Dall'ignoranza alla presunzione
di Giuseppe Maiolo

È inaccettabile la violenza che circola in questi giorni su Silvia Romano. Mostra che siamo distanti ancora anni luce dall'idea di contenere o eliminare quell’odio online che tutti, a parole, si dicono interessati a sconfiggere


E meno male che le sofferenze degli ultimi tempi ci dovevano far pensare ad un’umanità solidale e più buona!
Inimmaginabile essere educatori di bambini e degli adolescenti finché giovani e vecchi, comuni cittadini e intellettuali o personaggi pubblici, si permettono in rete di offendere e ferire, umiliare o interpretare il modo di essere o le scelte degli altri, ovvero spiegare il perché e il per come gli altri si comportano.

“Di ciò di cui non si può parlare, si deve tacere”
ha detto il filosofo austriaco Ludwig Wittgenstein. E io aggiungerei che Il silenzio dovrebbe essere la prima regola, quando non si sa.
Invece adesso tutti sanno tutto (o credono) e si sentono autorizzati a dire ogni cosa.

Anche se credo nell'utilità della tecnologia, penso che avesse ragione Umberto Eco quando sosteneva che i Social “danno diritto di parola a legioni di imbecilli”.
Lo si è visto con il coronavirus dove di colpo chiunque si è permesso di valutare, esprimere giudizi, dare indicazioni sul che fare.

Con il rientro in Italia di Silvia Romano, dall’altro ieri tutti sono diventati psicologi e sanno interpretare i significati del suo vestire o spiegare perché si è convertita all’Islam.
Tutti d’improvviso docenti di psicologia, esperti in psicodiagnosi, che sanno cos’è la Sindrome di Stoccolma e conoscono le dinamiche interne che alimentano le scelte di una persona.

Senza sapere che la sindrome non è ancora catalogata da alcun manuale psicodiagnostico.
Inoltre lo psicologo che coniò il termine “Sindrome di Stoccolma” mise ben in chiaro che le condizioni per cui si può manifestare la sindrome, sono precise e devono essere tutte presenti.

In particolare:
1. Una grave minaccia per la vita sia per la vittima che per il rapitore
2. La situazione di terrore in cui le vittime possono però percepire qualche attenzione di gentilezza da parte dei sequestratori
3. Non ci sono prospettive di salvezza
4. È impossibile fuggire

Queste condizioni fanno sì che la Sindrome di Stoccolma sia molto rara.
E nel caso di Silvia Romano non vi sono elementi giunti alla nostra conoscenza che possano autorizzare nessuno a dire i suoi vissuti e il perché delle sue scelte.

Giuseppe Maiolo - psicoanalista
www.officina-benessere.it

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