San John
di Anonimo Gavardese

Pubblichiamo volentieri questa lunga quanto gustosa lettera che, in onore a San Giovanni, stuzzica oltremodo il "nostro" Comini ad "un'avventura letteraria più matura e sostanziosa" di quanto fatto fino ad oggi



Carissimo Direttore,
per mia sponte e sollecitazione di una comune amica carissima, volevo approfittare, suo tramite, della ricorrenza in ricordo di San Giovanni Battista che cade il 24 di questo mese per rendere omaggio all'amico John Comini, suo preziosissimo e prolifico collaboratore.

Egli nasce Giovanni come infatti l'anagrafe riporta ma secondo una consolidata tradizione, non solo bresciana, che tende a tradurre nella lingua D'Albione qualsiasi termine d'italica provenienza, "rinasce" sin dal periodo adolescenziale come John tout court, senza riferimento specifico ad omonimi per antonomasia come il John Doe statunitense che indica qualsiasi uomo dall' identità sconosciuta, il John Brown attivista politico più noto per la logorroica canzone che animava i fuochi di bivacco dei babyboomers o eventualmente il ben più noto e anagraficamente vicino John Lennon, padre putativo della cultura musicale di intere generazioni a seguire.

Non ci è dato di conoscere, se non dal diretto interessato,
a chi affibbiare la paternità e la circostanza di questo stravolgimento anagrafico ma ricordo bene la fascinazione che soprattutto in noi ragazzi/e più giovani suscitava questo nuovo ed esotico appellativo di successo tranne che per i famigliari che ostinatamente, pervicacemente ed inspiegabilmente continuavano a chiamare il "nostro": GIOVANNI.

John, ancor prima che diventasse il cantastorie principe del suo giornale; il maestro fantasioso, benvoluto e amato da scolari e genitori; l'ispiratore e ideatore di numerose pieces e saghe teatrali, è stato per noi ragazzi dei sixties e dei seventeen Gavardesi l'incarnazione locale del genio e sregolatezza felliniana, il riferimento allegro, gioviale e sano dello stare insieme, del divertimento puro che nasce dalla condivisione, dalla collegialità e dal l'espressione alla massima potenza degli interessi comuni in termini di svago, declinati nelle arti espressive come nei giochi, nello sport come nei rapporti interpersonali, nella frequentazione di rituali religiosi come nelle numerose circostanze di pura socialità.

In quegli anni
"le domeniche da soli in un cortile e neanche un prete per chiacchierar" erano una frustrazione forse nel milanese, non dalle nostre parti; seppur, nello stesso ambiente, l'animazione e le figure di riferimento non sono mai mancate e forse sarà pur vero, come qualcuno sostiene, che un pizzico di misticismo in meno ci avrebbe reso più disinibiti e meno imbranati, ma ciò non ci ha impedito ugualmente di crescere maturi e responsabili in un clima di serenità e spensieratezza dei quali John è stato uno dei principali artefici.

Voglio ricordare di John oltre alla predisposizione artistica, peraltro già assurta da tempo agli onori della cronaca, anche una certa dimestichezza con gli sport di squadra.
Da sempre affetto da un imbarazzante fanatismo juventino, è l'indiscusso ideatore e miglior interprete del gioco del BALUNSI' da praticarsi con squadre di tre elementi sul rettangolo del campo di basket dell'oratorio con porte "ricavate" nei sostegni in tubolare dei tabelloni.

In questo Maracana' de "noantri" si è esibito il meglio della gioventù Gavardese dei già succitati anni, per stagioni intere ed egli componente del trio "maraviglia": COMINI, BUSSENI, PIALORSI (riserve VENTURELLI e CAPELLO) ha sempre dettato la legge del più forte, anche se, non di rado, il troppo coinvolgimento nel gioco unito ad una proverbiale timidezza faceva dimenticare a John i suoi procrastinabili impegni amorosi con l'adorata Emy (alla quale va tutta la nostra comprensione).

Del tutto trascurabile anche se determinante per il morale della squadra, il suo apporto tecnico nella formazione dopolavoristica e dilettantesca di basket denominata: PURI & CASTI (più nelle intenzioni che nei fatti) opposta, al tempo, allo strapotere fisico, tecnico, finanziario e voyeristico della corazzata BASKET ZIGLIOLI, militante in promozione.

Non si affanni, direttore, a cercare sulla "ROSA" resoconti sportivi dell'epoca.
Dei fasti di un tempo, oltre che all'entusiasmo, John ha conservato la volontà di mantenere una forma accettabile che, se richiesto, avrebbe potuto esibire, per affinità artistiche, in calzamaglia accanto agli amati Troisi e Benigni e quotidianamente lo vediamo percorrere a passo sostenuto gli itinerari più battuti dai runners locali.

Tornando al suo primo amore: Tales and Memories, ho sollecitato più volte il maestro a cimentarsi in un'avventura letteraria più matura e sostanziosa dei soliti "affreschi letterari" a cui siamo abituati e che godono (i likes non tradiscono) dell'apprezzamento dei suoi lettori, ma la sua ritrosia ad accogliere l'invito è da iscriversi forse al diffondersi di un esercizio ormai appannaggio di qualsiasi pennivendolo smanioso di celebrità anziché ad un capace ed ispirato narratore.

Confido, con poca speranza, in un ripensamento ma son certo che la fucina di John è sempre in ebollizione e che prima o poi ci forgerà qualche nuova invenzione.

"Una delle benedizioni dei vecchi amici è che con loro puoi permetterti di essere stupido" Ralph Waldo Emerson .

Per il molto già donato e per quanto ancora ci donerai.....
BUON ONOMASTICO GIOVANNI

Anonimo Gavardese

.nella foto: il maestro John di qualche anno fa


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