«Venga per il test», ma a Gavardo non ne sapevano nulla
di Fabio Bresciani

La disavventura ad una famigliola di Vobarno, invitata dalla Croce Rossa a far fare il “sierologico” al bimbo di 4 anni


Buongiorno Direttore, in merito al test sierologico nazionale della Croce Rossa vorrei informare voi e i vostri lettori di un episodio che dimostra totale disorganizzazione oltre che mancanza di rispetto per le persone e per le loro esigenze.

Una vicenda assurda.
Io, la mia compagna ed i nostri due bambini di rispettivamente di 4 e 2 anni, abitiamo a Vobarno. In questi mesi siamo stati rispettosi al 100% delle regole ed abbiamo anche contribuito economicamente per come potevamo a sostenere l’emergenza.

Lunedì 25, riceviamo la telefonata della Croce Rossa che ci dice che il nostro bambino di 4 anni era stato selezionato per l’indagine sierologica. Ci confrontiamo al volo con il pediatra e decidiamo di accettare, considerando anche l’importanza di questo test per la nazione.

Ci fissano appuntamento per mercoledì 27 (oggi) a Gavardo presso il punto prelievi. Siamo andati in farmacia a prendere la crema anestetizzante (13€) più una mascherina ffp2 (8€). Preso due ore di permesso al lavoro. Preparato psicologicamente il bambino il giorno prima e la mattina stessa.

Questa mattina sveglia presto, colazione leggera, prendi l’auto, vai a Gavardo, paga parcheggio…
All’ospedale di Gavardo non sapevano nulla di questo test e dopo 30 minuti di rimbalzi ci hanno rispedito a casa dicendoci di chiamare la Croce Rossa.

Ma come: abbiamo speso soldi, perso tempo, ci siamo esposti al rischio di andare in ospedale con un bambino di 4 anni per il buon senso civico e questo è il risultato? Un nulla di fatto ed arrivederci a quando saremo pronti?

Dopo 2 ore di attesa al numero verde, per cercare di capire cosa fosse successo, Croce Rossa ci ha comunicato che la causa era da imputare alla Regione, in quanto non aveva informato per tempo le strutture sanitarie.
L’urp di Gavardo ci ha confermato la versione della Croce Rossa.

Siamo indignati, allibiti, scandalizzati ed anche un po’ arrabbiati.
Come è possibile che accada una cosa del genere?

Fabio Bresciani


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