Voci del Carnevale, lascia fare alle donne
di Marisa Viviani

Si è conclusa giovedì 6 febbraio a Bagolino l'ottima iniziativa del Gruppo "Voci del Carnevale", dedicata al "Saper fare del passato" e articolata in quattro serate tematiche relative alle competenze femminili e maschili sulla tradizione del carnevale


La quarta ed ultima serata dal titolo "Làgä fa ä lé fómle", ha visto la vestizione del cäpél dä bälärì, l'opera più significativa del costume e simbolo del carnevale stesso, tant'è, come ha affermato lo storico Luca Ferremi nella sua presentazione, che il ballerino potrebbe essere vestito unicamente con il cappello, ma mai esserne sprovvisto.

Anche la vestizione del cäpél dä bälärì è un lavoro che comporta competenze manuali e saperi raffinati, ed è per questo motivo che bisogna làgä fa ä lé fómle, depositarie del rito preparatorio del carnevale, senza il cui lavoro e dedizione per la sua trasmissione il carnevale andrebbe perduto.

Il cäpél dä bälärì è un'opera d'arte. La sua realizzazione inizia mettendo in forma un cappello di feltro modellando il bordo per ricurvarlo verso l'alto; segue poi il rivestimento completo con tela rossa; a questo punto, iniziando dalla cupola, tutto il cappello viene fittamente ricoperto con spighetta rossa pieghettata (ne occorrono dai 70 agli 80 metri).

Partendo dal bordo del cappello vengono poi applicati i nastri di seta colorati (a esclusione del viola che rappresenta la Quaresima); servono circa 300 metri di nastri, divisi per colore, leggermente torti per conferire maggior volume all'insieme; il ciuffo di nastri viene portato sul lato sinistro del capo.

L'ultima fase della vestizione del cappello riguarda l'applicazione dell'oro, preso a prestito da parenti e amici e disposto a formare disegni prescelti, anche con significato affettivo. In passato si usava decorare il cappello con specchietti e maerìne dorate (corallini infilati a mo' di collana); secondo lo storico questi elementi avrebbero significato scaramantico e propiziatorio. Al termine della vestizione il cäpél dä bälärì appare come un capo di vestiario elegante e signorile, nonché prezioso, certamente caratteristico e inconfondibile.

A completamento della serata, oltre alla dimostrazione della realizzazione del cäpél dä bälärì, una sintesi dei vari lavori presentati in precedenza ha riassunto il lungo e impegnativo ciclo di lavori femminili dedicati al carnevale.

Con questa iniziativa il Gruppo "Voci del Carnevale" ha impresso una svolta di carattere qualitativo alla sua attività di tutela della tradizione, portando alla luce la grande mole di lavoro che sottende il Carnevale di Bagolino. Le quattro serate hanno mostrato come questa tradizione poggi su un substrato di cultura e saperi solidissimi, trasmessi di generazione in generazione e alimentati dalla presenza del carnevale, non una festa di eccessi alcoolici e trasgressioni, ma un antico rituale che coinvolge tutta la comunità.

Con i ringraziamenti degli organizzatori, rivolti alle bravissime Laorète e ai volontari degli "Antichi Mestieri", oltre che al pubblico che ha presenziato numeroso e attento, la serata si è conclusa con la degustazione delle frittelle preparate da Grazia e Denise e del vov energetico di Adele: a ulteriore conferma che il Carnevale di Bagolino è sempre anche convivialità.
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