavorare come la mia, raccontava mia mamma, ritornavano piangendo, senza niente nella più squallida miseria”


La famiglia di Pierino nel 1948 si trovava a lavorare sui monti di Roncone. Pierino stanco della dura vita, voleva conoscere altri orizzonti e manifestò questa sua decisione al padre Andrea.
Ritornando a Bondone per la Madonna di settembre, il 10 del 1948, dopo diversi contatti con i fornitori, decise di aprire un piccolo negozio di frutta e verdura in centro al paese, vicino alla fontana del “Bregn”.

Con un piccolo aiuto da parte dei suoi avviò l'attività: si lavorava bene d'inverno, niente in estate perché le famiglie erano tutte in montagna.
La fortuna fu che, con l'arrivo del parroco don Giuseppe Pellegrini, venne aperta la “famiglia cooperativa” ed il “circolo Acli”, con Pierino che dava una mano da tutte due le parti.
Nel frattempo venne costruita la strada carrozzabile Bondone – Baitoni.

Pierino, sempre ingegnoso e con notevoli sacrifici, acquistò un motocarro Ape e si mise ad effettuare trasporti per sé e per chi ne aveva bisogno. In questo modo racimolava qualcosa per andare avanti.
Come dice il proverbio “aiutati...che il ciel ti aiuta!”-

Verso la fine del 1953, Pierino cedette l'attività di frutta e verdura per diventare dipendente del circolo Acli di Bondone.
Arrivò il 1955 e in val Daone iniziarono i lavori idroelettrici con la costruzione delle grandi dighe. Lavori che richiameranno in valle più di 5000 operai provenienti in maggior parte dal Trentino, ma anche da fuori, persino dalla Calabria. Quel progetto si rivelò una vera manna, per tanta gente che era senza lavoro.

Certo il lavoro in val Daone era faticoso, alcuni operai facevano anche due turni nelle 24 ore. Ingolosiva lo stipendio che per quei tempi era alto: impossibile prendere così tanti soldi da altre parti.
Nel 1956, don Giuseppe Pellegrini, sentì la necessità di aiutare quei poveri operai.
Bondone in estate era un paese fantasma e c’era poco da fare, così pensò di raggiungerli con il patronato Acli, che li aiutasse a far valere i loro diritti.

Riuscì a comperare due “spacci”, quello di Malga Boazzo e di Malga Bissina, che i proprietari stavano cedendo.
Don Giuseppe voleva offrire agli operai anche un luogo dove incontrarsi e, grazie all'aiuto del cappellano don Mario Peder, disbrigare le loro pratiche , magari piccole, come quelle di mandare i soldi a casa di chi era lontano.
Don Giuseppe, oltre che grande amico, per il nostro Pierino in quegli anni sarà anche guida e maestro, aiutandolo a superare tante difficoltà.
Così Pierino nel 1956, con l'aiuto di altri due spaccisti della Val di Gresta, iniziò il suo lavoro in quella valle, che lo vedrà protagonista fino ai nostri giorni,

Ritorniamo a quanto scrive su quegli anni.
“La mattina si cominciava il lavoro in mezzo ad un grande affollamento di operai e mi sentivo un po’ impreparato a capire i bisogni di quella gente, ma con la buona volontà e tanto lavoro, mi sono reso disponibile verso tutti. Giornate lunghissime, le ore non si contavano.
La nostra assistenza è cominciata con poco: alla sera il bicchiere di vino, il caffè, le sigarette, i vestiti che a tanti operai mancavano, importante una accoglienza cordiale, per farli sentire meno soli e lontani dalle loro famiglie.
Ma, lassù, abbiamo potuto dare un' aiuto più importante, grazie a don Mario Peder, che manteneva i contatti con il patronato Acli di Trento. Ci siamo impegnati per gli assegni famigliari, per controllare i contributi versati, per i diritti verso gli operai, che allora certe imprese non rispettavano. Il nostro motto, grazie anche a don Giuseppe Pellegrini, che era sempre presente era: dare una mano a chi aveva bisogno, senza distinzione di credo e appartenenza partitica.
Ritornando in dietro con i ricordi, nei nostri spacci non si servivano alcoolici d'asporto e se si superava certi limiti nel bere, non si serviva più niente. Pensate che un bicchiere di vino costava 15 lire”


I quattro anni successivi furono di duro lavoro, a contatto sempre con gli operai.
Nel 1959, terminati i lavori per le dighe, Pierino sente che quella valle fa ormai parte della sua vita. Lassù a Malga Bissina riesce a comperare la baracca che era stata adibita a spaccio e ottiene la licenza di ristorante. Il ristorane non può che chiamarsi “DA PIERINO”.
Negli anni 60-61, le macchine erano poche e la gente che saliva lassù anche. Molti gli diedero del matto, per quella scelta, ma non avevano fatto i conti con la sua lungimiranza.

Un aiuto per gli affari venne da padre Ottorino Marcolini di Brescia, cappellano degli alpini nella guerra 1940-45, che d'estate portava lassù i ragazzi del suo oratorio a villeggiare nelle sei baracche che erano rimaste, oltre che le famiglie dei muratori impegnati nella costruzione dei villaggi per la gente bresciana e non solo.
Rinomato a Brescia il primo villaggio che lui ha costruito “AL VIOLINO”, molti sono i Comuni nel Bresciano che hanno una parte del paese denominata “Case Marcolini”.

