Messaggio alla popolazione di Bagolino... e a tutte le altre
di Marisa Viviani

È stato diffuso nei giorni scorsi a Bagolino un videomessaggio rivolto alla popolazione, lanciato dalla celebre Gedàsä Garétä della Compagnia Teatrale I Maläòä. VIDEO



Il messaggio, per il suo alto significato civico, è destinato a travalicare gli angusti confini della Valle del Caffaro per diffondersi all'intero orbe terracqueo, o quanto meno alla Valle Sabbia e limitrofi.

Il messaggio vocale della veneranda Gedàsä Garétä per i suoi concittadini, è trasmesso nell'idioma locale, notoriamente decifrabile soltanto dagli appartenenti all'enclave bagossa, pertanto è stato richiesto ad una società di alto profilo professionale, la Sìto (Soluzione Incongrua Traduzioni Ostiche), di renderlo comprensibile anche alle masse extraterritoriali.

La traduzione letterale è riportata di seguito e mantiene inalterato il senso dell'annuncio dell'amata Gedàsä Garétä, che c'è, oltre le apparenze; sì, c'è per tutti.

Questo e altri video, con maggior risoluzione, su VallesabbianewsTv

“Cara la mia gente, guardate come ci siamo ridotti per colpa del coronavirus.
Ci lamentavamo per non aver potuto fare carnevale, ed ora andiamo in giro tutti con la mascherina.
Ah, che passione! Con il bel tempo che c'è stato, con la bella primavera che faceva scintille, non si poteva nemmeno fare l'orto.

Pensavamo: finirà la stagione senza poter raccogliere neanche una manciata di radicchio.
Dovevamo stare rinchiusi in casa, come quei tizi agli arresti domiciliari.
Ma io non ho mica ammazzato nessuno, neh, almeno per il momento.

A dire la verità, qualche pensiero di dare un colpo in testa a mio genero l'ho avuto, neh.
E pensare che non ho mai potuto sopportarlo, quell'uomo, per due mesi l'ho sempre avuto tra i pedi a scocciarmi con i cetrioli nell'orto, quando a me piace la catalogna che fa andare di corpo.
Beata Rosa, guarda giù!

Ah, che passione
, voi non avete idea del martirio che mi è toccato tra mio genero e il virus, roba da perdere il cervello.
Portiamo pazienza e aspettiamo che se ne vadano tutti e due.
Ma intanto dovevamo stare chiusi in casa, a sopportare il virus e quel tonto del mio genero.

Guardate, cara la mia gente, che non è ancora finita la suonata, anche adesso bisogna stare ancora a casa nostra il più possibile, portare la mascherina quando si esce e tenere le distanze, perché il virus è una gran canaglia: è chiaro?

L'ha detto anche la Signora Maria, quella di Gavardo, su Vallesabbianews!
Ah, che bella signora, e che brava!
Noi siamo amiche, neh, ah, sicuro, ci siamo conosciute facendo teatro.
Eeeh, una volta stavamo benone, ah, sì, anche se sono passati soltanto due mesi di prigione.

Le cose vanno così, bisogna tirare dritto e nient'altro.
Con tanta povera gente che soffre ancora, potremmo anche noi, neh, ascoltare le disposizioni senza tante storie.
E vorrà dire che la catalogna la comprerò in negozio, e mio genero mangerà i suoi cetrioli sott'aceto.
Eh, cari i miei Bagòs, vi saluto tutti e vi raccomando, comportatevi bene.”

La vostra Gedàsä Garétä”

(Gedàsä = Donna anziana, comare, madrina - Garétä = Margherita)

MARISA VIVIANI

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