Girelli con i consiglieri Pd si dimette dalla commissione d'inchiesta
di Redazione

Due giorni dopo l'elezione a presidente di Patrizia Baffi di Italia Viva, il Pd ritira i suoi tre rappresentanti: “Con l’assenza delle due maggiori forze politiche di minoranza - Pd e M5s - vengono a mancare anche i promotori della Commissione”


Il gruppo del Pd al Consiglio regionale della Lombardia ha ritirato ufficialmente i suoi tre consiglieri dalla commissione consiliare d’inchiesta sulla gestione dell’emergenza Covid.

La comunicazione con una lettera al presidente Alessandro Fermi arriva due giorni dopo l’elezione a presidente della commissione di Patrizia Baffi di Italia Viva. Secondo lo statuto, dovevano essere le minoranze a dover indicare il nome per la presidenza. Invece Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia, venendo meno alle richieste di Pd, M5s e civici, hanno trovato l’intesa su Baffi.

“Siamo sempre pronti a sederci a un tavolo per riprendere il discorso interrotto, a condizione che Baffi faccia un passo indietro e che la maggioranza intenda ricucire lo strappo istituzionale che ha generato”, scrive il capogruppo del Pd in Regione Fabio Pizzul.

“Abbiamo inviato questa mattina una lettera al presidente Fermi per manifestare tutto il nostro disappunto per il modo in cui la maggioranza a trazione leghista ha, di fatto, impedito che la Commissione d’inchiesta sull’emergenza Covid partisse correttamente. Con la medesima abbiamo comunicato il ritiro dei nostri componenti dalla Commissione, come annunciato dopo la seduta di martedì”, si legge nella lettera co-firmata dai consiglieri Jacopo Scandella, Gian Antonio Girelli e Carmela Rozza, i tre ormai ex-componenti dem della commissione regionale.

«La commissione d'inchiesta è nata su richiesta dei gruppi di opposizione. Un presidente che deve essere indicato dalle minoranze e che non prende un solo voto delle minoranze è evidente che si schiera con la maggioranza» riferisce Gian Antonio Girelli, consigliere regionale Del Pd.

Che spiega le motivazioni delle dimissioni: «Le nostre dimissioni si sono rese necessarie per come si è palesemente forzato su una prerogativa delle minoranze. Ma ancor di più dimostrato che alla maggioranza manca la volontà di affrontare davvero il problema che ha davanti: fare chiarezza su cosa non ha funzionato in Lombardia. Del tutto fuori luogo il tentativo di far nascere una contrapposizione fra Pd e Italia Viva».

Nel merito, «al di là della straordinarietà degli eventi è chiaro che è mancatala capacità di gestire l'emergenza che di fatto è stata affidata, o scaricata, sugli ospedali. Solo la grande professionalità del personale medico ha ridotto il danno. Ora però è chiaro che esigiamo risposte e subito». Sui test sierologici e sui tamponi, ad esempio. Girelli: «Lo hanno detto tutti che continua ad essere portata avanti un'azione scoordinata senza una regia regionale, dove un metodo di prevenzione e controllo si è trasformato in una giungla di prezzi con una confusa raccolta dati».

Sulla rimessa in moto delle attività sanitarie, poi, «non basta deliberare, bisogna operare per creare le condizioni di una ripresa controllata e sicura che passa da alcune scelte fra tutte quelle dei futuri centri Covid.

Nessuno sa quale sarà l'evoluzione del virus e dobbiamo essere in grado di fronteggiarla. Dopo le inutili grancasse suonate su scala 4, perché al Civile non si pensa di prevedere nella palazzina infettivi il luogo di ricovero per malati Covid e con altrettanta decisione si indica dove può essere allestito un centro dedicato solo al Covid in caso di bisogno? Senza dimenticare le Rsa, quando ci decidiamo a farle ripartire? Si è passati dal proporre loro di ospitare malati Covid a continuare a precluderne i nuovi ingressi dalle liste d'attesa».
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