Gli anni passarono, la gente cominciò un po' alla volta ad affezionarsi alla montagna.

La buona cucina casalinga offerta da Pierino, la sua cordialità e la simpatia erano armi vincenti: tante le persone che si fermavano a mangiare da lui, che in cucina poteva contare sulle eccezionali doti di cuoca dell’infaticabile moglie Lucia.
Tutto quello che guadagna Pierino lo reinveste per migliorare il suo ristorante. Così lì vicino sorgono anche delle camere da affittare.

Il vulcanico Pierino, non è quello arcinoto delle barzellette, ma quel giovane spaccista che col passare degli anni fece la fortuna sua e della sua famiglia, è oggi la storia vivente della valle di Daone di questi ultimi quasi 60 anni.

Fra le innumerevoli attività che l’hanno visto protagonista le 40 edizioni di una fortunata mostra micologica, gestita col gruppo micologico don Giovanni Corradi a Daone.
Mostre visitatissime a settembre, sempre con funghi freschi, presenti due esperti di Thiene Graziani e Rodighiero.
Un anno capitò che ci fossero in mostra ben 336 specie diverse.

Per ricordare il lavoro dei suoi avi negli ultimi anni, sempre a settembre, Pierino invita tutti alla Festa del carbonaio, con la costruzione e la cottura del Poiat, giunta alla sua decima edizione.
L'apertura di queste manifestazioni avvengono sempre con la celebrazione della messa, come aveva voluto Padre Marcolini alla prima mostra micologica.
In occasione della Festa del carbonaio, almeno fino al 2013, a celebrare la messa c’era quasi sempre Padre Pietro Oliana, nativo di Roncone, morto quest'anno a 99 anni, a cui Pierino e la sua famiglia erano molto legati essendo stato parroco di Bondone negli anni 70.

Cosa faceva Pierino quando l'autunno scendeva da Malga Bissina?
Di tutto! Il tassista a Bondone quando non c'erano automobili, mitica la sua Fiat 600 multipla che ha trasportato tutti e di tutto, quando i carbonai partivano per la montagna.
Dal 1961 al 1968, ha trasportato i bambini di Baitoni che andavano all'asilo a Bondone; negli anni 70 in inverno andava a fare il cuoco nei ristoranti di Campiglio.

Per sei anni, dal 1980 al 1986, sempre in inverno ha gestito il ristorante “Al Sole” sopra Tione. In estate il ristorante veniva affittato perché lui doveva ritornare in quello della val Daone in Bissina.
A tempo perso, si fa per dire, grazie all'aiuto del professor Mario Antolini (Muson) di Tione, ha scritto cinque libri, uno dei quali dal titolo ”Valle di Daone o delle sorgenti nel giardino dei ginepri”, coautore Alessandro Togni di Daone. E’ stato ristampato tre volte.

Pierino Mantovani ha partecipato a tantissime interviste televisive, ultima quella nel film di Katia Bernardi “Gli uomini della luce”, nel quale vengono ricordate la costruzione delle dighe in val Daone, la condotta che dal lago di Molveno porta l'acqua alla centrale di Santa Massenza e la costruzione della diga di Santa Giustina in val di Non.
La regista si è avvalsa spesso delle documentazioni storiche di Ermanno Olmi, girate in quel periodo. Olmi è stato dipendente della Edison per tre anni, tra i tanti filmati meraviglioso quello dal titolo “Tre fili fino a Milano” audio e video ripresi in diretta con gli operai che lavoravano con la neve a fine novembre salendo sui tralicci senza protezioni.

Intorno al 2010
, per non dimenticare la sua passione nel fare e costruire, vicino alla diga dove anni fa aveva aperto un piccolo bar per molte estati gestito dalla sorella Luigia, Pierino ha realizzato uno splendido “garnì” che viene gestito dalla figlia Silvia.
Lui abita vicino in una piccola casetta con il figlio Andrea e la moglie Lucia, sposata a Pinè nel 1963 dall'amico don Bolognani Mansueto parroco a Bondone negli anni 60.
Lucia è sempre stato il braccio destro di Pierino e forse anche quello sinistro, lavoratrice indefessa, alla soglia dei 90 anni, è ancora lassù che fa da mangiare per tutti e tiene in ordine la casa.

Alla domanda che le abbiamo fatto durante la nostra visita, come fa ad essere così attiva, questa è stata la risposta: «Il mio segreto è subito svelato: vado avanti grazie al lavoro e alla preghiera». Brava Lucia!

Pierino per tutta l'estate è al bar o nei dintorni, ha sempre una parola gentile per tutti i clienti e non si risparmia a raccontare dei grandi lavori, li ha vissuti in prima persona e della valle di Daone che tanto ama.

“Da Carboner a Cavalier” abbiamo scrritto.
Nel 2012, infatti, Pierino Mantovani è stato insignito dal Presidente del titolo di Cavaliere della Repubblica Italiana. E siamo certo che nella scelta ci sia stata la “sponsorizzazione” da parte dei Comuni di Daone e Bondone.

Un titolo ampiamente meritato, onorificenza consegnata al palazzo della Regione trentina davanti alle autorità civili, militari e religiose il 3 novembre dello stesso anno.
Forza Pierino aspettiamo quella di Commendatore.
Auguri
 
Gianpaolo Capelli e Ubaldo Vallini

in foto: Con Pierino e suo figlio; in ricordo dell'attività di Carboner (foto Capelli).


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