Delusi i sindaci del Chiese
di c.f.

Dalla Cabina di regia solo un tavolo di confronto sulle ricadute ambientali sul fiume. Comaglio: «Le indicazioni uscite dall’incontro con il ministro erano diverse»


Mai come in questo caso la fretta è una cattiva consigliera. L’accelerazione sulla questione depurazione dei comuni del Garda da parte del Ministero dell’Ambiente senza valutare soluzioni alternative, come richiesto dai sindaci dell’asta del Chiese, rischia di creare conseguenze di cui ci si potrebbe pentire.

E quanto emerso dall’incontro della Cabina di regia ha lasciato l’amaro in bocca gli amministratori valsabbini e dell’asta del Chiese.

«Aspettiamo comunicazioni ufficiali, soprattutto per quel che riguarda la composizione dell’annunciato tavolo di confronto - commenta il primo cittadino di Gavardo Davide Comaglio -. Da quanto è emerso, infatti, non è ben chiaro chi, attorno a quel tavolo, sarà invitato a sedere. La questione non è secondaria, anche per consentirci di individuare la nostra rappresentanza, che comunque non potrà essere soltanto tecnica».

Le perplessità, e una certa delusione, degli amministratori dei Comuni del Chiese riguardano l’atteggiamento del Governo. «Le indicazioni uscite dall’incontro che abbiamo avuto nei giorni scorsi a Roma con il ministro Costa erano un po’ diverse da quanto deliberato ieri, a quel che sembra, dalla cabina di regia - dice Comaglio -. Bene che sia passata la nostra proposta di costituire il tavolo, ma se questo dovrà limitarsi a esaminare l’impatto ambientale e a prevedere eventuali migliorie e compensazioni, proprio non ci siamo.

Noi avevamo chiesto altro: ossia che in quella sede si valutassero approfonditamente e senza preconcetti le ragioni della nostra contrarietà al progetto di costruire i futuri impianti a Gavardo e Montichiari, ragioni motivate e supportate dagli studi che abbiamo commissionato in proposito. Vedremo se tutto ciò ci sarà consentito.

I tempi stretti stabiliti per chiudere la "pratica" – fa notare il sindaco di Gavardo - non devono essere un pretesto per non ascoltare la nostra voce e impedire un’accurata disamina della questione».
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