240 anni dopo l'incendio
di Marisa Viviani

“A 240 anni dall'incendio che distrusse Bagolino, che senso ha ricordare quell'evento, e fino a quando ricordare?”


Con questo quesito lo storico locale Flavio Richiedei ha aperto la serata dedicata alla ricorrenza del catastrofico incendio del 30 Ottobre 1779, la cui memoria è ancora presente tra la gente di Bagolino che continua a commemorarne le vittime, secondo la delibera del Consiglio della Comunità, che il 9 Ottobre 1780 aveva stabilito si dovesse celebrare ad ogni anniversario un ufficio funebre e fare una processione in suffragio dei morti: perpetuamente.

Da allora, l'impegno morale, civile e religioso preso dall'antica comunità è stato mantenuto. Anche nella ricorrenza del 240° anniversario dell'incendio di Bagolino la popolazione ha assistito alla messa celebrata dal Parroco don Paolo Morbio nella Chiesa di San Rocco, partecipando poi alla processione, che si è snodata attraverso il paese fino alla Santella delle Povere Anime per la benedizione finale della cerimonia e l'accensione di un simbolico falò.

Alla luce di questa costante affezione alle vicende del proprio paese, suona assolutamente coerente la risposta data dallo stesso Flavio Richiedei alla domanda, secondo il quale “il ricordo avrà senso fino a quando la comunità moderna si sentirà figlia di quell'antica comunità, se pensiamo che le famiglie di oggi sono ancora le stesse di quel tempo”. Così il legame con le antiche genti di questa terra continua, attraverso la memoria e le iniziative che la consolidano.

Nell'occasione dell'importante anniversario,
l'Associazione Culturale Habitar in sta terra, con il patrocinio del Comune di Bagolino, della Fondazione Civiltà Bresciana e della Parrocchia di San Giorgio, ha presentato la pubblicazione dell'opera "L'incendio occorso nella Terra di Bagolino", comprensiva del saluto dell'Assessore alla Cultura Irene Melzani, dell'introduzione di Luca Ferremi, del saggio storico di Giancarlo Marchesi, di immagini d'archivio, e in appendice dell'Orazione del nobile bresciano Durante Duranti, rivolta al Consiglio Generale della Città di Brescia, a favore degli abitanti di Bagolino "nel grave danno dell'incendio sofferto" (10 Gennaio 1780); sono seguite letture a cura di Paola Bettini.

L'opera presentata è interessantissima, ricca di informazioni storiche e di elementi di riflessione, che richiamano prepotentemente al paragone con il tempo presente. L'incendio di Bagolino fu una delle maggiori calamità del '700, la peggiore del Bresciano, "più grande nel numero de' danneggiati, più estesa nella qualità del danno e più funesta nelle conseguenze di quella patita dalla città di Brescia nell'anno 1769." (relazione del magistrato dei deputati al doge di Venezia, 26 Gennaio 1780)

644 case distrutte, 300 morti, interi casati estinti, approvvigionamenti per l'inverno bruciati insieme ai patrimoni personali e pubblici (abiti, biancheria, coperte, attrezzi da lavoro, libri, archivi, denaro), superstiti privi di mezzi di sostentamento e riparo in pieno inverno e traumatizzati: " (..) alla prima ora della notte la vasta e popolosa terra di Bagolino esisteva, e ella non fu più alla seconda. Caso singolare, di cui difficilmente trovar si potrebbe esempio consimile nella verità della storia: salvo solo di qualche città, o terra dalla militare licenza ed avidità appostamente incendiata." (Orazione di D. Duranti)

La gravità della tragedia fece scattare subito gli aiuti e la solidarietà da tutta la Valle Sabbia, dalle altre vallate, da Brescia e da Venezia, sia per le emergenze immediate come la sepoltura dei trecento cadaveri, e per i bisogni urgenti dei sopravvissuti, sia per la ripresa della vita nella comunità. "(..) per il decoro ed interesse pubblico non mai bastevolmente si spende" sentenziava il conte Durante nella sua Orazione, perorando generosi aiuti per Bagolino: "Tutti gli uomini adunque, se vogliono essere riputati tali, debbono usar compassione; all'esperimento della quale tutti hanno legittimo diritto, massimamente gli afflitti. Fra quelli in particolare quelli però sovra i quali senza veruna colpa, e più pesanti insieme piombano le disavventure."

La causa patrocinata dal Durante nel Consiglio della Comunità di Brescia porterà all'approvazione degli aiuti con 242 voti favorevoli su 281, mentre vari notabili benestanti contribuiranno con donazioni personali anche cospicue.

Il piano di interventi previsto dalle autorità per la ricostruzione del paese, del tessuto sociale e delle attività economiche sorprende per la tempestività e oculatezza delle scelte effettuate. Nel volgere di dieci anni infatti il paese era sostanzialmente riedificato e la comunità aveva ripreso la sua configurazione abituale, grazie ad uno sforzo collettivo enorme e prestiti finanziari elargiti in virtù delle buone relazioni intrattenute dalla comunità di Bagolino con Brescia e con Venezia e già saldati nel 1787. Fa perciò rabbrividire il confronto con analoghe catastrofi verificatesi ai tempi attuali per la mediocrità degli interventi, i cui degli esiti finali sono sotto gli occhi di tutti.

Il filo rosso che lega le due comunità, antica e moderna, dunque non si è ancora spezzato; agli abitanti di oggi spetta il dovere di onorare gli antichi predecessori non solo con la memoria, ma soprattutto con la tutela del patrimonio di beni, saperi, etica pubblica e rigore personale che ci hanno lasciato attraverso il loro lavoro, la fermezza e la dignità dimostrate nei gravissimi momenti della tragedia e della ricostruzione.
L'opuscolo "L'incendio occorso nella Terra di Bagolino" è un prezioso documento di notizie storiche, ma soprattutto di buona amministrazione della cosa pubblica e del senso morale che la sosteneva, e se la storia è maestra di vita, la sua lettura sarebbe un valido insegnamento per tanti.

Nella foto di Luciano Saia: La presentazione dell'opera "L'incendio occorso nella Terra di Bagolino"; da sx: Giancarlo Marchesi, Flavio Richiedei, Luca Ferremi, Paola Bettini, il sindaco Gianzeno Marca, l'assessore Irene Melzani (30 Ottobre 2019)
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