E ci sono anche le storie, non solo quelle tristi
di Filippo Grumi

Storie di solidarietà, di attezione all'altro, di ingegno e fantasia... Filippo Grumi, impegnato con Gaia a a fare la propia parte per rifornire l'ospedale di casa di ciò che ha bisogno, ce ne racconta un paio. Pubblichiamo volentieri



Ci sono tante storie che sono nate in questa guerra contro il COVID-19 che passerà alla storia di tutti noi come l’epidemia del Coronavirus.
Alcune, molte, saranno storie tristi perché molti saranno i lutti e molte le famiglie che ricorderanno i propri cari persi in questi giorni, intere comunità avranno la memoria del silenzio irreale dei propri paesi, un silenzio che lascia sgomenti, per chi crede nel silenzio si può trovare Dio, per gli altri nel silenzio alberga l’incognita del futuro che ci attende.

Molte saranno storie tristi ma non ci sono solo quelle.
Ci saranno anche storie da raccontare.
Perché noi italiani siamo così, quando siamo alle strette sappiamo tirare fuori il peggio ma anche il meglio di noi e lo facciamo in un modo che è solo nostro, unico.

Anche io sono stato testimone di questa dualità ma voglio raccontarvi solo due storie della parte migliore, per le altre le lascio alle coscienze dei singoli, sempre se ne hanno una con cui fare i conti.

Come sapete, come comitato GAIA  di Gavardo, abbiamo iniziato una raccolta fondi per comprare materiale necessario al nostro Ospedale di Gavardo, abbiamo pensato che fare noi gli acquisti sarebbe stato molto più veloce e concreto che una donazione in soldi (sempre comunque utile) anche se questo è stato per noi un enorme carico di responsabilità, verso chi ci ha dato la sua fiducia con le donazione e verso l’ospedale per far fronte al meglio e in fretta, alle necessità.

Un’idea, quella della raccolta fondi balenata durante uno scambio di messaggi con altri simpatizzanti del comitato che poi abbiamo messo in atto nel giro di pochissimi giorni e che subito ha dato dei risultati importanti che ci rendono orgogliosi della nostra gente, cioè di voi.
Non è di questo che però voglio parlavi, anche se a questa idea il tutto si riconduce.

Vi parlerò di quello che è successo questa domenica, 22 marzo.
Questa mattina ho accompagnato due persone all’ospedale di Gavardo per consegnare del materiale direttamente alla responsabile UPS dell’ospedale dott. Monica Moretti (per noi ormai “la direttrice”) e poi portarle ai reparti.

Vincenzo che ha già contribuito anche alla raccolta fondi, è venuto a sapere che c’era la necessità impellente di dispositivi di protezione individuale per gli operatori sanitari e sabato è ritornato nella sua ditta, che ha fermato la produzione per via di questa epidemia, per prendere le tute c(he normalmente usano i suoi operai) per poi regalarle all’ospedale.
Sembra assurdo ma, più che macchinari costosissimi, sono questi semplici dispositivi da poche decine di euro ad essere introvabili e anche queste 10 tute sono quanto mai indispensabili.

La seconda storia riguarda il ventilatore polmonare
che è stato prestato a titolo gratuito all’ospedale, finché ce ne sarà la necessità, dalla Cooperativa Sociale Medicus Mundi Attrezzature della Rete CAUTO di Brescia.
Questo ventilatore polmonare, dismesso da un ospedale bresciano perché sostituito con altri di più moderna tecnologia, era destinato attraverso Medicus Mundi Attrezzature, all’utilizzo in progetto di cooperazione internazionale in Africa.

Avendo saputo della nostra iniziativa e delle esigenze dell’ospedale, siamo stati contattati e in giro di due giorni il ventilatore è stato rimesso in funzione, provato e dopo l’ok dell’ospedale, consegnato questa mattina per attrezzare una ulteriore postazione.
Recuperare attrezzature e presidi ospedalieri dismessi, trasformando potenziali scarti in risorse, è l’attività principale di questa cooperativa sociale di inserimento lavorativo che promuove una ecologia integrale generativa di economia circolare e civile, per il bene comune.
Forse se ne riusciranno a recuperare altri due, vedremo, abbiamo avuto ampia disponibilità di tutto quello che è presente in magazzino per essere consegnato subito e così sarà se ci arriveranno altre richieste specifiche dall’ospedale.

Mentre uscivamo dall’ospedale
una salma veniva portata via, un pugno allo stomaco per tutti noi.
Noi che da fuori fatichiamo a renderci conto della guerra che si vive ogni giorno all’interno del nostro ospedale e che la Direttrice ci ha riassunto brevemente con estrema schiettezza.

Due storie, tra le tante di cui sono stato testimone e che hanno dato a me e a tutti quelli coinvolti in questa iniziativa, ancora uno stimolo per andare avanti per cercare di fare ancora di più e ancora meglio, con voi.

Filippo Grumi

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