«Tocca al Garda depurare le sue acque»
di red.

«Ogni bacino idrologico-imbrifero deve provvedere alla depurazione dei propri reflui fognari, così come sancito dal T.U. Ambiente» afferma Legambiente intervenendo sulla questione Garda-Valsabbia


I rappresentanti dei Circoli provinciali di Legambiente Brescia si sono riuniti in consiglio sabato scorso 9 novembre presso la sede di Via Ventura Fenarolo per discutere e trovare una posizione condivisa su alcuni fra i più urgenti ed impattanti problemi che affliggono l’intera provincia di Brescia.

Fra gli argomenti all’or4dine del giorno quello relativo alla depurazione dei reflui fognari della sponda bresciana del lago di Garda, stante il processo decisionale in corso, è stato valutato fra i più urgenti e degni di attenzione, sulla base anche del progetto di fattibilità tecnico-economica pubblicato da Acque Bresciane lo scorso agosto che individua l’attiguo bacino del fiume Chiese quale sede dei due maxi impianti di depurazione (uno a Gavardo e uno a Montichiari) a servizio dei reflui provenienti dalla rete di collettamento dei comuni gardesani e il fiume Chiese quale corpo recettore delle acque depurate.

Ecco cosa afferma Legambiente in una nota:


Premesso che il progetto in questione è ritenuto lacunoso e tutt’altro che esaustivo nella comprensione delle ragioni che hanno portato alla scelta sopra citata, i Circoli provinciali convengono che:

• ogni parte del territorio della Provincia di Brescia ha pari dignità: prerogative e peculiarità devono essere mantenute e incentivate;
• sia il bacino del Garda che quello del fiume Chiese scontano problematiche vecchie di decenni, sempre ignorate, a cui urge dare risposte precise, risolutorie e lungimiranti;
• la tutela di tutti gli ecosistemi è prerogativa imprescindibile per garantire a noi e soprattutto alle generazioni future un’adeguata qualità di vita;
• una programmazione territoriale oculata e finalizzata a garantire il benessere e la salute delle popolazioni deve essere il presupposto di ogni scelta politica, economica, sociale.

Pertanto all’unanimità i rappresentanti dei Circoli provinciali di Legambiente affermano che:

1) Ogni bacino idrologico-imbrifero deve provvedere alla depurazione dei propri reflui fognari, così come sancito dal T.U. Ambiente;

2) Devono essere adottate le migliori tecnologie esistenti per garantire un’altissima qualità di depurazione;

3) La stima dei  costi energetici e di gestione deve avere un peso rilevante nell’iter decisorio in modo da non incidere sulle tariffe  che andranno a carico delle bollette di tutti gli utenti della provincia;

4) Il rispetto della normativa che riguarda il consumo di suolo deve essere uno dei punti fondanti del processo decisionale.

L’iter procedurale per la depurazione della sponda bresciana del lago di Garda dovrà quindi individuare la migliore soluzione possibile per garantire la reale e duratura risoluzione dei tanti problemi che le negligenze del passato hanno reso sempre più tangibili; tutto ciò senza coinvolgere l’attiguo bacino del fiume Chiese che sconta anni di incuria e sfruttamento intensivo delle sue acque per cui si rendono necessari urgenti interventi riqualificanti.

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