Istituzioni lavenonesi
di u.val.

Daniela Tabarelli e Guido Assoni, neopensionati, lasciano un vuoto difficile da comare per Lavenone. Il sindaco Delfaccio ha reso loro omaggio e per quanto hanno fatto in carriera li ringraziamo anche noi



Ieri è stato l’ultimo giorno di lavoro per la dottoressa Daniela Tabarelli, medico di assistenza primaria pin dal 1981 a Lavenone, poi anche ad Anfo, Treviso Bresciano, Idro, Capovalle, Magasa e Valvestino.

Ultimo giorno di servizio anche per Guido Assoni, impiegato comunale a tutto tondo nella sua Lavenone, anche lui dal 1981.
Il sindaco Franco Delfaccio a quel tempo non era ancora nato, ma è stato lui ieri, rappresentando tutti i suoi concittadini, a rendere omaggio ai due professionisti, che per il piccolo paesello valsabbino sono stati vere e proprie istituzioni.

«La dottoressa Tabarelli è un medico disponibile e professionale, con il giusto rapporto di autorevolezza – ci ha detto il primo cittadino -. E’ innamorata del suo lavoro, che ha sempre svolto con massima professionalità, spesso lasciandosi coinvolgere nei problemi che i suoi mutuati affrontavano nel corso della loro vita».

Ieri mattina, puntuale come sempre, la Tabarelli si è presentata per aprire l’ambulatorio e alle 7:30 si è ritrovata davanti il sindaco con il gonfalone comunale e l’amministrazione quasi al completo, accompagnata da molti paesani.
La sorpresa, ci dicono, ha avuto l'effetto sperato. commozione e stupore.
Insieme hanno fatto colazione, poi la dottoressa è scappata via: era l’ultimo giorno di lavoro, vero, ma non era una scusa buona per far aspettare i suoi malati.

Alle ore 9 è stato il turno di Guido Assoni, atteso sotto la sede municipale imbandierata per l'occasione.
«Guido ha cominciato il suo lavoro presso il Comune di Lavenone a giugno del 1981 e io non ero ancora nato – ricorda Delfaccio -. Fu collega di mio padre per molti anni».

«Non solo un impiegato, è’ sempre stato un uomo disponibile e con una dedizione al lavoro instancabile - aggiunge il sindaco -. Era pagato per 36 ore settimanali, ma è stato capace di farne alla bisogna più di 50, senza mai tirarsi indietro. Il Comune è la sua casa. Conosce e si ricorda ogni pratica istruita ed è appassionato degli archivi che tiene con massimo ordine e rispetto».

Li conosciamo anche noi, Daniela e Guido, abbastanza da ritenere che con la pensione non si chiuderanno certo in casa, ma continueranno a dare il loro contributo di sapienza e di attenzione a chi sta loro vicino, dal punto di vista sociale oppure culturale.

Ad entrambi anche noi auguriamo che il prossimo anno possa essere denso di serenità e soddisfazioni.

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