Frana sulla Comunale per Degagna
di red.

Uno smottamento avvenuto nella notte fra giovedì e venerdì ha messo in difficoltà il transito delle auto. Tecnici e messi al lavoro per evitare la chiusura completa



Ha piovuto per tutto il giorno giovedì. E quando è stato troppo, nottetempo, in fondo al primo rettilineo lungo quasi un chilometro che affianca l'Agna, la parete ha ceduto, vomitando sull’asfalto e nel torrente tonnellate di massi, terra e bosco.
E’ andata bene che in quel momento di lì non ci passava nessuno. Uno solo dei massi che si sono fermati fra la strada e il torrente, infatti, è lì da vedere e misura almeno tre metri cubi.

Sul posto sono intervenuti il sindaco coi tecnici comunali e gli agenti della Locale.
Subito dopo sono arrivati i mezzi movimento terra per spostare il materiale e permettere almeno il senso unico alternato, mentre si studiava la situazione.

Alla fine, dopo un primo sopralluogo, è stata presa la decisione di effettuare un primo disgaggio della parete ferita dalla frana, per un fronte di una ventina di metri altro almeno dieci. E di predisporre un bypass temporaneo, allargando la carreggiata verso il torrente.

Intorno alle 20 di questa sera la strada è stata chiusa del tutto, per permettere di innalzare una piattaforma di materiale stabilizzato sul quale far salire l’escavatore, perché potesse arrivare alla sommità della frana e procedere al disgaggio suggerito dai tecnici.
La previsione era di lavorare un paio d’ore, prima di poter posizionare dei new-jersey di protezione.

«Una sistemazione temporanea, in attesa di capire meglio, nella giornata di sabato, quale può essere una sistemazione ancora più sicura – ci ha detto il sindaco Paolo Pavoni che stava seguendo personalmente i lavori -. In questo modo potremo riaprire a senso unico alternato, sotto l’occhio vigile di alcuni volontari che si daranno il turno per tutta la notte, alla luce delle fotocellule, pronti a fermare tutti al primo accenno di ulteriori cedimenti».

«Del resto a monte della frana ci abitano 500 persone – ha aggiunto – Non possiamo permetterci di lasciarle isolate».

In realtà c’è la possibilità di risalire fino al Cavallino della Fobbia
e di scendere poi da Treviso bresciano.
Si tratta però di percorrere decine di chilometri di strada stretta, di montagna e per di più dissestata, in luogo di poche centinaia di metri necessari per scendere fino in paese.

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