L'Isolo
di John Comini

D’estate, quando abitavo nel “grattacielo”, mia mamma apriva la finestra che dava sul Naviglio. Allora entrava un refolo di vento, un’aria fresca che dava sollievo. Laggiù si vedeva l’Isolo...


D’estate, quando abitavo nel “grattacielo”
, mia mamma apriva la finestra che dava sul Naviglio. Allora entrava un refolo di vento, un’aria fresca che dava sollievo.

Laggiù si vedeva l’Isolo, una specie di penisola allungata, una lingua di terra fra il Naviglio e il Chiese (ah, il Chiese!). Ricordo che, da bambino, con i miei amici Giusy Lazzarini, Deni Giustacchini, Beppe Venturelli, Gianfranco Tedoldi e compagnia bella, organizzammo una mini olimpiade nel cortile della casa di Vicolo Fiorini e poi, superando la passerella di ferro, nell’Isolo gareggiamo alle corse, al lancio del giavellotto (un semplice manico di scopa) e al tiro con l’arco. Immaginavamo di essere Robin Hood ed i cedri del Libano sembravano la foresta di Sherwood.

Talvolta accompagnavo mio fratello Franco a lavare la Multipla, armati di secchio, sapone liquido e spugna, usando l’acqua del Naviglio. Tempo dopo, durante i matrimoni di mia sorella Rita con il caro Sergio e poi di mio fratello Franco con Piera Nicolini, tutti gli invitati, durante la pausa tra il pranzo e la cena al Ristorante Acli, si recarono sull’Isolo per scattare foto, tra sorrisi ed allegria.

Anni dopo, mi recavo a casa della mia amica Daniela Massolini, che abitava proprio accanto alla riva del Naviglio: lì con Ermanno Barbieri, Cesare Mora, il futuro don Paolo Goffi ed altri amici, gustavamo le torte “secche” fatte da Emi (che poi, una volta sposata, non mi ha mai più preparato: ah le donne!). Al piano sopra abitavano i coniugi Nicolini: la signora Orsolina Franzoni, mamma di Mario e Gianfranco, ci ha lasciati proprio in questi giorni. L’Isolo è sempre stato frequentato da molti pescatori: ricordo Enzo Rizza, marito della Dori e papà di Beppe e Marco, coi suoi gambali alti.

Leggendo un po’ qua e un po’ là, ho scoperto che un tempo ci piantarono i loro tendoni dei piccoli circhi equestri e, prima della guerra, vi funzionò un campo di bocce. Qualche anziano ricorda che la sera si ballava, al malinconico suono di una fisarmonica. Si racconta anche (ma forse è una leggenda) che durante la guerra c’era un calcinculo: è suonata la sirena dell’allarme ed il responsabile è fuggito, lasciando i ragazzi a girare vorticosamente, con il terrore negli occhi. Una scena da Hitchcock!

Durante l’estate molti ragazzi del paese accorrevano verso il loro grande amico: il fiume. Tanti si tuffavano nel Naviglio oltre la via Sormani, perché l’acqua era più bassa e meno pericolosa. Capitava a volte di assistere a spettacolari tuffi dal ponte sul Chiese, da parte di alcuni per dimostrare il proprio coraggio agli amici, più spesso dal ponte sul Naviglio, meno alto rispetto al livello dell’acqua. Per timore di incidenti quei tuffi vennero proibiti. Nel dopoguerra anche alcune ragazze comparvero in costume, immagino tra fischi e sguardi maliziosi dei giovanotti.

Il Comune fece piantare una siepe in riva al Naviglio lungo la via Sormani, come protezione dei passanti. Tutti in paese ricordano la tragica morte per annegamento dello sventurato Battistino Massolini.

Le donne andavano a lavare i panni, a mano, sui lavatoi (laandér) di legno. Immagino la bellezza dei panni stesi al sole, come in un dipinto degli Impressionisti. Lenzuola su lenzuola, fra lo sciabordio delle onde, stese poi sul verde tappeto erboso o su corde tirate tra una pianta e l’altra, in un continuo cicaleccio (i social dell’epoca).

In fondo all’Isolo c’è la cascata, che versa nel Chiese le acque del canale. Quando il Naviglio non era così alto, molti ci camminavano sopra per recarsi in via Sormani (dove c’erano il nido e l’asilo del Lanificio). Accanto c’è la “tràada”, sopra la casa del signor Montanari, guardiapesca e addetto alle chiuse.

Anni fa ricordo che nell’Isolo si organizzavano spettacoli teatrali, nel verde e sotto le stelle. Gli spettatori potevano così ammirare le case affacciate sul fiume, come in una piccola, suggestiva Venezia. Un incanto!  Mia sorella Rita accompagnava mio papà e mia zia Giulia a catturare il fresco, nel polmone verde del piccolo ma suggestivo parco, seduti sulla panchina accanto al tavolone di legno. Incontrava molte persone: come Anna, sorella dell’amico Antonio Facchetti (marito della Iside), che amava leggere libri all’ombra dei cedri.

C’era anche la Mariuccia Bresciani in Benedetti, che gironzolava con la nipotina. Anche la cara maestra Dionisia, insieme al fratello (papà del Silvio Poli, attuale e bravo organista) accompagnava la mamma anziana a passeggiare. L’altalena ed una costruzione in legno attiravano la gioia dei bambini, che potevano osservare la vita della colonia di germani e di altri uccelli acquatici che vi nidificano. Insomma, un’isola felice, con un paesaggio da favola.

Poi, con il logorio del tempo, con le piene, è giunta la lenta decadenza dell’Isolo. L’Avis, con la camminata dei 15 ponti, molte volte l’ha fatto percorrere allo stuolo di partecipanti, passando dal ponte di pietra di Vicolo Beveraggio e salendo poi le scale del Bar Acli: un modo per conoscere un posto quasi dimenticato. Leggo di un progetto partito da un’idea di Adriano Liloni, titolare della Trattoria Pegaso di Soprazocco, con il supporto del Comitato Gaia.

C’è l’idea di riportare la gente all’Isolo
(che non c’è…per ora). L’ingegner Filippo Grumi aveva scelto l’Isolo per invitare la gente a firmare contro il depuratore. Molti hanno esclamato: “Quanto tempo è che non vengo qua!” Sarebbe bello riqualificare l’Isolo, sistemando staccionate, mettendo nuove panchine, riportando le famiglie, proponendo spettacoli ed eventi culturali (concerti, letture, mostre…).  Perché l’Isolo è «un posto che abbiamo nel cuore».

Concludo ricordando Emanuele Ghidini, detto Ema, quello splendido ragazzo per il quale il papà Gianpietro ha creato la fondazione “Pesciolino rosso”.

Ci sentiamo la settimana prossima, a Dio piacendo
maestro John

Nelle foto:
1) Foto-ricordo sull’Isolo: i genitori dell’amico Mario Taraborelli, Luigi e Vittorina, e sopra l’albero i fratelli Giuseppe e Gisella
2) Il ponte sul Naviglio
3) La camminata dei 15 ponti organizzata dall’Avis
4) Lavandaie in via Tebaldina (sullo sfondo la cascata dell’Isolo)


Alcuni spunti sono tratti dai libri dell’amico Antonio Abastanotti, dal volumetto “L’isolo” (piccolo gioiello letterario) del dottor Marco Marzollo e dallo scritto “L’isolo di Gavardo”,  di Arnaldo Baruzzi, nativo di Gavardo, pubblicato sul quotidiano “Il Popolo di Brescia” il 19 giugno 1943.

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